Coronavirus, arrivano le mascherine a prezzo fisso, Arcuri: «Ne abbiamo già 47 milioni»

Coronavirus, arrivano le mascherine a prezzo fisso, Arcuri: «Ne abbiamo già 47 milioni»
Coronavirus, arrivano le mascherine a prezzo fisso, Arcuri: «Ne abbiamo già 47 milioni»
di Giuseppe Scarpa
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Domenica 26 Aprile 2020, 01:53 - Ultimo aggiornamento: 11:16

Le mascherine verranno vendute a un prezzo fisso e l’Italia le auto produrrà. Il simbolo alla lotta al coronavirus, oggetto di speculazione sui mercati mondiali, dentro i confini nazionali dovrà essere venduta a una cifra stabilita per legge. Lo ha annunciato ieri il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri. L’uomo al quale l’esecutivo ha affidato il compito di approvvigionare il Paese del prezioso presidio sanitario. 

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Sino ad oggi l’acquisto delle chirurgiche, delle ffp2 e delle ffp3 è stato, per gli italiani, tutt’altro che economico. In certi casi è stato perfino difficile reperirle nel luogo naturale in cui le si compera, le farmacie. «Che i cittadini non trovino le mascherine è sempre meno vero», ha spiegato Arcuri, che poi ha annunciato: «Siamo pronti a distribuire tutte quelle che serviranno per gestire la fase 2». E ancora: «le regioni ne hanno nei magazzini 47 milioni». In sostanza, per il commissario straordinario, su questo fronte l’Italia è pronta. «Nelle prossime ore, fisseremo il prezzo massimo al quale potranno essere vendute, anche in riferimento all’aliquota fiscale connessa». Una delle ipotesi emersa nei giorni scorsi è che sia di 90 centesimi a mascherina (chirurgiche). 

AUTOPRODUZIONE 
Ovviamente il successo dell’operazione è direttamente collegato alla capacità del Paese di auto produrle. Insomma di non importarle più, di rendere l’Italia meno dipendente dall’estero. Sarebbe impossibile imporre un prezzo a livello globale. Per questo motivo Arcuri ha snocciolato una serie di progetti e numeri che dovrebbero renderci autonomi su questo fronte. 

Un obiettivo ambizioso visto che ormai la fabbricazione delle mascherine, per costi di manodopera è ormai stabilmente radicata in Asia. Da venti anni le aziende che le producevano in Italia hanno chiuso i battenti o si sono riconvertite disperdendo quel know-how che è alla base di una realizzazione efficiente. Ma come ha spiegato Arcuri un accordo è già stato siglato: due imprese realizzeranno 51 macchinari che il governo acquisterà e installerà in strutture pubbliche. La produzione iniziale dovrebbe essere tra le 400mila e le 800mila al giorno, per arrivare fino a 25 milioni. «Ne distribuiamo un numero sufficiente per le regioni affinché ne mettano da parte una quota. Stiamo anche lavorando per ridurre fino ad azzerare le importazioni». 

La corsa contro il tempo di questo mese ha attirato numerose critiche contro Arcuri. Di fatto, il reperimento e la distribuzione di mascherine è stato oggetto di aspre polemiche politiche. «Trenta giorni fa tutto ciò non esisteva e - ha spiegato - senza dover richiamare uno straordinario artista napoletano “non mi debbo scusare per il ritardo” perché 30 giorni sono un tempo straordinario, che soltanto un grande paese riesce a impiegare per raggiungere questo obiettivo». 

DISTRIBUZIONE 
Sono state distribuite 138 milioni di mascherine e le Regioni ne hanno in magazzino 47 milioni per sanità, parasanità, servizi pubblici essenziali, forze di polizia: «Continueremo a distribuire a titolo gratuito i dispositivi di protezione individuale al sistema sanitario, alla pubblica amministrazione, ai trasporti pubblici e alle forze dell’ordine e a tutte le componenti del sistema pubblico che ricominceranno a vivere dal 4 maggio», ha sottolineato Arcuri. 

CASE DI CURA
I dispositivi verranno anche distribuiti alle Rsa «siano esse pubbliche, poche, siano esse private, molte - ha aggiunto - Lo troviamo un gesto necessario di solidarietà di vicinanza e di sostegno a dei luoghi che sono sempre più l’epicentro di questa grave crisi».
Ma si lavora per fare in modo che tutti i cittadini possano averle, visto che il governo non ha escluso la possibilità di renderle obbligatorie nei luoghi pubblici. Insomma, lo «Stato c’è e lavora per garantire il diritto alla salute», ha precisato. Lo si vedrà il quattro maggio, giorno in cui Arcuri ha annunciato una pioggia di mascherine. 
 

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