Parigi, il killer: violento e radicalizzato nel 2001 ferì un agente

Parigi, il killer: violento e radicalizzato nel 2001 ferì un agente
di Francesca Pierantozzi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 21 Aprile 2017, 01:09 - Ultimo aggiornamento: 20:33

PARIGI Karim C., 40 anni, voleva ammazzare dei poliziotti. Da sempre, da molto prima che ci fosse l’Isis. L’uomo che ieri avrebbe seminato il terrore sugli Champs Élysées, ammazzato un agente e portato il terrorismo nel cuore di Parigi e della campagna elettorale per l’Eliseo, era noto alla polizia e all’antiterrorismo. Aveva una scheda “S”, come quasi tutti i jihadisti passati in azione sul territorio francese. Si era radicalizzato, probabilmente in prigione. Ma il suo odio per i poliziotti risaliva ad anni fa. Almeno quindici. Era l’aprile del 2001 quando, durante uno stato di fermo nel commissariato di Melun era riuscito a sottrarre una pistola a un agente e a sparargli. Lo aveva attirato nella sua cella fingendo un malore. Aveva già una lunga lista di precedenti per rapina e violenze. Era nato a Livry-Gargan, nella grande e popolare banlieue nord di Parigi.

LA SENTENZA
Era finito in stato di fermo per aver ferito gravemente due poliziotti durante un inseguimento. La sentenza era stata netta: 20 anni di carcere. Pena poi ridotta di cinque anni. Era fuori da poco. Era tornato a vivere con la madre a Chelles, altra grossa cittadina dell’hinterland parigino. È lì ieri sera che la polizia ha svolto le prime perquisizioni, meno di un’ora dopo l’attacco sugli Champs Élysées. Era stato schedato “S” soltanto poco tempo fa. Su Telegram, la chat preferita dai jihadisti, aveva pubblicato un ultimo messaggio: «Voglio ammazzare dei poliziotti». Il suo nome compare sul libretto di circolazione ritrovato nell’Audi da cui ieri è partito l’attacco sugli Champs Élysées. 

I DUE NOMI
Un altro nome compare però nell’inchiesta subito aperta dall’antiterrorismo, quello di Youssouf El Osri. Youssouf il belga, citato anche dall’Isis nella rivendicazione pubblicata in arabo sull’organo di propaganda Amaq. Lo stato islamico parla del “soldato del califfato”, Abou Youssef al-Belgiki. Potrebbe trattarsi del nome di battaglia di Karim, o di un suo complice in fuga, notizie ieri sera non confermata da nessuna fonte ufficiale. Di sicuro le autorità belghe avevano segnalato alle autorità francesi la presenza sul territorio francese di “un individuo pericoloso”. La segnalazione era partita ieri mattina, dopo una perquisizione al domicilio di Youssef a Anversa; nell’appartamento la polizia belga aveva trovato armi, passamontagna e la prenotazione per un treno, un Thalys, il treno ad alta velocità che collega Bruxelles - Parigi (con fermata ad Anversa). 

IL VIAGGIO
La prenotazione era per un treno di ieri mattina alle 6: Youssef sarebbe dunque arrivato a Parigi poche ore prima di entrare in azione sugli Champs Élysées. “Individuo molto pericoloso in viaggio verso la Francia” si legge in un fax, la cui copia è stata pubblicata ieri sera su diversi giornali e siti belgi. Karim, diventato Youssef in prigione, si era forse trasferito in Belgio per pianificare l’attacco, prima di tornare a casa per l’ultima volta, ieri mattina all’alba. Questa sembrava ieri l’ipotesi più probabile, anche se l’avenue degli Champs Élysées è rimasta chiusa per la notte e gli agenti hanno continuato a “bonificare il quartiere”. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA