Governo, per Di Maio ipotesi Farnesina: Conte prova a “risarcirlo”

Governo, per Di Maio ipotesi Farnesina: Conte prova a “risarcirlo”
di Marco Conti
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Martedì 3 Settembre 2019, 00:27 - Ultimo aggiornamento: 13:17

Alla fine tutti tirano un sospiro di sollievo quando Luigi Di Maio si mette davanti ad una telecamera e, in diretta social, annuncia il suo passo indietro da vicepremier. Nella parole del leader grillino si coglie tutto il suo relativo entusiasmo e forse anche un po’ di nostalgia per l’alleanza con la Lega seppellita da Salvini con lo strappo dell’8 agosto.

Molto più entusiasmo infonde il video di Giuseppe Conte che parla da palazzo Chigi mentre nella stanza a fianco sono arrivati i capigruppo di M5S e Pd Patuanelli, D’Uva, Marcucci e Delrio per discutere del programma. A differenza del suo ormai ex vicepremier, Conte dà la sensazione opposta e non fa mistero di essere molto felice di essere quasi riuscito a realizzare il governo che Salvini ha, con tutti i mezzi, tentato di impedire.

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LA FACCIA
Una sfida a due, quella tra premier e quasi ex ministro dell’Interno, iniziata il 20 agosto e proseguita - più o meno sottotraccia - sino a ieri. Perché il voto che oggi si farà sulla piattaforma Rousseau - a meno di ripetizioni o smentite di ciò che lo stesso Di Maio ha di recente sostenuto - traccia un’alternativa ridotta a “volete un governo M5S-Pd o elezioni anticipate”.
Conte formalmente si rivolge agli elettori di M5S e Pd, ma poichè questi ultimi non sono chiamati a votare, è evidente a chi fosse rivolto l’invito «a non sprecare la grande opportunità». Il presidente del Consiglio incaricato, che il giorno prima ha sostenuto di non essere del M5S, decide di metterci la faccia dando quindi voce a quell’ampia maggioranza di parlamentari grillini che da giorni osservano con preoccupazione l’ondeggiare del leader 5S.
Malgrado il poco entusiasmo, alla fine Di Maio si è incamminato sull’unica strada, il governo con il Pd, in grado di spostare più in là il voto. Ha cercato sino all’ultimo di ridurre al minimo i contraccolpi su una leadership già in difficoltà e “bombardata” più volte da Beppe Grillo. 

IL MOTORE
Resta ora da vedere quale “ricompensa” Di Maio avrà da Conte dopo un suo passo indietro che lo costringe, per ora, a rinunciare ad uno dei quattro incarichi che aveva sino a poche settimane fa. Fallita l’idea di Conte di creare per leader grillino una sorta di mega ministero del Mezzogiorno, con competenze da sottrarre a Mise e Mef. Contrari il Pd a cedergli gli Interni, l’ipotesi più accreditata è quella che vede Di Maio alla Farnesina. Il ministero degli Esteri permetterebbe al leader 5S di acquisire una serie di contatti internazionali, anche se rischia di tirarlo fuori dalla quotidianità dell’azione di governo ripetendo un po’ lo schema non troppo fortunato di Gianfranco Fini e Angelino Alfano. 

Se così andrà si comprende anche perché tra M5S e Pd è in corso un braccio di ferro sulla poltrona di sottosegretario della presidenza del Consiglio, occupata nel precedente governo da Giancarlo Giorgetti, e considerata una sorta di “motore” dell’azione di governo. Il M5S vorrebbe piazzarci Vincenzo Spadafora, il Pd Dario Franceschini e Conte un suo stretto collaboratore come il segretario generale di palazzo Chigi Roberto Chieppa. 

Anche se il presidente del Consiglio insiste con il criterio della “rosa” di candidati dalla quale attingere, è difficile che alla fine possa non tener conto delle precise indicazioni che vengono dai partiti. Tutti i ministri M5S, salvo forse Toninelli, sono convinti della riconferma mentre nel Pd è tutta una corsa dei big per entrare in un governo che si considera destinato a durare almeno sino all’elezione del nuovo Capo dello Stato. Sulla strada del governo rimane l’ultimo scoglio del voto sulla piattaforma Rousseau gestita da Casaleggio che, con Di Battista e Bugani, compongono il fronte dei contrari. Ieri mattina al Nazareno c’era molta apprensione per l’esito del voto e per il silenzio che Di Maio ha rotto solo dopo il video di Conte.

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