Il Colle: servono atti concreti. La Ue: l’Italia faccia le riforme

Il Colle: servono atti concreti. La Ue: l Italia faccia le riforme
Il Colle: servono atti concreti. La Ue: l’Italia faccia le riforme
di Diodato Pirone
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Domenica 14 Giugno 2020, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 15:03

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco ieri, in interventi diversi, hanno chiesto al governo di varare misure concrete. Gli appelli sono piovuti sugli Stati Generali sui quali sia tifosi che critici dovranno probabilmente rivedere il metro dei loro giudizi. Ad un primo bilancio la giornata seminariale del governo non è stata una vuota passerella ma nemmeno quella premessa di svolta epocale che la comunicazione governativa prefigurava.

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Il premier Giuseppe Conte ha lanciato tre messaggi. Sul primo ha vinto facile sottolineando all’establishment internazionale coinvolto negli Stati Generali la bellezza italiana messa in mostra senza sforzo a Villa Pamphili. All’Europa ha dedicato il secondo segnale: «Non sprecheremo nemmeno un euro», spendendosi per l’inclusione sociale e l’economia green. Il terzo messaggio è stato spedito all’opposizione di centro-destra, assente, alla quale Conte ha chiesto di intervenire presso i governi sovranisti del gruppo di Visegrad (a partire da Ungheria e Polonia) per ammorbidire il loro “no” al piano europeo di aiuti.

Conte può indubbiamente incassare il successo d’aver concentrato ieri sull’Italia l’attenzione delle massime cariche europee (Commissione, Parlamento e Bce) sia pure collegate via web. In particolare la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha parlato anche in italiano pronunciando un «l’Europa s’è desta» destinato al cuore di chi vive al di qua delle Alpi. Ma in quanto ai contenuti da Bruxelles e da Francoforte oltre ai complimenti (il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha molto apprezzato la gestione italiana della pandemia) non sono mancate bordate puntute.

Tutti i rappresentanti internazionali hanno ribadito che l’Italia ha l’occasione unica di far fruttare la montagna di risorse che l’Europa ci metterà a disposizione. La parola d’ordine europea torna ad essere “riforme” anche se questa volta - e davvero non è poco - è accompagnata da centinaia di miliardi e non dalla minaccia di tagli. Niente regalie però. Non a caso è stato il commissario italiano Ue, Paolo Gentiloni, a ricordare l’ingombrante presenza sul teatro delle operazioni dell’enorme debito pubblico italiano.

Non solo fair play e scambi (simbolici) di pasticcini, dunque. E su questa lunghezza d’onda si è sintonizzato il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Che parlando nel pomeriggio agli Stati Generali e in evidente asse con il Quirinale, ha ribadito un concetto di fondo: ora serve concretezza. Mattarella in mattinata nel suo intervento alla maratona digitale “Quale Futuro” aveva detto: «Vi è un’attesa esigente: ci si interroga su come il Paese possa imboccare strade più moderne e insieme più rispettose delle risorse naturali. L’esplorazione in atto delle proposte di forze economiche, sociali e culturali dell’Italia, in corso a partire da questi giorni, deve saper approdare a risultati concreti».

L’intervento di Visco a Villa Pamphili è stato denso. «C’è molta incertezza in Italia e non solo - ha detto il Governatore - Ma questa non deve essere una scusa per non agire». «Per riportare la dinamica della crescita del Pil ad almeno all’1,5%, il valore medio annuo registrato nei 10 anni precedenti la crisi finanziaria globale - ha ammonito Visco - servirà un incremento medio della produttività del lavoro di quasi 1 punto percentuale l’anno. Un obiettivo alla nostra portata, ma conseguirlo presuppone una rottura rispetto all’esperienza storica più recente»,
Visco è tornato a chiedere una riforma fiscale di ampia portata . Conte risponderà domenica 21 quando forse (il calendario non è ancora ufficiale) gli Stati Generali chiuderanno. Ieri ha dedicato poco spazio a dettagli precisi. Si è limitato a spiegare che intende usare fondi europei anche per la riforma fiscale (idea cara a Di Maio ma molto generica) e che è contrario ai condoni. Piccolo cabotaggio. Il premier per ora preferisce non sbilanciarsi più di tanto in un Paese che ha bisogno di rotture ma non ha mai amato i pochi leader che hanno provato a generarle.
 
 


 

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