Battaglie concrete per il Grande Salento: cominciamo dai porti

di Gianfranco CHIARELLI
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Sabato 6 Febbraio 2016, 09:47
La Camera, con il parere favorevole del governo, ha approvato il 26 gennaio scorso una mozione presentata dal gruppo di Scelta civica (primo firmatario Salvatore Matarrese) con la quale tra l’altro si impegna il governo “ad assumere iniziative per istituire zone economiche speciali nel Sud in aree effettivamente già predisposte e funzionali ad attrarre investimenti, quali il porto di Taranto, Cagliari e Gioia Tauro, da parte di gruppi internazionali operanti nel settore della logistica e dell’indotto”. 

Dovremmo utilizzare l’occasione per rilanciare questo progetto e per discutere del ruolo del porto di Taranto, ormai da tempo orfano di un terminalista che ha preferito spostare le sue attività nel porto del Pireo.
Prendo atto che anche nella maggioranza ci sono parlamentari pugliesi, come Matarrese, i quali dimostrano interesse per la istituzione di una Zona economica speciale a ridosso del porto di Taranto che garantirebbe le condizioni per attrarre investimenti e porre le basi di un nuovo modello di sviluppo. Sarei stato più contento se i parlamentari di maggioranza dell’area jonico salentina, in primo luogo quelli tarantini, avessero mostrato maggiore interesse già in passato per la Zes la cui istituzione sostengo personalmente da alcuni mesi sulla scorta di indicazioni e proposte elaborate non da me ma dagli economisti della Svimez. Purtroppo ci siamo fermati dalle nostre parti a parlare di Ilva sì Ilva no, a prendere atto che il governo ha presentato un Masterplan per il Sud e per le varie regioni e ad aspettare scelte calate dall’alto o qualche contentino previsto nel Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto sottoscritto a Palazzo Chigi il 14 gennaio scorso.

Sulla Zes tutti muti, soprattutto nel Pd. Per paura, forse, di non interpretare bene i desiderata di Renzi, di disturbare il manovratore. Ma non è il caso di recriminare sul passato, su ciò che non è stato.
In questo momento è possibile costruire nuove opportunità per la Zes a ridosso del porto di Taranto, mentre la Regione si prepara a dare il suo parere sul Piano strategico della portualità e della logistica varato dal governo nel quale per la Puglia sono previste 2 Autorità portuali autonome: la prima nel capoluogo jonico; l’altra con sede a Bari e con l’accorpamento dei porti di Manfredonia, Monopoli e Brindisi.

Ho letto sul Nuovo Quotidiano che il presidente Emiliano sarebbe intenzionato a esprimere sul Piano della portualità un parere (previsto per legge e reso obbligatorio dalla Corte costituzionale) che tiene insieme i porti di Taranto e Brindisi: il primo specializzato sul traffico dei container e sulle altre movimentazioni collegate alla piastra logistica appena entrata in funzione; l’altro più orientato verso la movimentazione dei passeggeri, senza disdegnare il traffico delle merci legato al ruolo di polo chimico ed energetico della città adriatica.
Penso che Taranto e Brindisi debbano stare insieme e costruire attraverso una diversificazione funzionale delle infrastrutture e delle aree portuali, che deve essere definita attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali e imprenditoriali, un modello di piattaforma logistica integrata del Sud Italia che tenga conto anche dell’esistenza degli aeroporti di Brindisi e di Grottaglie. Al successo di questa piattaforma logistica può dare un contributo concreto la istituzionale di una Zona economica speciale nel retro porto di Taranto, ma con collegamenti e vantaggio per l’intera area jonico salentina.

I porti di Taranto e Brindisi distano appena 70 chilometri e sono collegati da una linea ferroviaria (scarsamente utilizzata dai passeggeri) e da una superstrada. E’ possibile immaginare un futuro nel quale porti, aeroporti, strade statali e ferrovie dell’area di riferimento diventino una rete costruita attraverso il dialogo e non sulle imposizioni. Una rete che potrà funzionare se anche la provincia di Lecce (le sue aziende e le sue istituzioni) verrà coinvolta nelle scelte che riguardano la logistica. La strada bradanico salentina e i finanziamenti previsti per renderla più sicura e funzionale hanno un senso se non sono legati solo allo sviluppo turistico delle province del Sud della Puglia ma aiutano quotidianamente gli uomini e le donne che abitano in quest’area tutto l’anno e le merci a muoversi velocemente tra lo Jonio e l’Adriatico.

La nomina dell’onorevole Teresa Bellanova, salentina, a viceministro dello Sviluppo economico dovrebbe aiutare la realizzazione di questo disegno strategico. L’onorevole Bellanova ha dichiarato che farà valere il suo ruolo anche “in difesa degli interessi del territorio” che l’ha espressa alla Camera. Ecco, spero che voglia spendere il suo ruolo istituzionale, la sua autorevolezza e i buoni rapporti con il premier Renzi per istituire a Taranto la Zes, la quale tornerebbe a beneficio dell’intera area jonico salentina. E’ proprio il ministero dello Sviluppo economico (di concerto con quello dell’Economia) a decidere le Zone economiche speciali. Dunque il viceministro non dovrà chiedere ad altri per avviare il percorso di istituzione della Zes, che significa sgravi fiscali per le imprese che si insediano nell’area di riferimento. Né Bellanova potrà essere accusata di aver assunto decisioni campanilistiche, in conflitto di interesse, che premiano la sua area di provenienza, posto che tutti gli economisti italiani (a cominciare da quelli della Svimez) segnalano Taranto come zona idonea alla istituzione della Zes. Con la speranza che i parlamentari di Brindisi, Lecce e Taranto eletti con il Pd vogliano spendersi in questa battaglia.
Gianfranco Chiarelli
*Deputato Conservatori e Riformisti
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