Brindisi, la normalità perduta di una città

di Mino De Masi
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Domenica 7 Febbraio 2016, 18:20
Dove eravamo rimasti? Oltre 70 anni fa è stato il primo interrogativo-proclama della stampa tornata libera dopo la guerra e vent'anni di regime, poi se ne è ricordato Enzo Tortora al ritorno in televisione dopo gli anni dell'ingiusta detenzione, quindi giornalisti e politici che l'hanno adottata come locuzione quando c'è da riprendere il cammino dopo una traumatica interruzione.

Ieri mattina se lo chiedevano un paio di anziani brindisini seduti dinanzi al porto mentre riflessivi e pacati guardavano il mare increspato. Tra lunghi silenzi accarezzati dal tepore del sole e parole cadenzate come neanche un ambasciatore saprebbe pronunciare si torchiavano con il ritmo del metronomo sul nuovo pasticciaccio: "Dob-bia-mo ri-par-ti-re". In quella coppia di saggi la risposta più concreta e urgente che innumerevoli dibattiti non sono riusciti dare. Ripartire, dicono. Ma come, in che modo e con chi.

Nella piazza incontrollata dei social l'arresto di Consales è stato salutato come liberatorio. Anche se solamente virtuale si sta celebrando da alcune ore una lapidazione che riporta indietro un senso della ragione che invece proprio adesso è indispensabile recuperare per rifondare le logiche di un riscatto possibile e comunque ormai indispensabile. Se il sindaco di Brindisi non ha rispettato le regole che ciascuno è tenuto ad osservare è un compito che spetta alla magistratura, ma se si ritiene che sia sufficiente una gogna ad personam per circoscrivere responsabilità e andare avanti perché si ha già un colpevole si rischia di intraprendere una strada senza uscita. E' già accaduto. Se alla legalità non si associano convivenza civile e assunzione di responsabilità individuale avremo un condannato processato dall'ira e non un presunto colpevole che, pur privato di una burocratica solidarietà che comunque nessuno gli ha concesso, come persona merita rispetto. 

Diverso è l'aspetto politico della gestione Consales, le azioni condotte dalla sua amministrazione, la situazione in cui si trova ora la città e il senso di sfiducia che ha contagiato i suoi abitanti, soprattutto sul fronte dei rifiuti, il tema dell'intrigo. I partiti si sono interrogati sul da farsi. Il Pd e le sue diverse anime hanno discusso a lungo sull'opportunità di ritirare i consiglieri dall'assise comunale perché è ormai insostenibile l' accanimento su una consiliatura evaporata e che dovrà essere rinnovata subito, già con il voto della primavera prossima perché nessuno può permettersi la lunga vacatio commissariale.

La città ha bisogno di guardare al futuro e sa che deve per non trovarsi troppo indietro rispetto ad altre realtà vicine che pure non corrono. Purtroppo, non molti sono consapevoli che può. Molte espressioni di Brindisi hanno spesso sollecitato un cambio di passo, hanno indicato un'ambizione più allargata e comunitaria sui progetti da mettere in campo e richiamato il modello di sviluppo che alcune realtà della provincia hanno saputo realizzare senza troppi sostegni pubblici. Anzi. E quando si è detto della progressiva perdita di ciò che faticosamente si stava costruendo, quando si è messo in guardia sui ritardi delle opere in cantiere, sulla litigiosità familistica delle commissioni consiliari, quando si è messo in guardia sulla trascuratezza della formazione e dell'università o su una manifestazione nautica che sbaraccava armi e bagagli per altra destinazione ha prevalso il "benaltrismo". Che c'importa del nuovo parcheggio o della manifestazione acchiappa-gitanti, abbiamo "ben altri" problemi da affrontare: malvezzo di partecipazione piuttosto superflua capace di affrontare di tutto per non risolvere nulla. Sono molto presenti a Brindisi come a Bolzano.

Ma l'emergenza impone un rapido ritorno alla normalità facendo leva sulla maggioranza invisibile che pure anima le nostre città: associazioni e persone che non hanno avuto accesso ad una politica affaristica e spregiudicata, espressioni che si sono illuse di delegare e che invece sono ora chiamate in prima linea per impedire che lo spazio lasciato vuoto sia occupato da chi vuole solo approfittare delle macerie e non ricostruire su queste una nuova realtà.
Mino De Masi
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