Forse ci siamo! I due principali operatori del sistema economico del Paese, ovvero le Imprese e le Famiglie, dopo tante “sofferenze” da Covid sembrano avviarsi su un sentiero di ripresa promettente, seppur ancora instabile e poco coordinata. Proviamo a chiarire perché: i recenti dati Istat sul fatturato delle imprese industriali mostrano in sostanza due elementi di netto cambiamento, cioè il balzo in avanti così pronto da avvicinare considerevolmente i livelli precedenti la pandemia (più 11,3% nei primi tre mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2020 e ben il 38,1% nel confronto del solo mese di Marzo) e l’estensione a tutti i settori di tale recupero (tranne il farmaceutico che, causa pandemia, ha avuto maggiore “risalto” nello scorso anno); sono due circostanze mai verificatesi dall’inizio della crisi sanitaria. In pressoché totale sintonia ci sono, poi, i dati Bankitalia che, nella periodica indagine sulle aspettative di crescita, evidenziano, in questa prima parte dell’anno, una situazione decisamente meno pessimistica, con larga parte delle imprese (industriali e del terziario) che hanno constatato un miglioramento circa la domanda dei propri prodotti (è la prima volta che accade dall’inizio della pandemia), mentre le attese sono quelle di recuperare entro un anno i livelli produttivi pre-pandemici (solo l’8% lo ritiene irrealizzabile).
Anche dal lato degli investimenti le imprese “vedono” un ritorno alla crescita della relativa spesa (un terzo delle imprese la ritiene possibile già dall’inizio dell’estate), con un robusto incremento dovuto soprattutto ai miglioramenti previsti nei settori dei servizi (i più colpiti dall’emergenza sanitaria), anche alla luce delle avvenute riaperture delle attività. Dunque, il sistema imprenditoriale appare contrassegnato da una moderata ripresa, pur registrando una condizione meno favorevole per le piccole imprese, in particolare per quelle insediate nel Mezzogiorno. Dal fronte Famiglie arrivano indicazioni non meno confortanti: circa il 70% di esse afferma di aver beneficiato nell’ultimo mese di un reddito non inferiore a quello percepito nel periodo precedente la pandemia (risultato dovuto soprattutto alle misure di sostegno al reddito quali, ad esempio, la Cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione); nell’osservarle anche dal lato dei consumi c’è da dire che i loro atteggiamenti risentono della situazione sanitaria, tanto è vero che più dell’80% asserisce di aver ridotto sensibilmente le spese per alberghi, bar e ristoranti, congiuntamente agli acquisti relativi al comparto dell’abbigliamento (fonte Bankitalia).