Un G20 people, planet, prosperity

Un G20 people, planet, prosperity
di Alberto Mattiacci
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Mercoledì 3 Marzo 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 15:10

Lo sapevate?
Due percentuali e una frazione: 90, 80 e 2/3. Numeri che raccontano una faccia della seconda globalizzazione: la nostra, quella che viviamo dalla fine del Novecento.
L'altra, la prima globalizzazione dell'età moderna, avvenne circa un secolo orsono. Era differente: il centro era l'Europa, la popolazione mondiale meno di un quinto dell'attuale e, soprattutto, era gerarchica -il cuore batteva sostanzialmente a Londra.
Quest'altra, di globalizzazione, ha condizioni del tutto differenti: l'Europa non è più al centro e l'interdipendenza tra le nazioni avviene su un piano di maggiore parità. Si chiama multilateralismo.
La prima globalizzazione era prevalentemente economica, questa non soltanto: agisce anche a livello sociale, culturale, politico, tecnologico, digitale e sanitario.
Che c'entra tutto questo con i numeri citati al principio? Quei dati esprimono la rilevanza di un consesso di 19 stati più la UE. Formano il cosiddetto G20, cioè: 90% del Pil mondiale, 80% del commercio internazionale e 2/3 della popolazione.
Questo significa che oltre 170 altri stati sovrani, tutti assieme, contano davvero pochino.
Questo significa che le decisioni che il G20 assumerà, segneranno la via che il mondo intero prenderà nei prossimi anni.
Chi avrà la presidenza del G20 nel 2021?
L'Italia, che ha indicato tre parole chiave intorno alle quali i G20 dovranno fare le loro scelte: people, planet, prosperity. Prendiamo nota.

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