Mattarella non perde tempo: intesa al più presto o elezioni

Mattarella non perde tempo: intesa al più presto o elezioni
di Alberto Gentili
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Mercoledì 21 Agosto 2019, 00:57 - Ultimo aggiornamento: 10:45
ROMA «Sono qui per rassegnare le dimissioni. Presidente, la ringrazio per il suo sostegno e per i suoi preziosi consigli di questi mesi». Con queste parole, alle nove di sera, Giuseppe Conte ha chiuso al Quirinale la travagliata era del governo giallo-verde. Sergio Mattarella, preso atto delle dimissioni, ha chiesto al presidente del Consiglio «di curare il disbrigo degli affari correnti». «Nel breve colloquio di meno di 10 minuti», fa sapere una fonte vicina al premier, «non è stata fatta alcuna analisi della situazione politica e nessun accenno su ciò che accadrà in futuro».

Le consultazioni saranno rapidissime come la visita di Conte sul Colle. Cominceranno oggi pomeriggio e termineranno domani. E non è certo un caso che Mattarella non perda tempo. Il capo dello Stato vede avanzare all’orizzonte nubi scure, con l’Italia già sull’orlo della recessione e i mercati finanziari in fermento. Perciò, vuole dare al più presto risposte e certezze al Paese. «Nella massima chiarezza». E intende ottenere, il Presidente, prima possibile la soluzione della crisi. In un senso o nell’altro. La nascita di un esecutivo di legislatura, serio e alto, tra 5Stelle, Pd, Leu e +Europa. Oppure le elezioni il 27 ottobre, o al più tardi e controvoglia, il 3 novembre: la sessione di bilancio in quella data sarebbe già ampiamente cominciata.

Il capo dello Stato vuole fare in fretta in quanto teme che ogni ora o giorno di rinvio potrebbero rendere una situazione già complessa, completamente ingestibile. Incancrenita. Tanto più che sul Colle si osserva un Pd spaccato, con il segretario Nicola Zingaretti schierato per le elezioni pur se in posizione minoritaria. E, soprattutto, viene valutata con allarme la manifesta incapacità dei 5Stelle di decidere. Con il conseguente probabile avvitamento dei grillini. Sia per l’estrema difficoltà a raggiungere l’intesa con i “nemici” del Pd, sia per l’innamoramento (non ancora del tutto superato) di Luigi Di Maio per Matteo Salvini. 
La prova: il capo politico del Movimento ha tentato fino all’ultimo di spingere Conte a rinviare le dimissioni a domani. Obiettivo ufficiale: ottenere il taglio dei parlamentari con la Lega. Obiettivo reale: incassare la garanzia, grazie ai tempi di applicazione della riforma, di non andare a votare fino all’ottobre del prossimo anno.
Tutte queste ragioni e questi tentennamenti, spingono il Presidente a ritenere ardua l’intesa rosso-gialla. Anche per questo Mattarella imporrà un timing stringente alla crisi, escludendo incarichi esplorativi: dopo il primo giro di consultazioni, il Presidente darà a 5Stelle e Pd venerdì e il week end per chiarirsi le idee e tornare al Quirinale con una proposta seria, credibile, duratura di un governo politico. Poi lunedì, al massimo martedì, tirerà le somme: se la volontà di Zingaretti e Di Maio di fare l’esecutivo di legislatura sarà chiara e certificata, darà l’incarico alla personalità che i due leader gli avranno proposto. Altrimenti, elezioni al più presto.

QUADRO DIVERSO
Questo percorso a tappe serrate rappresenta una novità rispetto alla lunga esplorazione dell’aprile-maggio del 2018. Allora Mattarella concesse a Di Maio e Salvini un’ampia fase di annusamento e di studio. Compresa la possibilità di redigere il famoso “contratto di programma”. E solo alla fine incaricò Conte. Questa pazienza era motivata dal fatto che la legislatura era appena nata e sciogliere il nuovo Parlamento avrebbe assunto toni eccessivamente drammatici. Ora la situazione è diversa. E con Salvini che già agita la piazza e viste le difficoltà evidenti di M5S e Pd a stringere l’accordo, tempi lunghi sono sconsigliati.
Mattarella non concederà dunque giorni e giorni per discutere l’eventuale programma comune. Se all’inizio della prossima settimana non ci sarà la fumata bianca per il governo politico di legislatura, il capo dello Stato punterà dritto verso l’esecutivo di garanzia elettorale che non avrà il compito di approntare la legge di bilancio. Un governo guidato da un tecnico (un ex giudice della Consulta o un economista) che il Presidente spedirà alle Camere il prima possibile. E non ricevendo (a meno di sorprese) la fiducia, poi scioglierà il Parlamento. Nei radar del Colle non c’è l’ipotesi che sia Conte a portare alle urne. Anche perché M5S e Pd non vogliono andare al voto con Salvini al Viminale.
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