Zingaretti: «Nessun veto su Di Maio. Renzi? È passata la mia proposta»

Zingaretti: «Nessun veto su Di Maio. Renzi? È passata la mia proposta»
di Simone Canettieri
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Giovedì 22 Agosto 2019, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Vuole tenersi leggero. Forse per sfuggire alle trame di Renzi o a quelle dei grillini. E così Nicola Zingaretti, dopo aver incassato l’unanimità in direzione sui suoi 5 punti, si concede un’insalata all’ultimo piano della Rinascente. Per poi ficcarsi al Nazareno. Un tragitto di poche centinaia di metri a piedi. Abbastanza sufficienti per provare a capire come si muoverà il Pd oggi al Quirinale.

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Segretario Zingaretti, con questi cinque punti proposti al M5S sta togliendo gli alibi ai grilini o a Matteo Renzi?
«Non si tratta di togliere alibi a nessuno. Il M5S accetta questi punti o fa saltare il banco e se ne prende la responsabilità. Ma almeno così è chiaro che da parte nostra, come Pd, non c’è alcun tipo di subalternità». 
Di Maio però sembra non cedere sul Conte-bis: ci sono margini di trattativa?
«Zero. Conte non va bene: non si può dire che gli altri, ovvero Salvini, hanno sbagliato, e riprendere a governare come se nulla fosse cambiando solo alleato».
Quale figura immagina: serve un civil servant?
«Sta dicendo un uomo di Stato, un alto servitore delle istituzioni?»
Sì. 
«Questa può essere una soluzione, una di quelle sul tavolo, ma bisogna fare un passo per volta e ascoltare, soprattutto, il Capo dello Stato».
Ma non potrebbe essere lei il premier di questo governo di legislatura?
«Faccio il presidente della Regione Lazio e il segretario del Pd e credo siano già due impegni molto gravosi e intendo continuare a fare questo».
Se sarà, sarà comunque un matrimonio complicato tra voi e il M5S. Non servirebbe un contratto?
«Per carità. Il contratto di governo non funziona: lo abbiamo visto in questa triste pagina gialloverde. Non si può pensare che ci siano due vicepremier che si curano i rispettivi orticelli e che poi litigano su tutto. Cinque punti chiari sono la soluzione. Con la manovra al primo posto».
Lei chiede forte «rinnovamento» ai grillini nei temi e anche nei nomi. Sta sbarrando la porta a Di Maio nell’esecutivo?
«No, anzi. Non ho alcun veto su Di Maio nel governo. Ma non si potrà far scendere in campo la stessa squadra che ha perso già una partita. Comunque è veramente molto presto per parlare di nomi. Per il resto mi fermo qui. In questa fase, in cui tutto è ancora precario, occorre fare un passo per volta».
Ma non la preoccupa in questa trattativa il ruolo di Matteo Renzi? La scissione nel Pd è un elemento che potrebbe complicare il quadro?
«Qui non ci sono camere segrete. La scissione di Renzi è un’eventualità che nemmeno il diretto interessato nasconde, vedremo. Ma io sono il segretario del partito e devo tenere tutti dentro la stesso schema di gioco. E ci stiamo riuscendo bene».
Ma la prima apertura al M5S è arrivata da Renzi, non da lei.
«Allora mettiamo in ordine i fatti. La proposta di Renzi, cioè quella di un governo istituzionale di breve durata, non ha ricevuto alcun tipo di reazione nel M5S».
E perché secondo lei?
«Perché, credo, che i grillini non si fidino di lui. Sfido a trovare una dichiarazione di un esponente politico che gli abbia detto di sì».
E la giudica allora una mossa di puro protagonismo?
«Non so se sia stato una mossa di puro protagonismo, quella di Renzi. Il dato politico è un altro: nessuno ha risposto alla sua sollecitazione. Mentre con il M5S, dopo la direzione di oggi, adesso c’è un ragionamento aperto grazie alla nostra proposta forte e cristallina. Che mette i grillini davanti a una scelta di campo. Ma che soprattutto, allo stesso tempo, dice che il Pd è pronto a spendersi per il Paese, senza aver paura di tornare al voto. Senza un governo forte e con obiettivi evidenti per noi ci sono solo le urne».
Ma quante sono le probabilità che l’intesa arrivi in porto? Si sente di sbilanciarsi. E più per il sì o per il no?
«Innanzitutto, aspetteremo come è ovvio le decisioni del presidente della Repubblica e quello che avrà da dirci. Ma il partito è unito su una proposta forte. Per il resto, non mi sento di sbilanciarmi in alcun modo. E’ tutto molto prematuro. A proposito cosa ha detto Di Maio dei nostri cinque punti? Ha parlato? Ci sono dichiarazioni del M5S?»
No, al momento silenzio di tomba. O d’oro (Sono le 14.30, ma le bocche dei grillini rimarranno cucite per tutta la giornata).
Al di là delle smentite di prassi, quante volte al giorno si sente con Di Maio al telefono?
Zingaretti, ride, i suoi occhi si fanno piccoli. «Diciamo che sento molto spesso il mio portavoce al telefono».
Si apre il cancello posteriore del Nazareno, il segretario dem entra nel cortile. Si tocca le tasche dei pantaloni per cercare il telefono. Chissà chi lo avrà cercato nel frattempo: Dario o Luigi?

 

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