Il balletto indegno in un Paese stremato

Il balletto indegno in un Paese stremato
di Claudio SCAMARDELLA
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Giovedì 5 Novembre 2020, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 16:24

Sarebbe stato auspicabile, in questo momento così drammatico, continuare a coltivare l’arte del tacere per non alimentare il rumore molesto che viene dalla comunicazione dei decisori pubblici e degli scienziati, veri o presunti tali, diventati ormai novelle star del sistema mediatico. Ma di fronte ai danni gravi e irreparabili che l’insignificanza di questo rumore sta producendo nelle nostre vite non si può più restare in silenzio. E non certo per aggiungere altra confusione, ma perché c’è un momento in cui è sacrosanto e doveroso manifestare l’indignazione di cittadino, di governato, di elettore. 
Dire che siamo arrabbiati è un eufemismo. Siamo stati ingannati e traditi prima, quando chi è al governo a Roma e nelle Regioni ha irresponsabilmente sprecato cinque mesi di tempo per attrezzare il sistema Paese a fronteggiare la seconda ondata dell’epidemia, prevista e annunciata, occupandosi di tutt’altro e impegnando il proprio tempo per girare in lungo e in largo i territori dove si votava al fine di rastrellare consensi con annunci pirotecnici e vantando meriti del tutto immeritati, come ormai è diventato palese in queste ore. E ci sentiamo ingannati e traditi oggi con il virus che avanza e il caos totale che sopravanza nelle stanze e nelle videoconferenze di chi ha responsabilità di governo. Un balletto indegno per un Paese stremato, impaurito, rassegnato. Che ha già pagato costi altissimi in termini di vite umane e di sofferenze sociali. E che, purtroppo, considerata la persistente confusione, altri ancora - e anche più pesanti - sarà costretto a pagare.
Siamo allo sbando, inutile girare intorno alle parole.

Scontri e trattative sui colori delle zone, chiusure di bar e ristoranti annunciate per oggi e poi rinviate, ordinanze regionali e nazionali che si sovrappongono e si smentiscono sulla scuola (ciò che sta accadendo in Puglia è incommentabile), messaggi contraddittori sulle capienze dei mezzi pubblici, divieti previsti e poi rimossi per gli spostamenti tra regioni e tra comuni della stessa regione. Nello scaricabarile tra governo e governatori, gli italiani non sono messi in grado di capire con certezza quali sono le misure a cui devono attenersi, i divieti da rispettare, le cose da fare e quelle da non fare. Trattati come sudditi, da addomesticare con la paura e con ormai insopportabili appelli al senso di responsabilità. Per tentare di nascondere le proprie incapacità e le proprie (ir)responsabilità. Un tentativo vano. Perché ormai il re è nudo. E la misura colma.

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