«Toghe sporche? Fatti gravi Così perdiamo la fiducia»

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Sabato 26 Gennaio 2019, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 19:25
di Roberta GRASSI
Per la magistratura tutta è stato un terremoto. Presunte sacche di ingiustizia nella giustizia, con tutti i se e i condizionali del caso. È il quadro che emerge da alcune indagini di recente venute alla ribalta sull'operato di magistrati, argomento che sarebbe stato impossibile non sfiorare nel corso della cerimonia per l'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione.
«Suscita allarme la gravità e la frequenza degli episodi che di recente hanno visto coinvolti diversi magistrati, perché ciò determina un indebolimento della fiducia dei cittadini nell'indipendenza e imparzialità della funzione penale» ha detto il procuratore generale della Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio, nella sua relazione. Aggiungendo che non si può «delegittimare il pubblico ministero né tanto meno il giudice nel momento in cui emette la decisione». I casi più recenti sono due. Nelle scorse settimane è stato disposto l'arresto, in carcere, di tre magistrati pugliesi. A Lecce, il 6 dicembre, a seguito di indagini della procura di Potenza, è stato arrestato (ora è ai domiciliari) il pm Emilio Arnesano che, insieme ad alcuni funzionari e medici Asl e a due avvocate, è accusato (a vario titolo) di aver pilotato decisioni giudiziarie o concesso altro genere di vantaggi, in cambio di favori di vario genere. Anche di tipo sessuale. La procura di Lecce, per competenza territoriale, ha indagato invece su quella di Trani. E proprio in questi giorni, giovedì 2 febbraio, la sezione disciplinare del Csm si pronuncerà sulla richiesta del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e del Pg della Cassazione Riccardo Fuzio di sospendere in via cautelare dalle funzioni e dallo stipendio i magistrati di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi, arrestati per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e materiale. I fatti contestati si riferiscono a quando entrambi prestavano servizio a Trani, Savasta come sostituto procuratore, Nardi come giudice per le indagini preliminari.
L'accusa dei pm leccesi nei loro confronti è di aver fatto parte di un'associazione per delinquere finalizzata ad intascare tangenti per insabbiare indagini e pilotare sentenze giudiziarie e tributarie in favore di facoltosi imprenditori. Sia il ministro sia il pg della Cassazione hanno chiesto al Csm la sospensione obbligatoria per i due magistrati, quella cioè che scatta necessariamente a seguito di un provvedimento di custodia cautelare.
Bonafede ha anche chiesto la sospensione facoltativa che, se concessa, diventerebbe operativa in caso di revoca della custodia cautelare. E ha inoltre promosso l'azione disciplinare nei confronti di entrambi i magistrati.
Negli scorsi anni, sempre in Puglia, era stato un altro caso a finire sotto i riflettori. Quello del pm tarantino Matteo Di Giorgio (di Castellaneta), che ha prestato servizio presso la procura ionica fino al 2010, condannato a 8 anni con sentenza passata in giudicato per aver interferito nella vita politica della sua cittadina di origine. Secondo l'accusa, sfruttando quella posizione di prestigio e di potere, con varie condotte illecite, avrebbe assunto una sorta di ruolo di regista occulto, colpendo gli avversari politici in modo da indirizzare la vita amministrativa della città. Si è sempre professato innocente. Il pg della Cassazione ha operato le sue valutazioni: ha auspicato una «riflessione generale» sul Codice di procedura penale, a 30 anni dalla sua entrata in vigore, sostenendo che vada trovato un punto di equilibrio tra potestà punitiva e garanzia del diritto di difesa.
Questa mattina, intanto, l'apertura dell'anno giudiziario a Lecce, con gli interventi, tra gli altri, del presidente Roberto Tanisi, e del procuratore generale Antonio Maruccia.
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