Tino e Renata, 2 colpi di pistola per l'addio: «Scusateci tutti»

Tino e Renata, 2 colpi di pistola per l'addio: «Scusateci tutti»
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Sabato 15 Febbraio 2020, 05:05
OMICIDIO-SUICIDIO
ROVIGO Insieme per una vita, insieme nella morte. Ma se la vita ha regalato loro gioie e soddisfazioni, la loro fine è stata invece segnata da una doppia tragedia, inaspettata e imperscrutabile: due colpi di pistola, nella notte, e due lunghe esistenze che si concludono comunque prima del tempo e in modo drammatico. Proprio il giorno di San Valentino. La festa degli innamorati.
MORTI IN CAMERA DA LETTO
Come ancora innamorati, dopo tanti anni, erano Tino Bellinello e Renata Berto, 87 anni compiuti il 30 gennaio lui, 78 lei. Sono stati trovati vicini, in camera da letto. La moglie, stesa, morta per il colpo alla testa. Lui, che si era comunque sparato alla testa, con la pistola ancora in pugno, ancora vivo. Ma è sopravvissuto solo poche ore, spegnendosi a sua volta verso le 16, mentre si trovava ricoverato in rianimazione all'ospedale di Rovigo. Chiudendo, con la propria morte, una vicenda che resterà inspiegabile, perché senza spiegazioni sono gesti del genere.
DUE COLPI ALLA TESTA
Fra l'altro i due anziani, con due figli e due nipoti, con i quali si vedevano quasi quotidianamente, con un forte legame e un grande affetto, non si trovavano a fronteggiare né problemi economici, né problemi di salute, se non i normali acciacchi dovuti all'avanzare dell'età. La moglie, in particolare, negli ultimi tempi si era trovata a fare i conti con un problema ad un orecchio, un fischio fastidioso. Di problemi fisici, invece, il marito non ne aveva di alcun tipo. La sua sofferenza era più che altro psicologica, con una forma depressiva che lo aveva avvolto da un annetto.
IN CURA PER LA DEPRESSIONE
Era seguito ma non sembrava avere sintomi particolarmente pesanti, tanto che prendeva solo un ansiolitico per dormire. A tormentarlo sembrava più che altro essere il non riuscire più a compiere quelle attività che fino a poco prima era ancora in grado di fare. Come andare a caccia. O come, soprattutto, prendere la sua amata bici e fare chilometri su chilometri, fino a 80 al giorno.
EX CICLISTA
Tino Bellinello, infatti, era stato una gloria del ciclismo polesano, arrivando a indossare anche la maglia azzurra. Dilettante, ma con vittorie e soddisfazioni. A trovarsi di fronte alla tragedia è stato il cognato, che si era presentato a casa dei due, una graziosa villetta in via Gramsci, al numero 45, per una commissione, come spesso faceva. Erano più o meno le 10. Subito ha chiamato i soccorsi. Il medico del Suem ha solo potuto constatare l'avvenuto decesso della donna, disponendo il trasporto d'urgenza del marito, in condizioni precarie, tanto da spegnersi poche ore dopo.
CONDIZIONI DISPERATE
Nel frattempo sono subito scattate le indagine con i poliziotti della Scientifica e della Squadra mobile che hanno iniziato a mettere insieme tutti gli elementi. Dal punto di vista delle indagini, tutto ha confermato che le cose erano purtroppo così come apparivano. Il marito ha sparato un colpo verso la moglie con la Beretta 7,65, regolarmente detenuta, che poi ha rivolto verso di sé sparando una seconda volta.
BIGLIETTO D'ADDIO
In un biglietto, lasciato in bella mostra, una sorta di giustificazione del gesto: «Scusateci. Così smetteremo di soffrire». Le poche parole, scritte in stampatello da un'unica mano, malferma e tremolante, portavano in calce entrambi i nomi.
FIGLI INCREDULI
Ma il figlio Mauro, pur non volendo parlare, chiuso nel proprio dolore, fa comunque sapere di dubitare che il gesto possa essere stato davvero condiviso. Un gesto del quale non riesce comunque a darsi una spiegazione, così come la sorella Maria, affranta. Dall'esame esterno del corpo della 78enne da parte del medico legale non è stato possibile collocare con precisione l'ora della morte. Comunque nottetempo. Nessuno dei vicini, tuttavia, sembra aver udito lo sparo. La morte dell'uomo, in ogni caso, sembra chiudere ogni ulteriore necessità di indagine da parte della Procura, con il pm Andrea Bigiarini, visto che ci sono ben pochi dubbi sul fatto che sia stato lui a sparare i due colpi mortali.
Francesco Campi
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