Calcutta: «Ora giro un film e poi ritorno nella mia Latina»

Calcutta: «Ora giro un film e poi ritorno nella mia Latina»
di Simone Canettieri e Alvaro Moretti
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Domenica 10 Giugno 2018, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 13:37
«Scusate se sono stato sincero». E cosa avrà detto mai Edoardo D’Erme per tutti Calcutta? Innanzitutto che è «contento» per Evergreen, il suo ultimo disco, campione di vendite in Italia. Per chi lo conosce, questa è già una notizia. Dopo il successo di Mainstream (con pezzi quasi generazionali come Frosinone, Cosa mi manchi a fare, Gaetano, Del Verde: guardare per credere su YouTube le visualizzazioni) sembra arrivato il momento della consacrazione. Ma il personaggio «ispido» com’è, con la faccia di chi la sa lunga ma forse si è appena svegliato, è schivo ai proclami. Raccontano da Bomba dischi (la casa che lo produce): «Da quando è primo in classifica non ha voluto fare nemmeno un brindisi: è fatto così, è un perfezionista». 

LO SPARTIACQUE
Eppure Evergreen è uno spartiacque. In copertina c’è Calcutta con un gregge di pecore sullo sfondo. «Ma non l’ho copiate dalla Raggi, eh. A me è venuta prima l’idea. Cosa significano? È un piccolo mistero - racconta il cantautore 28enne di Latina - tra poco usciranno altri tre pezzi e si capirà di più».

Per adesso ce n’è uno che omaggia Hübner (Dario, l’attaccante del Brescia poco amante dei riflettori), poi Paracetamolo, Kiwi, Pesto, Nuda nudissima... Pezzi che girano già sulle piattaforme social e su Internet, il mondo calcuttiano, nuovo Eldorado di tanti nuovi tantissimi gruppi, la culla dell’indie. «È vero - racconta - Internet è stato un risveglio per la musica. Un risveglio coinciso con il risveglio del pop italiano. Ma non so se ci sia una correlazione, ancora lo devo capire, anzi se lo capite voi fatemi un fischio». 

Nel frattempo non rimane che fare un post su Instagram, la piattaforma dove si promuove, canta, suona e non solo. «Instagram mi tiene la testa impegnata. Mi piace fare dei video, montarli, fare editing». Non solo canzoni, dunque. Dobbiamo aspettarci anche i cortometraggi? «No, i film, mi piacerebbe girare un film, raccontare una storia, chissà che prima o poi... Ne parlavo l’altro giorno con un mio amico». Nuovo Cinema Calcutta? «Il cinema mi piace molto. Guardo i film vecchi, li uso come macchina del tempo. Sono un passatista. Vale anche per la musica. Nella forma canzoni Anni ‘60 e ‘70 trovo una purezza: questo disco, scimmiotta quel periodo. Da Gino Paoli a Burt Bacharach». 
Calcutta non ama le interviste perché spesso non si ritrova nei titoli, corti e secchi, niente a che vedere con le sue ballate tonde e piene di sinestesie. Che raccontano storie e colorano città: Pesaro, Venezia, Bari, Milano, Pomezia, Frosinone, Bologna con quella «svastica da disegnare, ma solo per litigare». E quindi racconta: «Un luogo fa tanto, è una scenografia, un’esperienza, un viaggio».

IL TOUR
Prima di iniziare il tour nei palazzetti, quest’estate farà due tappe, forti e simboliche. Il 21 luglio sarà nello stadio della sua Latina («Ho un bellissimo rapporto con la mia città, non rinnego la mia provincia: prima non ero convinto, ora sono motivatissimo perché sarà molto bello»), poi il 6 agosto eccolo nel tempio sacro dell’Arena di Verona, dove peraltro ha già registrato il soldout. «Tommaso Paradiso mi ha mandato l’altra sera una foto: brividi dietro alla schiena, speriamo bene, dai». Insomma, alla fine ha messo su una bella corazza contro lo stress da hit anche Calcutta. A forza di successi, like, ritornelli-tormentoni regalati al web, imitazioni, persone che lo fermano in giro.
«Forse adesso sono diventato un cantante, prima non avevo tanta cura di questo aspetto: la mia voce ora è diventata uno strumento. Per il resto, se ho qualche filtro è una forma di difesa. Forse risulto un po’ ispido, come dite voi, ma sono sincero». Nota per i romantici appassionati del genere: «Nella mia vita ho avuto solo due storie serie: con una ragazza di Latina e con un’altra di Verona. Insomma, i concerti di quest’estate. Bella storia». Quasi quasi meriterebbe una canzone.
 
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