Incidenti, sassaiole, mezzi che esplodono: la “vita spericolata” dei pendolari Atac

Incidenti, sassaiole, mezzi che esplodono la “vita spericolata” dei pendolari Atac
Incidenti, sassaiole, mezzi che esplodono la “vita spericolata” dei pendolari Atac
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 17 Ottobre 2019, 00:41

Salire sul bus e ritrovarsi in un disaster movie: finestrini in mille pezzi e lingue di fuoco che lambiscono il sedile. Apocalypse Now? No, il 351 alla Bufalotta. E se non è l’incendio, è l’autista che fa il frontale con l’albero; se non è il tram che deraglia contro il lampione sono i sassi scagliati dalla baby gang sul notturno; se proprio va bene, è un banale guasto, che significa sì dire addio alla corsa, ma almeno senza il brivido di saltar giù prima che la navetta esploda o dopo che si è schiantata all’incrocio.

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Vuoi mettere la comodità di scendere da bordo con tutta calma... Welcome to Rome, anzi welcome to Atac. Rischi del mestiere del pendolare capitolino, sbalestrato tra corse al ralenti e spericolati fuori programma. Come in quella canzone di Vasco che fa: «Abbiamo frequentato delle pericolose abitudini... e siamo vivi quasi per miracolooo». 
 

 


AVVENTURE FLAMBÈ
Il menù della sciagurata modalità adventure di Atac è vario e assortito: alla voce bus flambé, dal 2016 a oggi, si contano 148 mezzi abbrustoliti, parzialmente o proprio del tutto. Non c’è zona della città che non abbia avuto la sua esperienza fiammante: centro & periferia, da via del Tritone alla Palmiro Togliatti, da Colli Aniene a piazzale Clodio, a due passi dalla cittadella giudiziaria. Proprio i consulenti della Procura di Roma, indagando sul crescendo di mezzi formato barbecue, hanno capito l’origine del disastro: in pratica nelle officine si cannibalizzavano i bus già ridotti a simil-rottami, si rattoppavano quelli ancora circolanti e poi si incrociavano le dita. Si è visto com’è andata.
 


A TUTTA CHAT
Ad agosto un tram è deragliato e ha preso in pieno un palo sulla Flaminia; sulla stessa strada, a giugno, un altro mezzo è svicolato dai binari. Lo stesso è accaduto, stavolta a piazzale Belle Arti pochi giorni fa, alla fine di settembre.

Anche per la variante al volante a tutta chat l’aneddotica è sterminata e si propaga con i filmini sempre virali dei passeggeri che immortalano il conducente indaffarato a smistare emoticon e vocali di Whatsapp, mentre col polso dell’altra mano sterza nel traffico romano. Pratica diffusa purtroppo anche tra gli automobilisti semplici (le multe dei vigili per la guida col cellulare all’orecchio o tra le dita sono quasi raddoppiate da un anno all’altro, arrivando a quota 15.379 solo nei primi sei mesi del 2019), ma la condotta è ancora più pericolosa quando si ha la responsabilità di centinaia di passeggeri a bordo. 

C’è anche chi si mette strafatto o ubriaco al volante: l’Atac ne ha beccati 8 solo l’anno scorso. Tutti incastrati, per fortuna, dai test che vengono fatti random agli autisti.

La cronaca poi, anche nelle ultime settimane, ha raccontato di aggressioni, zuffe e sassaiole a bordo. Oltre 200 casi l’anno. A volte contro i passeggeri, altre contro i conducenti, che difatti si preparano a fare le ronde, giustizia fai-da-te.

L’episodio più clamoroso risale a fine settembre, di notte, quando una banda di otto ragazzini, tutti minorenni, dopo essere salita a bordo del 46 che dalla periferia porta dritti in Centro, ha assalito l’autista “reo” solo di un rimprovero: «Smettete di fumare». E giù una scarica di pugni. «La verità? Il problema è Roma - si è sfogato il conducente dal letto d’ospedale - non è possibile che accadano cose del genere». Invece accadono. E non è un film.

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