BLITZ D'ACCIAIO

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Mercoledì 20 Novembre 2019, 05:01
Alessandra Severini
La Guardia di Finanza piomba negli uffici di ArcelorMittal. I due filoni di inchiesta aperti dalla Procura di Taranto e da quella di Milano hanno portato a perquisizioni e sequestri negli uffici del gruppo franco-indiano. Lunga la lista dei reati contestati. I magistrati tarantini indagano per appropriazione indebita e distruzione dei mezzi di produzione. Un altro filone, nelle mani della Procura di Milano, si concentra su false comunicazioni al mercato, distrazione di beni da fallimento e sta valutando l'ipotesi di reati tributari fra cui quello di omessa dichiarazione dei redditi.
Le indagini vogliono anche chiarire se la crisi, che ha portato il gruppo a dare l'addio all'ex Ilva, sia stata o meno pilotata dalla stessa multinazionale. Nell'arco di un anno, infatti, il buco nei conti di ArcelorMittal è più che raddoppiato rispetto a quello dell'ex Ilva. Non solo. Il magazzino, consegnato dai commissari con 500 milioni di euro di materie prime, nel tempo sarebbe stato progressivamente svuotato. Le Fiamme Gialle hanno acquisito documenti, supporti informatici e cellulari, mentre i pm hanno dato il via ai primi interrogatori.
I sindacati hanno reso noto che la multinazionale ha sbloccato i pagamenti a favore dei fornitori, ma i rapporti restano tesi. Fim, Fiom e Uilm non parteciperanno all'incontro convocato per venerdì prossimo e ribadiscono di non riconoscere a ArcelorMittal un diritto di recesso. Per questo chiedono un incontro che sia sulle prospettive per proseguire con la gestione di ArcelorMittal. Il governo intanto continua il pressing sui vertici del gruppo per indurlo ad abbandonare la scelta di recedere dal contratto di affitto. L'Esecutivo però pensa anche ad un piano B, che non esclude il soccorso di un partner cinese.
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