Monsignor Rino Fisichella: «Un forte richiamo alla verità in questi tempi di fake news»

Monsignor Rino Fisichella: «Un forte richiamo alla verità in questi tempi di fake news»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 10 Dicembre 2018, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 08:07
«Penso che la visita di Francesco al Messaggero vada letta sotto vari aspetti. Accanto ai 140 anni di un giornale così radicato a Roma, ha pesato anche il suo desiderio di andare di persona a vedere chi vi lavora ogni giorno. E’ un quotidiano a lui familiare, lo sfoglia ogni mattina e solitamente il Pontefice ama conoscere direttamente, senza filtri, le cose circostanti. Poi nel conoscerle manifesta vicinanza alle persone incontrate. E’ un aspetto che caratterizza la sua personalità». A decrittare la decisione di Francesco di accettare l’invito corale del giornale a fermarsi per un saluto nella sede di Via del Tritone tornando dalle celebrazioni mariane, il giorno dell’Immacolata a piazza di Spagna, è monsignor Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, l’uomo che da tre anni lo accompagna a conoscere le realtà più nascoste della Capitale, durante i cosiddetti «Venerdì della Misericordia», veri e propri blitz a sorpresa nel cuore delle borgate, tra le case della gente comune o nelle sedi di comunità quasi sconosciute, fuori dai circuiti del mondo cattolico. 
È stato un bellissimo incontro con la famiglia del Messaggero, alla quale ha rivolto parole importanti a difesa della buona informazione…

«Il tema gli è caro. Il rapporto con la verità è un richiamo che caratterizza direttamente il cristianesimo. In questo caso lo ha applicato all’informazione. Il grande interrogativo è di essere sempre a contatto con la realtà e con i fatti. Quella di Francesco è stata una riflessione a tutto campo che ha affidato a voi e che vale per tutti i giornali tradizionali, il settore della carta stampata, così come per i nuovi media. E’ la sfida del futuro. Il tema della ‘buona informazione’ è strettamente legata a come fare emergere la verità, senza che subentrino interpretazioni personali, opinioni riferite che, ha detto il Papa, vanno tenute distinte. Ha toccato uno dei grandi dibattiti contemporanei emersi con l’ondata di fake news incontrollate veicolate dal web».

Papa Francesco a gennaio di quest’anno ha pubblicato un documento sul pericolo delle fake news...
«Al centro di quel testo, se ben ricordo, c’era proprio il legame con la verità. Quando viene meno questo aspetto per i mass media a risentirne è la fiducia nonché la familiarità del lettore. Nel momento in cui una persona si affeziona ad un giornale il rapporto che si crea si estende in qualche modo anche a chi scrive, ne deriva un legame di fiducia che collega il lettore e con il giornalista. Da qui si apre il capitolo della credibilità, della professionalità, della grande responsabilità che i giornalisti hanno ad andare a verificare una notizia e, in fondo, a non tradire mai la fiducia dei lettori». 

Cinque anni fa il Papa raccontava di non conoscere tanto bene Roma. Interi quartieri gli erano sconosciuti. Quali sono le zone che nel frattempo ha scoperto con i Venerdì della Misericordia? 
«Oggi la sua conoscenza romana è molto buona. Conosce le parrocchie, ha un rapporto di scambio diretto con tante realtà. Ogni volta che partiamo per raggiungere le borgate trovo sempre un Papa curioso, desideroso di sapere, di approfondire. Le nostre sono visite inaspettate, lontane dai riflettori e mantengono sempre una grande spontaneità. Questo è importante per dare la possibilità al Papa di avere contatti diretti, immediati, efficaci con la gente. Ciò gli permette di avere più chiavi di lettura sulla realtà circostante». 

L’ultimo viaggio è stato al Laurentino 38. Che commenti ha fatto il Papa su quella zona quasi abbandonata?
«E’ stato emozionante. Così come non si era mai visto un Papa nella redazione di un giornale, posso dire che non si era mai vsito prima nemmeno un Papa ai ponti del Laurentino 38, al massimo i pontefici andavano in parrocchia, ma chi conosce Roma sa cosa sono i ponti del Laurentino. E’ un concentrato di povertà inimmaginabile. Ho ancora nelle orecchie la gente che si è trovata improvvisamente davanti Francesco. L’entusiasmo, lo stupore, lo sbigottimento. C’è chi urlava: Francesco non ci lasciare, non ci abbandonare. Non ti dimenticare di noi poveri. Il Papa ha visto tanta sofferenza».
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