Welfare, meno fondi al Sud: mancano 9 miliardi di euro all’anno

Welfare, meno fondi al Sud: mancano 9 miliardi di euro all’anno
di Marco Esposito
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Sabato 25 Luglio 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 12:49

Il sonno della Bella Addormentata dura cento anni. Per i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, potrebbe andare meglio che nella favola. Sembra infatti sbloccarsi il percorso per definire «i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale», come recita la Costituzione dal 2001. Due le novità che possono far parlare di «risveglio», una politica e l’altra tecnica. La prima ha per protagonista Francesco Boccia, ministro degli Affari regionali e l’autonomia, il quale nell’intervista di ieri al Mattino ha spiegato il nesso stretto fra l’autonomia differenziata che chiedono Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e i diritti essenziali da garantire ovunque e da finanziare grazie a un uso dei Recovery Fund orientato alla solidarietà. La svolta tecnica viene dalla Sose, società del Mef e della Banca d’Italia, che mercoledì scorso ha consegnato in Parlamento la versione aggiornata della «Ricognizione dei livelli delle prestazioni garantite nei territori delle Regioni a Statuto Ordinario e i relativi costi». Il tema è noto ai lettori del Mattino: finché i Lep non li definisci per legge, non sai quale assistenza spetti a una famiglia con disabile, quanto tempo pieno a scuola, quanti nidi per i piccoli, quante cure per gli anziani o dopo quanto tempo va rottamato un autobus. Cioè in cosa si traduce l’essere cittadini italiani, in Lombardia come in Calabria.

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La Sose, va precisato, le stime sul costo dei Lep non le ha fatte, per cui le cifre in pagina sono basate su valutazioni implicite e forniscono indicazioni sull’ordine di grandezza: 9 miliardi di euro annui per le sei regioni meridionali a statuto ordinario. Una somma elevata ma non altissima rispetto al bilancio nazionale, tuttavia l’importo effettivo va alzato perché nella garanzia dei diritti minimi bisogna tener conto sia di Sicilia e Sardegna sia di aree del Centronord dove c’è carenza di stato sociale.

Seconda avvertenza: la Sose non si occupa di sanità, dove il quadro è noto perché i Lep ci sono (si chiamano Lea, Livelli essenziali di assistenza). Per portare l’Italia meridionale al livello di finanziamento della Toscana (una regione con un buon livello di servizi e meno spendacciona della Lombardia) costerebbe 3 miliardi di euro. Ultima avvertenza: la Sose si occupa pochissimo di trasporto pubblico locale perché le Regioni non hanno consegnato i dati, sembra per responsabilità di Trenitalia. Qui va colmato un divario fortissimo: gli utenti del servizio pubblico sono 235 ogni mille abitanti al Centronord e appena 55 ogni mille nel Mezzogiorno, secondo l’ultimo rapporto dei Conti pubblici territoriali.
 


L’analisi della Sose entra nel dettaglio delle voci asili nido, servizi d’istruzione e servizi sociali, per una spesa locale monitorata di 13,3 miliardi di euro. E i divari certificati sono impressionanti, sia nella quantità dei servizi erogati (cioè gli utenti serviti rispetto alla popolazione di riferimento), sia nella qualità. Per esempio per un minore preso in carico in Calabria vengono spesi 378 euro mentre in Liguria 1.020. «Emerge in modo chiaro - si legge nella Ricognizione - una marcata distanza tra le regioni del Nord e quelle del Sud, specchio del dualismo che caratterizza il tessuto economico e sociale italiano». La Sose avverte: «Il deficit di servizi che si registra nel Mezzogiorno, che si riflette poi in livelli di spesa più bassi rispetto a quelli medi del Centronord, pone molti interrogativi in merito a come il decisore politico potrà agire per giungere alla determinazione dei Lep». Stavolta la Sose evita di dare suggerimenti; mentre tre anni fa aveva prospettato Lep differenziati sul territorio, ovvero in contrasto con lettera e lo spirito della Costituzione. 

Ed eccoli, alcuni divari. Notissimo il caso dei nidi (servizio pubblico per il 2% dei piccoli in Calabria e 24% in Emilia Romagna). Per i servizi comunali d’istruzione (età 3-14 anni) come trasporto scolastico e mensa in testa c’è sempre l’Emilia con 1.071 euro a ragazzo e in coda la Campania con 303. I servizi sociali valgono 138 euro per residente in Emilia e 22 in Calabria.
Per i senza dimora c’è una spesa per utente di 1.085 euro in Veneto e di 337 in Campania. Una famiglia con disabile può contare su interventi di sostegno del valore di 4.109 euro in Veneto e 1.066 in Calabria. In assenza dei Lep, questi divari sono una curiosità statistica, sulla quale di solito ci si sofferma un giorno all’anno in occasione della pubblicazione di un rapporto. Ma con i Lep si definisce l’asticella dei diritti. A quel punto si deve finanziare chi è in ritardo e commissariare chi riceve i soldi e non li traduce in servizi. Tra tante sigle che riempiono la nostra vita, quella dei Lep è tutt’altro che futile. Sta ai cittadini pressare la politica affinché non si riaddormenti di nuovo.

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