Rincari, il governo non aspetti oltre: interventi urgenti a sostegno dell'economia

di Nicola DELLE DONNE
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Venerdì 11 Febbraio 2022, 05:00

Le parole pronunciate a Genova dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sui rincari energetici che in Italia supererebbe l’onere dell’intero pacchetto Pnrr, non lasciano margini di interpretazione. L’esorbitante aumento dei costi dell’energia (cui vanno ad aggiungersi quelli dei materiali) rischia di compromettere la competitività, se non proprio di far saltare il nostro sistema produttivo. È sufficiente confrontare una qualsiasi bolletta odierna con quella di qualche mese fa: in media i costi sono più che quadruplicati. Nello specifico il prezzo dell’energia elettrica, nell’ultimo anno, è cresciuto del 450%, mentre quello del gas di oltre il 600%.

L’assurdo è che le imprese non riescono ad ammortizzare tali incrementi, mediante l’adeguamento della propria struttura operativa o la modifica dei rapporti commerciali con i clienti, a causa della rapidità con cui si manifestano.
A rendere ancora più pesante la bolletta energetica in Italia è l’elevato impatto degli oneri di gestione che, in percentuale, si ripercuote in maniera deteriore sulle imprese industriali, che vedono erodere talmente tanto i propri margini operativi da ipotizzare in alcuni casi anche la stessa chiusura.

L’esorbitante incremento dei costi energetici e la contrazione dei margini gravano su tutti i settori produttivi, con una maggiore incidenza su quelli che producono beni di consumo (abbigliamento e mezzi di trasporto) e quelli cosiddetti energivori (cemento e ceramica, metallurgia, legno e carta). 

Prima che la perdita di competitività del nostro sistema industriale diventi irrecuperabile è necessario intervenire in tempi brevi con una visione prospettica di lungo periodo.

L’Italia è un Paese a forte caratterizzazione manifatturiera e per questo necessita di enormi quantità di energia, per la quale dipende quasi totalmente dall’estero. Tale dipendenza espone il nostro sistema economico e sociale ad oscillazioni di prezzo come quelle che si stanno verificando negli ultimi mesi, che incidono pesantemente sul bilancio di famiglie e imprese. 

È un problema atavico e negli anni è stato fatto poco per individuare una soluzione concreta e duratura.

L’Italia dovrebbe porsi come obiettivo fondamentale quello di una maggiore autonomia energetica, compiendo scelte di medio-lungo termine decisive in questa direzione.

Le misure volte a favorire il risparmio energetico sono senz’altro uno strumento fondamentale per ridurre il fabbisogno di famiglie e imprese, ma non bastano per soddisfare la “fame” di energia che il nostro Paese esprime. Occorre adottare una seria politica energetica che vada nella direzione di aumentare la produzione di energia, puntando su quelle che sono le risorse principali di cui disponiamo: le fonti rinnovabili. Per farlo però è necessario, da un lato, realizzare forti investimenti nel campo del fotovoltaico, dell’eolico onshore e offshore, nelle tecnologie idroelettriche, nelle biomasse e, dall’altro, superare la logica della contrapposizione a qualsiasi intervento infrastrutturale, molto spesso invocata nel nome di un ambientalismo miope e dannoso. 

Confindustria ha già incontrato il Presidente Draghi per proporre interventi sia di natura congiunturale, sia strutturale ed ora il Paese attende un provvedimento di grande responsabilità e al tempo stesso risolutivo. 
Sul fronte congiunturale è necessario procedere ad un intervento straordinario volto a ridurre il peso degli oneri di gestione e ad annullare le componenti fiscali e parafiscali. Tali componenti, infatti, costituiscono più del 60% della bolletta energetica di famiglie e imprese, pertanto il Governo potrebbe agevolmente incidere sui costi con effetti immediatamente percepibili.

Allo stesso tempo il sistema industriale italiano chiede interventi di natura strutturale, capaci di mitigare gli effetti di improvvise e consistenti oscillazioni dei prezzi delle fonti energetiche su cittadini ed imprese, puntando sia sulle rinnovabili sia su una diversificazione delle fonti di approvvigionamento. È in gioco il futuro del nostro Paese.

*presidente reggente Confindustria Lecce
 

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