Poli:«Io candidata? Aspetto e guardo con amore alla città»

Poli:«Io candidata? Aspetto e guardo con amore alla città»
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Giovedì 10 Gennaio 2019, 10:32 - Ultimo aggiornamento: 12:03
di Leda CESARI
Ex and the City: ovvero lei, la Città e l'«amore di sempre». Prossima candidata sindaco del centrodestra? Adriana Poli Bortone, si sa, è un'araba fenice: immutabile nel fisico, nella mente, nella passione politica. E sta alla città di Lecce, appunto, come Carrie Bradshaw sta a New York: incapace di farne a meno. Sicché, alla domanda Farebbe il prossimo candidato sindaco del centrodestra?, la risposta è appunto da Sex and the City: «Aspetto, e guardo la mia città con l'amore di sempre».
Fine del Salvemini I. E adesso, senatrice?
«E adesso guardiamo cosa succede, in città come a Roma: grande confusione, e questo rinnovato civismo che nasce dalla dissoluzione dei partiti».
Gli -ismi non sempre sono una bella cosa.
«Be', un tempo la politica la facevano i partiti, e gente che poi in Consiglio comunale sapeva di cosa stesse parlando, quali fossero gli obiettivi e i modelli di governo conseguenti, e gli elettori avevano tutto più chiaro. Oggi questi civismi si traducono in forme di personalismo letali in termini di stabilità delle amministrazioni, ma mi rendo conto che sono figli del tempo e che danno comunque modo alla gente di partecipare alla vita politica. E poi anch'io ho avuto nel 1998, a mio sostegno, una lista civica di scopo, Insieme per le marine, che diede buona prova di sé perché l'assessore Totò Bianco sapeva come rappresentare interessi specifici che oggi, a distanza di 20 anni, sono ancora trascurati. Io avevo lasciato ad esempio un bel progetto per il porto turistico di San Cataldo che avrebbe contribuito a potenziare l'offerta turistica della marina. Invece...».
Il suo partito, Forza Italia, non vuole le primarie a Lecce. Perché?
«Non è una questione leccese, è un fatto nazionale: in Italia le primarie, ottimo strumento di selezione di una classe politica che i partiti non riescono più a selezionare, non sono regolamentate, e questo non offre agli elettori sufficienti garanzie di trasparenza e partecipazione. Non si spiegherebbero altrimenti i pullman carichi di gente che va a votare in paesi diversi dal suo».
Come vive la sua militanza in Forza Italia?
«Ci sto sufficientemente bene. E sono grata al presidente Berlusconi che mi volle, nel 1994, suo ministro. Tra i miei tanti difetti non c'è l'irriconoscenza».
Il centrodestra leccese riparte dai cocci di una sconfitta, alle Comunali di due anni fa, tutt'altro che preventivata: da dove si riparte?
«Il centrodestra deve ritrovare innanzitutto programmi e progetti comuni. Io rimango sempre la solita utopista della politica, e penso che si debba ritrovare una comune visione delle cose. La semplice sommatoria di tanti soggetti non è mai unità».
E lei potrebbe immaginare di guidare di nuovo questa coalizione? Alcuni la danno come certa contendente del quasi certo contendente Carlo Salvemini. C'è la sua disponibilità?
«Io continuo a guardare quello che accade, con l'amore di sempre per la mia città. E sono dispiaciuta, però, non solo per quello che hanno fatto a me, ma soprattutto alla città. Mi sarebbe piaciuto che nel 2007, finito il mio percorso da sindaco e cominciato quello di Paolo Perrone, non fosse stato così disconosciuto tutto il passato e magari portato avanti ciò che c'era stato di buono. Nessuna amministrazione fa tutto male o tutto bene. Nel mio caso, peraltro, c'era anche continuità politica, e non mi pare tra l'altro che la città abbia fatto questi grandi progressi rispetto ad allora».
E poi bisognerà fare i conti con i Cinque Stelle.
«Infatti. Bisognerà fare i conti con la sinistra, che pure molto frammentata c'è, e, appunto, con i Cinque Stelle. È vero che adesso, misurandosi con il governo nazionale e dei territori, tutti possono giudicare quel che sanno fare, però ci sono. E quindi i ballottaggi saranno l'evenienza più probabile anche questa volta».
Si parla di una coalizione trasversale che va dal presidente Michele Emiliano a lei e che potrebbe materializzarsi a maggio a sostegno di Alessandro Delli Noci se Salvemini decidesse di non ricandidarsi.
«Questo non lo sapevo. Posso però dire che Delli Noci è stato alle ultime comunali espressione di civismo. Dunque ora dovrà dire se vuole assumere posizioni più squisitamente politiche o, al contrario, continuare a farsi interprete del civismo e allargare l'orizzonte».
Ma Oltre il Polo non era l'antico obiettivo di Pinuccio Tatarella?
«In verità era anche uno slogan di Pino Rauti, che immaginava una destra sociale capace di sfondare a sinistra: era un visionario, e aveva pronosticato che la sinistra avrebbe perduto la sua base sociale: non più rappresentanza delle classi deboli, ma della finanza e dell'economia».
Torniamo alle candidature: accanto al suo si fanno i nomi di Erio Congedo e Ugo Lisi. Chi sarebbe pronta a sostenere?
«Guardi, io penso che la gente voglia non cose megagalattiche, ma quotidianità. Se si dovesse parlare di programmi perché è questo che si deve fare - suggerirei la manutenzione della città, ridotta male, e la valorizzazione delle sue coste. Programma minimo, ma per partire bisogna ragionare su questo, non sull'impossibile. Voglio vedere come il centrodestra si metterà insieme e con quali programmi. Penso di avere l'esperienza e la competenza per chiedere questo, come tanti altri leccesi».
Ma non si stava attrezzando per un nuovo movimento meridionalista?
«Se ne ragiona. L'Italia è ormai chiaramente divisa tra un Nord che corre e un Sud destinato ad arrancare. Col reddito di cittadinanza, poi, questa frattura è stata suggellata: l'ho visto a Matera, un'elemosina, senza alcun rispetto per la dignità delle persone».
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