Regionali e referendum verso il rinvio. L’opposizione attacca: non ci consultano

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
di Emilio Pucci
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Sabato 14 Marzo 2020, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 10:59

A Rinvio ulteriore del referendum sul taglio dei parlamentari e rinvio delle Regionali e delle amministrative. Il governo punta a far slittare le prossime scadenze elettorali per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Con un election day in autunno che blinderebbe di fatto la legislatura. Ma il via libera non arriverà con il dl che il Cdm si appresta a varare a sostegno delle misure sulla sanità. E forse neanche con il decreto che arriverà la prossima settimana e che riguarderà i provvedimenti economici per chi è stato colpito dal virus.

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LA STRADA
Insomma l’esecutivo ha deciso solo di prendersi qualche giorno in più ma la strada è già tracciata. Del resto nella bozza del provvedimento che sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri il rinvio c’è. Si parla di proroga di tre mesi rispetto ai cinque anni previsti della durata degli organi regionali per le Regioni prossime al voto, ovvero Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Si fissano le elezioni dei consigli comunali «n una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020» e il termine entro il quale è indetto il referendum sul taglio dei parlamentari è stabilito «in duecentoquaranta giorni dalla comunicazione dell’ordinanza che lo ha ammesso».

Il fatto però è che molti presidenti di Regione e nessun leader del centrodestra era stato informato. Tajani, Meloni e Salvini hanno visto il premier Conte per parlare dei provvedimenti sull’emergenza sanitaria e non hanno avuto alcun tipo di informazione a riguardo. Si contesta dunque non il merito della decisione ma il metodo.
Salvini in questi giorni ha inviato diversi sms a Conte, tra cui uno dopo il discorso pronunciato dal premier in diretta facebook sul dpcm coronovirus. «Sono in riunione, richiamo dopo», la risposta ricevuta.

LE POSIZIONI
«Non ci dicono nulla neanche del decreto», denuncia ora la Lega che parla apertamente di «totale disprezzo delle regole democratiche», di mancanza di serietà e responsabilità, dell’incapacità del presidente del Consiglio di superare «piccole questioni personali». «C’è delusione – si spiega – perché noi continuiamo a dire che siamo disponibili alla collaborazione e invece non hanno neanche l’accortezza di chiamarci». Polemizza pure Fdi: «In queste ore – sottolineano i capigruppo Ciriani e Lollobrigida - bisognerebbe evitare forzature che mettano a rischio il clima di concordia». E c’è sconcerto anche in FI. In FI, Fdi e pure nel partito di via Bellerio si sottolinea che la priorità ora è sconfiggere il coronavirus. «Ma – si rimarca – non siamo ancora al governo di salute pubblica. L’esecutivo dovrebbe condividere queste decisioni».
 



In realtà palazzo Chigi ha spiegato che «qualsiasi scelta» sullo slittamento delle regionali, delle amministrative e del referendum «sarà assunta solo dopo avere consultato le forze politiche di maggioranza e di opposizione, nonché coinvolgendo le stesse regioni, nel pieno rispetto delle loro prerogative costituzionali».
LE ACCUSE

Un ‘big’ della Lega parla di «democrazia sospesa» visto che si è deciso di posticipare pure il voto su Agcom e Privacy, «tanto in ogni caso passeremo all’incasso», aggiunge la stessa fonte. I rosso-gialli, però, non hanno alcuna intenzione di interpretare lo slittamento come un segnale politico per rafforzare l’asse di governo tra Pd e M5s. «L’emergenza è un’altra». Ma proprio perché l’emergenza prevede di destinare ogni risorsa contro il coronavirus si andrà all’election day. Con l’irritazione del comitato del no al taglio dei parlamentari che ha già fatto sapere di non essere d’accordo. 
 

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