Dai numeri una lezione che può aiutare ad affrontare l'autismo

di Domenico LENZI
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Martedì 23 Aprile 2019, 23:28 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 20:46
All'inizio del mese di aprile il problema dell'autismo ha avuto un ritorno di attualità con la lettera che Sandrino un bambino autistico leccese ha cercato invano di consegnare al presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, giunto nel Salento per l'inaugurazione dell'anno accademico della nostra università. Fortunatamente, dopo un paio di settimane Sandrino ha incontrato il presidente a Bari, ricevendo ampie assicurazioni di attenzione alla sua affezione.
Il problema dell'autismo era già stato sollevato in modo assai vivace alcuni mesi prima, quando il cantante Elio quello delle Storie Tese, padre di un soggetto autistico aveva pregato il giornalista Michele Serra di dare visibilità a questa forma di disabilità. In quello stesso periodo Giacomo Malfa, 37 anni, di Caltagirone padre di un altro bambino autistico aveva postato un video, subito diventato virale, in cui diceva che Basterebbero un gesto, un sorriso per i nostri figli per farci sentire meno soli. Però purtroppo la visibilità, un gesto e un sorriso non bastano per affrontare in modo adeguato il problema: Essi sono solo il primo livello di un intervento per il quale è difficile capire quali siano i livelli successivi.
È apprezzabile la dichiarazione fatta recentemente dall'assessore regionale pugliese Sebastiano Leo, che si interessa anche di Formazione Professionale, circa la necessità di preparare operatori che si occupino in maniera specifica del problema dell'autismo. Ma il guaio è che non si sa chi dovrebbe prepararli, e come, e per quali tipi di interventi. Ed è sintomatico il fatto che, a parte un mio articolo dell'1 novembre scorso, su questo giornale non ci sia stato così mi pare nessun contributo organico sull'argomento.
Il fatto è che per l'autismo spesso ci si muove in maniera estemporanea, anche perché i disturbi legati a quest'affezione sono molteplici, onde si è portati a parlare di spettro autistico. Il tratto fondamentale dei bambini che hanno questo problema è la difficoltà di comunicazione, nel senso più ampio del termine, che va dall'aspetto verbale a quello sociale, col frequente rifiuto di ogni tipo di contatto corporeo. In proposito molto significativa è stata la recente serie televisiva intitolata The good doctor.
Qualche risultato apprezzabile lo si è avuto recentemente attraverso la balneoterapia in piscina, dato che l'istinto di sopravvivenza molto forte in ogni individuo porta il bimbo autistico ad aggrapparsi all'operatore; e ciò gli fa capire che in alcune situazioni un contatto può risultare provvidenziale. A volte l'incomunicabilità nel senso più ampio del termine è dovuta a un atteggiamento mentale diffuso, frutto di un'impostazione scolastica carente, che tende a trascurare l'analiticità di pensiero che solo un'attività didattica adeguata può dare. E l'esplosione del fenomeno autistico è forse dovuto a una disattenzione verso le attitudini comunicative di tipo analitico che l'individuo ha fin dalla nascita, che dovrebbero essere adeguatamente sollecitate, altrimenti esse finiscono per essere spente dall'attivazione di forme comunicative di tipo globale, le quali pur nella loro innegabile utilità privano l'Homo di caratteristiche che giustifichino l'aggettivo sapiens, anche dal punto di vista dell'attitudine ad acquisire virtute e canoscenza.
A nostro avviso, come abbiamo avuto modo di sottolineare altre volte, un percorso che sfrutti in maniera adeguata gli aspetti elementari dell'aritmetica con i suoi piccoli ragionamenti e le piccole ma esaltanti scoperte che ne derivano può far intravedere un mondo da cui poter trarre ampi profitti.
Spesso si pensa che il capire di matematica sia una caratteristica di pochi individui. E, guarda caso, pare che diversi soggetti autistici riescano a disimpegnarsi bene con l'aritmetica. Chi non ricorda Rain Man, il film del 1988 con Tom Cruise e Dustin Hoffman? Quest'ultimo fu premiato con l'Oscar per la sua magistrale interpretazione di un soggetto autistico molto abile nei calcoli.
Tuttavia, non bisogna confondere un'attività istintiva con una di tipo razionale, in cui si ha coscienza del perché di certi fatti, avendo quindi la possibilità di gestirli al meglio. Fra poco cercheremo di spiegarci con un esempio scolastico.
A suo tempo Michele Serra ricordò che nei soggetti autistici «l'attenzione è sovrastimolata (...), i neuroni sono il nostro impianto elettrico, se lo sottoponi a uno sforzo eccessivo il fusibile salta».
E io, in pieno accordo, nel mio articolo aggiunsi che se i nostri fanciulli li ingozziamo di informazioni di ogni genere, (...) non solo li avviamo a una sorta di obesità informativa, ma aumentiamo il loro senso di privazione in termini di razionalità, poiché non hanno modo di gestire adeguatamente gli stimoli che ricevono. Ed ecco l'esempio scolastico. Tutti abbiamo imparato che la moltiplicazione gode della proprietà commutativa, che ci assicura che 2x3 = 3x2. Ma perché vale questa uguaglianza? Ebbene, 2x3 significa 2+2+2, mentre 3x2 significa 3+3; e se svolgiamo quelle somme in entrambi i casi otteniamo 6. Analogamente, qualche altra semplice verifica ci fa vedere che 2x5 = 5x2, 3x4 = 4x3 ; onde a suo tempo accettammo quanto ci diceva la nostra maestra: scambiando l'ordine dei fattori il prodotto non cambia.
Tuttavia, per avere la certezza che quest'affermazione sia vera dovremmo effettuare tutte le necessarie verifiche, che sono infinite, così come infiniti sono i numeri che entrano in gioco. Ebbene, ci sono alunni che istintivamente il 2x3 se lo immaginano come uno schieramento di due oggetti ripetuti tre volte; i quali, se si cambia il punto di vista, appaiono come tre oggetti ripetuti due volte, onde il risultato non varia in quanto gli oggetti restano gli stessi: varia soltanto il modo in cui li si osserva.
Ma questo tipo di istinto affiora in pochi bambini, onde esso e altri che sono frutto di ereditarietà, frutto di un meraviglioso percorso filogenetico della nostra specie andrebbero sollecitati. Però, purtroppo, la nostra scuola è impostata in modo tale che certe capacità degli allievi non sono adeguatamente sollecitate e guidate, con danni gravissimi sul piano sociale; a cominciare dalla preoccupante dispersione scolastica, una piaga che non si riesce a estirpare.
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