Gaia e Camilla, il teste chiave di Corso Francia: ero in auto con Pietro Genovese: ragazze nel buio impossibili da evitare

Gaia e Camilla, il teste chiave: «Ero in auto con Pietro: le ragazze nel buio impossibili da evitare»
Gaia e Camilla, il teste chiave: «Ero in auto con Pietro: le ragazze nel buio impossibili da evitare»
di Veronica Cursi
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Sabato 28 Dicembre 2019, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 00:14

«Quelle due ragazze sono sbucate all’improvviso, correvano mano nella mano. Mi creda, era impossibile evitarle. Pioveva, era buio, ma ricordo perfettamente cos’è successo: ho visto due sagome apparire dal nulla e poi il corpo di una di loro rimbalzare sopra il cofano». Davide A., 20 anni, studente di Economia dei Parioli, parla con un filo di voce. Spesso si ferma per trattenere le lacrime. Era su quella maledetta macchina la notte del 22 dicembre, seduto al lato passeggero accanto al suo migliore amico Pietro Genovese. Il giovane ora si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio stradale duplice. «Io e Pietro - ripete Davide - ci conosciamo dalle elementari, abbiamo condiviso tutto insieme». Purtroppo, ora, condividono anche quella notte che ha cambiato le loro vite per sempre.

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Davide cosa ricorda di quella sera?
«Eravamo appena andati via da una cena a casa di amici al Fleming dove avevamo festeggiato il ritorno di un amico dall’Erasmus. Avevamo bevuto qualche bicchiere di vino, niente di più. Era da poco passata la mezzanotte e avevamo imboccato Corso Francia per andare verso il Treebar al Flaminio».

Quanti eravate in macchina?
«Pietro guidava, io ero seduto accanto a lui e dietro di noi, sul sedile posteriore, c’era un altro nostro amico che al momento dell’incidente però stava mandano un messaggio con il cellulare e dice di non aver visto nulla».
 

 


A che velocità andavate?
«Non so, ma anche volendo non avremmo potuto correre. Su Corso Francia era appena scattato il semaforo verde e l’auto era ripartita da poco».

A quel punto cos’è successo?
«Mentre passavamo davanti a una macchina che aveva rallentato alla nostra destra sono sbucate due sagome. Correvano. Credo volessero scavalcare il guardrail per raggiungere l’altro lato della strada. Ricordo di aver sentito un botto tremendo. E di aver visto una di loro sopra il cofano dell’auto. É successo tutto in una frazione di secondo».
 


Vi siete fermati subito?
«Il tempo di renderci conto di quello che era successo e accostare l’auto sulla destra, poco prima della rampa. Non potevamo inchiodare in mezzo alla strada. Dall’incidente al momento in cui ci siamo fermati saranno passati 5-10 secondi».

E poi cosa avete visto?
«Io sono sceso di corsa dalla macchina e ho visto il corpo di una delle due ragazze per terra, mi sono avvicinato per sentire il battito, non si muoveva. Poco più avanti mi sono accorto che c’era anche l’altra ragazza sull’asfalto. Subito dopo di me sono scesi Pietro ed Edoardo. Le macchine continuavano a camminare, ricordo di aver visto una, forse due macchine investirle di nuovo».

Pietro era ubriaco?
«Aveva bevuto un paio di bicchieri di vino, ma non era ubriaco o drogato: nessuno quella sera aveva fumato canne».

A quel punto avete chiamato i soccorsi?
«Qualcuno che aveva assistito all’incidente aveva già chiamato l’ambulanza, io ho chiamato i miei genitori, gli altri anche: eravamo tutti sotto choc».

Come ha saputo che Pietro era stato arrestato?
«Mi ha scritto un messaggio: “Sto andando in Questura, mi stanno arrestando”. Poi più nulla, sono in contatto con la famiglia».

Pietro aveva ripreso la patente da poco ed era già stato segnalato due volte per possesso di stupefacenti.
«È vero, una volta gli trovarono una canna in macchina e ogni tanto capitava che andasse un po’ veloce, ma non è un pazzo alla guida. E quello che è successo non si poteva evitare».

É più tornato sul luogo dell’incidente?
«Da quella sera sono uscito di casa solo una volta per andare a trovare Pietro: sta malissimo, piange tutto il giorno, siamo molto preoccupati per lui».

Ha mai pensato di contattare le famiglie delle ragazze?
«Ci penso tutti i giorni, ma cosa potrei dirgli? Mi dispiace per quello che è successo? Sono distrutto? Da quella sera, io, Pietro ed Edoardo non dormiamo più, non mangiamo più. Ma siamo vivi. Quando me la sentirò la prima cosa che voglio fare è portare una corona di fiori a Corso Francia. Gaia e Camilla avevano solo pochi anni meno di me. È un dramma per tutti».

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