Vaccino, chi sono i furbetti vaccinati senza diritto: «In Lombardia sono il 50%»

Vaccino, chi sono i furbetti vaccinati senza diritto: «In Lombardia sono il 50%»
di Cristiana Mangani
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Venerdì 29 Gennaio 2021, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 11:30

In Lombardia la maggior parte delle vaccinazioni ha riguardato personale non sanitario. A certificarlo è la Fondazione Gimbe nel consueto report settimanale. Elaborando i dati del ministero della Salute, la Fondazione rivela che a ricevere la somministrazione è stato il 51% dei non sanitari, contro il 40% dei sanitari. Un dato preoccupante perché rischia di lasciare fuori dalla protezione le persone più esposte al Covid, soprattutto visti i ritardi nelle consegne da parte delle aziende farmaceutiche. La conclusione alla quale è arrivata Gimbe è stata contestata dalla Regione Lombardia che, in una nota, ha replicato: il dato «non è coerente con l'attività vaccinale realmente svolta e comunicata al ministero della Salute. Ad oggi oltre 24.000 su 320.000 soggetti hanno completato il ciclo vaccinale con il secondo richiamo, e sono stati effettuati oltre 256.000 vaccini. Di questi, la stragrande maggioranza, più di 172.000 (67,2%) sono stati somministrati ad operatori sanitari di strutture pubbliche, private e medici di Medicina generale».

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LE SCORCIATOIE
Il grafico contestato dall'amministrazione lombarda vede la Regione come la più alta in Italia per vaccinazioni a non aventi diritto. Inoltre, conti alla mano, al 27 gennaio, sono ben 350.548 dosi, pari a oltre il 23%, quelle che sono state somministrate nell'intero paese a una fascia di persone non prevista dal piano vaccinale. Un lungo elenco di furbetti che sono riusciti a ricevere la preziosa dose pur non avendone diritto. A beneficiarne sarebbero stati dipendenti pubblici, commercialisti, insegnanti, poliziotti, almeno 4 sindaci, e un ex. Poi, ancora, parenti dei titolari delle Rsa, veterinari, commercialisti, braccianti agricoli, e chi più ne ha più ne metta. Un caso per tutti: Petralia Sottana, in Sicilia, dove su 1.121 iniezioni fatte, 333 sono finite sotto inchiesta.
Le indagini si stanno svolgendo in tutta Italia e sulla base di quanto raccolto dai carabinieri del Nas, sei procure hanno avviato un'inchiesta per accertare le responsabilità.

Due medici di Ragusa sono già stati sospesi dall'incarico. Mentre i magistrati di Modena, Ragusa, Reggio Emilia, Forlì, Trapani, Palermo, stanno valutando se si possa configurare anche il reato di abuso di ufficio.


LE INCHIESTE
Nel frattempo il numero dei casi con la scorciatoia vengono segnalati un po' ovunque: dalla Campania alla Puglia, dall'Emilia alla Basilicata. Qualche volta il vaccino è stato fatto proprio a parenti dei sanitari ma anche ad amministratori locali contattati in via preferenziale quando è emersa la disponibilità di dosi in eccedenza. Perché, tra le giustificazioni addotte da chi si è visto scoperto, c'è quella secondo la quale diverse persone inserite nell'elenco non si sono presentate per fare l'iniezione, e allora, per evitare che il vaccino andasse perso è stato dato ad altri.
Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, secondo il quale «è inaccettabile che, a un mese dal V-Day, si siano distribuite un quarto delle dosi di vaccino senza tener conto delle priorità indicate dal piano del ministero della Salute. Una società che non mette in sicurezza chi deve curarla è una società senza futuro». Grande la disomogeneità tra le Regioni, con punte del 34% nella provincia autonoma di Bolzano, del 39% in Liguria e, appunto, del 51% in Lombardia. «Per la gran parte - ha aggiunto Anelli - si tratta del personale amministrativo degli Ospedali o delle Asl. Persone che, anche in un'ottica di arrivare a strutture Covid-free, è giusto vaccinare. Ma che sono sicuramente meno esposte di medici e infermieri».

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