Rischio infiltrazioni usura e disagio sociale: il rapporto dei prefetti

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Lunedì 27 Aprile 2020, 09:46
Roberta GRASSI
Entro oggi i prefetti dovranno inviare al ministro dell'Interno il primo sintetico resoconto bimestrale sull'attività di monitoraggio del disagio sociale ed economico e sul lavoro svolto per contrastare i fenomeni criminosi e ogni forma di illegalità connessi alla crisi da coronavirus e alla disponibilità di agevolazioni economiche fornite dallo Stato.
Lo prevede la circolare del 10 aprile, a firma del ministro Luciana Lamorgese, che ha analizzato il fenomeno e lanciato un monito ai rappresentanti territoriali del governo perché vigilino con estrema attenzione sulla situazione delle varie province d'Italia.
L'appello è stato subito raccolto dalla prefetta di Lecce, Maria Teresa Cucinotta, che proprio su Quotidiano ha parlato dei rischi elevati dovuti all'assenza di liquidità che pone in difficoltà famiglie e imprese. Nella circolare del ministro Lamorgese è stata chiesta particolare attenzione al mondo delle imprese anche al fine di favorire un rapporto ancora più agevole con le amministrazioni pubbliche. La titolare del Viminale raccomandato: capacità di mediazione dei conflitti e azione a tutela dei diritti civili, sociali, politici ed economici, compreso quello della libertà di iniziativa economica che, per le difficoltà del momento, può risultare maggiormente permeabile ai rischi di condizionamento mafioso. Quindi ha sollecitato tutti alla prevenzione e al contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo.
Le procure Antimafia, pure, sono al lavoro in tutta Italia. Anche a Lecce e Bari. I riflettori sono accesi su possibili fenomeni di usura, reato che tende a restare sommerso per l'esiguità del numero di denunce che storicamente, anche in tempi di pace, vengono formulate. Ma anche sui contatti della criminalità organizzata con gli ambienti carcerari, anarchici, antagonisti e di estrema destra. Con gli ultras delle tifoserie, per creare disordine. E' noto l'interesse delle associazioni contemporanee, che ambiscono al ruolo di holding della malavita, alla speculazione in borsa. Ma soprattutto alla distribuzione di viveri per ottenere il consenso sociale tra i disagiati.
A Bari, il 23 aprile, c'è stata una riunione tecnica di coordinamento interforze, tenuta in videoconferenza e presieduta dalla prefetta di Bari Antonia Bellomo. Alla riunione hanno partecipato i vertici provinciali delle forze dell'ordine, il capocentro della Direzione investigativa Antimafia di Bari, il procuratore Giuseppe Volpe e l'aggiunto, coordinatore della Dda, Francesco Giannella. «Scopo dell'incontro era spiegato in una nota della Prefettura di Bari - lo scambio di idee e conoscenze volte ad intercettare nuove strategie di azione delle organizzazioni criminali con l'obiettivo di insinuarsi nei meccanismi di ripresa delle attività economiche dopo il lockdown dettato dalla situazione emergenziale da Covid-19». Argomento centrale i rischi connessi all'interesse della criminalità a rilevare le attività commerciali in crisi, a fini di riciclaggio, a prestare denaro a famiglie per avere consenso sociale e a utilizzare le imprese colluse con la criminalità per entrare nel circuito dei finanziamenti messi a disposizione dallo Stato e dalla Regione Puglia e non ultimo per alimentare la loro attività di usura.
La ministra Lamorgese ha invocato particolare cura all'attività informativa necessaria per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata attraverso un'attenta e accurata valutazione di tutti i possibili indicatori di rischio di condizionamento dei processi decisionali pubblici funzionali all'assegnazione degli appalti. E ha spiegato che le deroghe consentite dalla normativa emergenziale all'utilizzo delle risorse ed erogazioni pubbliche possono alimentare il rischio di infiltrazioni criminali nei circuiti legali. Da qui, a fronte della necessità di promuovere la semplificazione amministrativa nei rapporti tra amministrazione e imprese, la fondamentale azione di prevenzione e contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo.
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