Coronavirus, medici infettati, le vittime salgono a 80: braccio di ferro sull’immunità legale

Coronavirus, medici infettati, le vittime salgono a 80: braccio di ferro sull’immunità legale
Coronavirus, medici infettati, le vittime salgono a 80: braccio di ferro sull’immunità legale
di Diodato Pirone
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Domenica 5 Aprile 2020, 01:28

Ieri altri due medici sono deceduti per l’epidemia di coronavirus. Sono Paolo Peroni (chirurgo specialista in Oftalmologia) e Giandomenico Iannucci (medico di famiglia). Il totale dei decessi fra i dottori sale così a 80, che si aggiungono ai 25 infermieri morti finora e ai circa 5.500 operatori sanitari contagiati dall’inizio dell’epidemia. I numeri parlano da soli e tuttavia ieri l’Ordine dei medici ha ribadito che la distribuzione di mascherine e altri dispositivi di protezione per il personale medico continua ad essere carente.

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LE TUTELE
Intanto il fronte della sanità è agitato anche dall’arrivo in Senato del decreto cura-Italia. Molte forze politiche hanno presentato emendamenti per tutelare i dottori anti-Covid da una possibile ondata di cause che alcuni studi di avvocati stanno pubblicizzando, in particolare in Lombardia. Emendamenti in tal senso sono stati presentati nei giorni scorsi da Pd, M5s, Forza Italia e Italia Viva tutti con l’obiettivo - sia pure con strumenti diversi - di tutelare i medici. Il problema è così sentito che nei giorni scorsi anche l’Ordine degli Avvocati ha assicurato quello dei Medici che opererà in modo da evitare operazioni scorrette fatalmente destinate a «sfruttare il dolore procurato dalla pandemia».
Ieri molte polemiche ha suscitato un emendamento della Lega, primo firmatario il senatore Matteo Salvini leader del partito, che tra l’altro prevedeva una sorta di salvacondotto per i direttori sanitari delle varie Asl, molti dei quali nelle regioni del Nord vicini a quel partito. L’emendamento ha suscitato la protesta dei sindacati confederali dei dipendenti pubblici ed è stato poi ritirato.
 




Resta il problema: come tutelare da denunce giudiziarie ingiustificate i dottori che hanno affrontato lo tsunami del coronavirus?
La risposta non è facile sul piano tecnico per la semplice ragione che se nella stragrande maggioranza dei casi il sistema sanitario e i singoli operatori sanitari hanno retto ad una prova durissima nessuno può stabilire a priori che non ci siano stati casi di dolo o di abbandono. Le risposte fornite dagli emendamenti dei partiti tentano di stabilire una linea di demarcazione che prosciughi l’acqua di iniziative ricattatorie senza impedire che giustizia venga fatta se qualcuno ha sbagliato davvero.

Ma è difficile che i partiti riusciranno a piantare proprie bandierine ottenendo l’approvazione di questo o quell’emendamento a favore dei medici. Infatti sul decreto con ogni probabilità il governo porrà la fiducia e dunque sarà l’esecutivo a stabilire l’altezza dello scudo destinato a proteggere i medici da improvvide iniziative di qualche avvocato senza scrupoli.

Nei giorni scorsi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede avrebbe dato parere favorevole, con riformulazione agli emendamenti al decreto sulla responsabilità medica: la norma allo studio indicherebbe che la responsabilità civile dei medici e degli infermieri sia limitata ai casi di colpa grave e, sul versante penale, la punibilità sarebbe limitata. «Lo scudo è essenziale per tutelare gli eroi impegnati in prima linea nelle corsie. In questi momenti di drammatica emergenza socio-sanitaria appare infatti indispensabile», scrive in una nota il Centro Studi Borgogna che nei giorni scorsi aveva lanciato l’idea dell’immunità per i medici anti-Covid 19.
 

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