Coronavirus, Maga (Cnr): picco forse già nel fine settimana. Segnali incoraggianti: il trend è lineare

Maga (Cnr): picco forse già nel fine settimana. Segnali incoraggianti: il trend è lineare
Maga (Cnr): picco forse già nel fine settimana. Segnali incoraggianti: il trend è lineare
di Valentina Arcovio
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 10:36

«Il numero dei nuovi contagi continua ad aumentare, ma sembrano farlo in modo lineare anziché esponenziale. Questo potrebbe essere un segnale che forse il picco arriverà presto, tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima». É questa la lettura che Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Igm), dà all’ultimo bollettino sul nuovo coronavirus

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Professore, cosa intende per crescita lineare? 
«Che il numero dei nuovi contagi cresce in modo costante, senza evidenti oscillazioni verso l’alto. É così ormai da circa 3 giorni in quasi tutte le regioni, da Nord a Sud, e questo è un segnale positivo. Ad esempio, nel Lazio i casi crescono a un ritmo lineare di 70 nuovi al giorno, in Campania di 50-60 al giorno, in Sicilia di 20-30 al dì. Il trend rimane sempre in aumento, ma non in modo esponenziale come ad esempio una settimana fa. Si possono inoltre scorgere segnali incoraggianti anche dalla velocità in cui crescono i nuovi casi in Lombardia che è visibilmente rallentata». 

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Può spiegarsi meglio? 
«Mi riferisco al ritmo con cui crescono i nuovi casi. Se ad esempio lo scorso 5 marzo i casi aumentavano da un giorno all’altro a un ritmo del 35 per cento, ora siamo arrivati a un ritmo pari al 10 per cento. Questo significa che se prima ci volevano solo 2-3 giorni per far raddoppiare il numero dei nuovi contagi, con questo ritmo oggi ci vogliono una decina di giorni. Qualcosa di simile sta succedendo anche in Emilia Romagna e in Veneto, le altre due regioni più colpite. Potrebbe essere un segnale che le misure restrittive, adottate per prime in queste regioni stiano cominciando a dare qualche effetto positivo».
 



Quali sono le implicazioni pratiche? 
«Si spera che questa velocità di crescita dei contagi diminuisca ancora di più tra una settimana, quando dovrebbero essere visibili gli effetti delle misure restrittive nazionali». 

Tutto questo ci avvicina al picco e, di conseguenza, al tanto atteso calo dei contagi? 
«Sì. É possibile anche che il picco arrivi un po’ prima del previsto o quantomeno ce lo auguriamo. Forse ci sarà alla fine di questa settimana o subito all’inizio della prossima». 

Significherà che l’emergenza è finalmente finita e che si potrà riprendere la vita di tutti i giorni? 
«No. Significherà semplicemente che quello che abbiamo fatto sta funzionando. Un’area si dichiara libera da un’epidemia, infatti, quando passano 2 settimane dall’ultimo contagio. Quindi, bisogna attendere che non ci siano nuovi contagi e lasciar passare ancora 14 giorni, il periodo di incubazione».

Da allora saremo di nuovo liberi di uscire? 
«Credo che le misure restrittive verranno eliminate gradualmente, una regione o un’area per volta, a seconda dell’andamento dell’epidemia. Credo che questa sia l’ipotesi più ragionevole per evitare una uova crescita di contagi».

Crede che questo obiettivo sia raggiungibile anche se ormai in Italia non si fanno più i tamponi ai casi sospetti, ma solo a quelli gravi? 
«Lo speriamo. Certamente sarebbe ideale fare i tamponi a tutti, ma evidentemente non possiamo farlo. Credo che però sia utile pensare di fare, magari in alcune aree del Paese, screening sia sui casi sintomatici che su persone asintomatiche per capire come avviene la diffusione del virus. Un aiuto molto importate potrebbero arrivare alla fine del mese, quando la Cina metterà a disposizione dell’Italia un nuovo kit che consentirà di analizzare la presenza di anticorpi contro il coronavirus nelle persone. Capiremo molte cose su questa epidemia». 
 

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