Giallo di Ponza, la sorella di Gianmarco a Leggo: «Il corpo gettato dal muretto con una carriola. C'è un supertestimone»

Morto il 9 agosto del 2020 in circostanze misteriose. L'intervista alla sorella del pugile romano che chiede di riaprire le indagini

Giallo di Ponza, la sorella di Gianmarco a Leggo: «Il corpo gettato dal muretto con una carriola. C'è un supertestimone»
di Emilio Orlando
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Giovedì 23 Settembre 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 15:00

«Mio fratello prima di morire era inseguito da qualcuno che voleva fargliela pagare».
Martina Pozzi è la sorella di Gianmarco, morto il 9 agosto del 2020 sull'isola di Ponza in circostanze misteriose. Anzi, di chiaro in questa vicenda, sembra ci sia molto poco. Al punto che Martina ha deciso di parlare, svelando a Leggo particolari delle indagini svolte dai periti incaricati dalla sua famiglia.


Il decesso del giovane pugile romano sembrava riconducibile a una caduta da uno dei terrazzamenti che conducono al mare. Il corpo era stato ritrovato infatti riverso a terra in un'intercapedine vicino a un'abitazione che il ragazzo aveva preso in affitto.
«C'è qualcosa che non torna - incalza Martina -. Le ferite trovate sul corpo di mio fratello non sono assolutamente compatibili con una caduta. Lo confermano anche le perizie dei nostri consulenti di parte, che hanno sconfessato quelle dei periti nominati dalla procura di Cassino».


Sono accuse pesanti, che devono essere dimostrate...
«C'è di più. Un testimone ci ha raccontato di aver visto un uomo con la carriola trasportare e gettare dal muretto il corpo di Gianmarco che prima sarebbe stato avvolto in un sacco».


Che sospetti avete?
«La caduta e la posizione del corpo, quasi raggomitolato e coperto di sangue sulla schiena, lasciano pensare che sia morto per un pestaggio.

Chi sa parli».


Ha detto che c'è un supertestimone?
«Si, le dichiarazioni sono state raccolte dall'avvocato Fabrizio Gallo, nostro legale di parte civile. Il giovane, originario di Capua, gli ha raccontato che poco prima che Gianmarco morisse era lucido. Insomma, per nulla in preda ad allucinazioni provocate da cocaina, come stabilito nella relazione medico legale stilata dopo l'ispezione sul cadavere e gli esami tossicologici».


Cosa chiedete?
«Di non archiviare il caso come una disgrazia, vogliamo la verità. Anche sul telefono. Per la Procura, lo smartphone non era funzionante a seguito della caduta da un'altezza di circa tre metri, in piena notte. Invece la traccia telefonica lasciata sulle celle radio dell'isola di Ponza si interrompe dopo le 5 del mattino, del giorno del decesso. È stata solo attività autonoma delle componenti dell'apparecchio? E che dire della casa di Ponza dove abitava Gianmarco? È stata ripulita con la varecchina e riordinata dopo che qualcuno l'aveva messa a soqquadro. Cos'altro serve di più per riaprire ufficialmente le indagini?».


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