Carrisi e il ritorno del Suggeritore

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Giovedì 6 Dicembre 2018, 18:58
di Grazia Pia LICHERI
A quasi dieci anni dal bestseller d'esordio Il Suggeritore - che lo ha reso l'autore italiano di gialli più venduto nel mondo - Donato Carrisi regala un imprevedibile ritorno alle origini con il suo nuovo romanzo, fresco di pubblicazione.
Il gioco del suggeritore (edito da Longanesi) è un libro dal potere magnetico, che si lascia leggere tutto d'un fiato fino all'ultima parola. Il suo ritmo narrativo, carico di adrenalina e colpi di scena, riconferma lo scrittore di Martina Franca il mostro sacro del thriller psicologico contemporaneo.
È dal buio che vengo. Ed è al buio che ogni tanto devo ritornare. Una frase che risuona come un indesiderato mantra nella mente dell'ex poliziotta Mila Vasquez, ormai lontana da un mondo fatto di persone scomparse, volti senza futuro e in alcuni casi senza passato, ma incisi uno per uno sulla sua pelle come nei ricordi. Quel buio che Mila voleva cancellare dalla sua vita, ora condotta nella nuova casa sul lago con la figlia Alice, la troverà quando non avrebbe mai potuto immaginarlo.
In una notte tempestosa, una famiglia - quella degli Anderson - viene barbaramente massacrata tra le mura domestiche. Ciò che però turba più di tutto le forze dell'ordine non è lo scenario di sangue e violenza davanti ai loro occhi, ma quello che non vedono e non troveranno: i corpi delle vittime.
Enigma, questo il soprannome dato all'inquietante uomo completamente tatuato che è ritenuto il colpevole della strage. In ogni parte del suo corpo, decine e decine di numeri senza un'apparente logica. In mezzo a tutte le cifre soltanto quattro lettere, quelle che compongono il nome di Mila.
Questo romanzo è un inaspettato ritorno al passato. Quando e come nasce Il gioco del suggeritore?
«È nato all'incirca un anno fa. Mi sono sempre rifiutato di far tornare in scena un suggeritore, anche perché quell'esordio è stato così potente che rischiavo tantissimo. Però l'idea è arrivata all'improvviso, come accade di solito: l'ho approfondita, ho studiato parecchio, è emerso un nuovo territorio di caccia per il suggeritore. A quel punto, tutto ha preso forma».
Anche qui, sullo sfondo, il delicato ruolo che mass media e opinione pubblica giocano nello sviluppo di un'indagine.
«Torna in ballo più che altro il ruolo di internet, che incide tantissimo perché indirizza le nostre scelte, le nostre opinioni, la nostra stessa vita. Ormai determina per buona parte ciò che siamo».
A questo proposito, Il gioco del suggeritore si sviluppa su due differenti livelli, il reale e il virtuale. Ne L'uomo del labirinto esploravamo il deep web, stavolta troviamo un chiaro riferimento alla piattaforma Second Life e al social network più frequentato del momento, Facebook. Cosa pensa di questi canali di comunicazione? Esiste un modo per domarli, evitando diventino mezzi di distruzione?
«Sicuramente passandoci meno tempo e vivendo un po' di più nella vita reale, perché nel virtuale è tutto inevitabilmente falso, è come vivere all'interno di una fiaba. Non credo che questa interconnessione tra le persone sia un vantaggio, per vivere con gli altri bisogna guardarsi negli occhi, incontrarsi. Se la barriera tra due o più individui è la tastiera, allora è finita».
L'eterna lotta tra bene e male: anche in questo romanzo, dalla prima all'ultima pagina, non è ben chiaro a chi si possa attribuire il punto di vantaggio.
«Il punto non va a nessuno, assolutamente. Nella vita non si può fare una distinzione netta tra bene e male; ancor meno nel romanzo, che altrimenti non sarebbe fedele alla realtà. Preferisco sempre mischiare un po' i ruoli, ecco perché nelle mie storie non ci sono mai buoni né cattivi. Ma soprattutto, nessuno è innocente».
E nemmeno mostruoso, come immagineremmo qualunque criminale
«Siamo noi a definire una persona mostro, perché vogliamo allontanare l'idea che sia simile a noi. In realtà le sue sembianze sono esattamente come le nostre».
Una ricca bibliografia che conta in media un romanzo all'anno. Quando scrive un nuovo libro, sente il peso delle aspettative da parte del pubblico?
«Quando mi dedico a un nuovo romanzo, scrivo le storie che mi piacerebbe leggere. Mi comporto da lettore di me stesso, per cui mi diverto tantissimo. Se questo divertimento non scattasse, vorrebbe dire che la storia non funziona per me e quindi nemmeno per gli altri. È in questo senso che tendo a immedesimarmi nel pubblico».
La scrittura è più creatività o metodo?
«Direi entrambe le cose, perché sono due componenti essenziali. Non può esserci la creatività senza metodo e disciplina e non possono esserci solo metodo e disciplina se non c'è creatività».
Il confine tra letteratura e mondo cinematografico, oggi, appare sempre più liquido: quanto il suo essere sceneggiatore ha influito sul suo modo di intendere la narrazione?
«Per quanto mi riguarda scrivo per immagini, succede sempre così. Prima di tutto nella mia testa emerge una scena, alla quale poi in maniera naturale si adattano e si adeguano le parole. È vero, il confine tra letteratura e cinema è di per sé molto sottile, ma direi che nel mio caso non esiste neanche: scrivo libri come se stessi girando film e giro film come se stessi scrivendo libri».
Oltre al neonato romanzo, ha altri progetti in cantiere?
«Sì, ce ne sono diversi: abbiamo da poco annunciato il film de L'uomo del labirinto e una serie televisiva su Sky tratta da Il tribunale delle anime, in fase di lavorazione; non ultimo, il tour di presentazione de Il gioco del suggeritore in tutta Italia, appena cominciato».
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