«Gli italiani hanno perso fiducia nella democrazia, quindi diamo loro la monarchia:

«Gli italiani hanno perso fiducia nella democrazia, quindi diamo loro la monarchia:
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Mercoledì 20 Novembre 2019, 05:01
«Gli italiani hanno perso fiducia nella democrazia, quindi diamo loro la monarchia: la minchiata giusta al momento giusto». Dopo Qualunquemente nel 2010 e Tutto tutto niente niente nel 2012, Cetto La Qualunque torna al cinema ai tempi del sovranismo e propone un sovrano con Cetto c'è senzadubbiamente, al cinema da domani. Tra i personaggi più fortunati di Antonio Albanese, Cetto è sempre stato re di qualunquismo, maschilismo, immoralità, ma in questa favola amara diretta da Giulio Manfredonia arriva a indossare una vera corona. Ormai emigrato in Germania, dove «la mafia è un marchio di qualità» e i suoceri sono neonazisti, viene richiamato al paesello dalla notizia della malattia della vecchia zia. Lei gli rivelerà le sue inaspettate ascendenze nobiliari: è l'unico erede dei Buffo di Calabria. Ecco quindi che Cetto agguanta «uno scettro che si aggira per l'Europa» e lo usa, ovviamente, come una clava.
Sembra, sempre di più, che la realtà superi la fantasia.
«Per me che amo la comicità in modo viscerale è sempre più difficile fare questo lavoro. È una banalità ma è vero, c'è un allarme: la realtà supera ogni forma di comicità, anche la mia che è espressionista e sopra le righe. Lo dicevo come battuta ma ormai non lo è più: Cetto oggi è un moderato, ma sono convinto che si debba reagire con l'energia della comicità, sarebbe inutile demoralizzarsi e isolarsi».
Perché trasformare Cetto in monarca?
«Come si dice nel film il sovranismo ha bisogno di un sovrano. Da qualche anno rifletto su questo tema e sono molto spaventato, anche per i miei figli: non può esserci una sola persona alla guida».
Che effetto le ha fatto vedere lo spot di Emanuele Filiberto che dice i reali stanno tornando?
«Sono saltato sulla sedia! Mi ha fatto arrabbiare e pensare che Cetto ha più dignità. Nemmeno lui avrebbe mai fatto una cosa come usare il suo passato e la sua famiglia per promuovere un programma».
È vero quello che dice Cetto, che gli italiani si bevono tutto e basta la minchiata giusta al momento giusto?
«C'è del vero. Negli ultimi anni ho sentito tante promesse che hanno sorpassato Cetto. Noi comici però non vogliamo essere superati, vogliamo essere i primi. Detto questo, se si avverasse ciò che accade nel film, mi trasferirei in un borgo islandese e passerei le giornate a pescare».
Cetto c'è fa satira anche sulle nuove generazioni, tutte wi-fi e piste ciclabili
«Sì, anche se non abbiamo approfondito molto perché le conosciamo poco. Io non ho Facebook, non lo so usare, non avrei tempo e mi darebbe ansia avere tremila amici, ma vedo l'ossessione per i video sui social e questo un po' mi spaventa. Non si conoscono ancora le conseguenze di tutto questo».
Con il film avete creato anche la piattaforma Pileau
«Ovviamente pensando alla Rousseau. Mi fa impazzire il fatto che un voto che coinvolge anche solo 20mila persone possa determinare il nostro futuro...».
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