Gianluigi De Palo su Leggo: «Figli emigranti, un'ingiustizia»

Gianluigi De Palo
Gianluigi De Palo
di Gianluigi De Palo
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Giovedì 3 Dicembre 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 13:36

Sono preoccupato. Da padre non posso non esserlo. Sono preoccupato per il futuro dei miei figli. Vedo un Paese stanco, incartato su sé stesso, incapace di cambiamento, che non ha il coraggio di rompere i vecchi schemi del si è fatto sempre così. Non parlo solo della politica, ma di tutto il sistema Paese. Delle banche, delle imprese, dei sindacati, del mondo dei media. È tutto inspiegabilmente bloccato e gli occhi di un padre non possono fare altro che inumidirsi pensando che, tra qualche anno, vedrà i suoi figli all'estero. Non per scelta, ma per necessità. Un conto è una figlia che ti dice vado negli Usa per una borsa di studio, un conto è un figlio che va a Londra a fare il cameriere perché qui è tutto difficile. E non voglio abituarmi ad abbracciare uno schermo a cristalli liquidi, non voglio accettare che un figlio emigri perché in Italia non potrà mai realizzare i suoi sogni lavorativi e familiari. Cosa possiamo fare? Iniziamo a dircelo tra genitori, qualche idea grazie a Leggo - ci verrà.
occhidipadre@leggo.it

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