Atenei, non esiste la buona didattica
se non c’è anche una buona ricerca

Atenei, non esiste la buona didattica se non c’è anche una buona ricerca
di Ferdinando BOERO
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Martedì 19 Settembre 2017, 12:24
Tomaso Patarnello, nuovo editorialista del Quotidiano, è un leccese che si trasferì tanti anni fa a Padova, per studiare biologia, e in quell’Università ora è professore ordinario di Zoologia e pro-rettore. Quando fece questa scelta, tanto tempo fa, si guardò attorno e, come tanti altri giovani leccesi, andò nell’Università con le credenziali migliori per fare quel che voleva fare: studiare biologia.
Da Genova, ho fatto un percorso inverso al suo e, dopo essermi laureato nell’Università della mia città, sono venuto nell’Università della sua città, a fare quello che lui fa a Padova. Entrambe le Università, in questa disciplina, sono sul podio, saldamente. E di questo parliamo molto in estate, quando Tomaso torna nella sua terra per le vacanze. Padova ha una tradizione universitaria antichissima, Lecce è una novellina. Abbiamo da imparare da chi ha più esperienza di noi, da chi nel corso dei secoli si è adattato alle richieste della società.
Ora il ministero dell’università ha innescato una politica di incentivazione dell’eccellenza in ricerca e, a seguito delle valutazioni, ha identificato i dipartimenti eccellenti nelle varie università. Il dipartimento che pratica la biologia presso l’Università del Salento è eccellente, proprio per la biologia. È l’unica area eccellente dell’Università del Salento. A Padova, invece, quasi tutti i dipartimenti sono eccellenti. E qui Tomaso ha avuto vita facile a vantare i suoi risultati complessivi.
Nel suo ultimo articolo per il Quotidiano, pubblicato sabato, ci dice il principio cardine su cui l’Università di Padova, la sua, ha puntato per diventare una delle più importanti Università italiane: “Non si può fare buona didattica se non si fa buona ricerca”.
Il messaggio che il Ministero lancia con i dipartimenti eccellenti è chiarissimo. Volete finanziamenti? Producete buona ricerca e, su di essa, basate la vostra didattica. Questa è la strada maestra.
Non chiuderanno le Università non eccellenti, ma le finanzieranno sempre meno. Diventeranno Università con la “u” minuscola, dove si fa solo didattica. Esamifici. Non saranno ascensori sociali, saranno ammortizzatori sociali, dove tenere occupati i figli di chi non si può permettere di fare quel che ha fatto Tomaso: andare in una ottima Università, dove la didattica è buona perché c’è buona ricerca.
In tempi di crisi economica, l’Università del Salento ha un vantaggio strabiliante. Ha edifici nuovi, ed è situata in una parte del paese con visibilità altissima. La città è magnifica, il cibo è buono, i paesaggi attorno sono bellissimi, e la vita costa meno rispetto a Roma, Milano, Padova, Genova, Napoli… la lista è lunghissima. La qualità della vita è alta anche perché i soldi, qui, valgono di più.
Lecce città universitaria significa che i giovani devono venire qui da tutta Italia. Per venirci, però, l’Università deve offrire una didattica di alta qualità, basata su ricerca di alta qualità. Deve avere i requisiti che hanno attirato Tomaso quando ha scelto dove andare.
Questa è la strategia vincente. L’unica possibile, e che si fa forte della qualità territoriale, della sua attrattività.
Non c’è solo la biologia ad essere eccellente, nella nostra Università. Anche se solo la biologia, per il momento, ha ricevuto la validazione ministeriale. Non voglio fare l’elenco delle aree eccellenti perché sicuramente ne dimenticherei qualcuna. Ma vi assicuro che ci sono. Vanno messe a sistema, vanno valorizzate. Vanno identificati i professori di punta, e attorno ad essi si deve costruire. Ci sono aree “spente”, lo sappiamo. Ma, oggi, un’Università non deve fare tutto. Deve fare benissimo quello che sa fare. Poi gli studenti sceglieranno: per fare una cosa si va in un’Università, per farne un’altra si va in un’altra Università. A parità di qualità si va nell’Università più conveniente, dove si vive meglio.
Ci sono già corsi di laurea magistrale che attirano studenti da tutta Italia, e dall’estero. Quanti vengono qui dal nord restano affascinati, senza parole, e non se ne vogliono più andare.
Questo segna il passaggio da università di provincia a Università nazionale, con vocazione internazionale. Su questo si deve puntare per uscire dalla crisi. Tomaso ama la sua Lecce, che ha dovuto abbandonare, e cerca di spiegare nei suoi articoli la strada da percorrere, senza alcun interesse personale. Anzi… se seguissimo i suoi consigli potremmo rubare studenti alla sua Università: “Non si può fare buona didattica se non si fa buona ricerca”.

 
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