Il welfare fa bene alle aziende: producono di più

Il welfare fa bene alle aziende: producono di più
di Mario Baroni
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Mercoledì 30 Settembre 2020, 15:28 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 10:20
È stato il detonatore di una serie inesorabile di esplosioni in un mercato che ha cambiato aspetto. Il welfare aziendale in Italia, fino al 2016 era una esperienza di nicchia. Cosa da pionieri. Con la Legge di stabilità di quell’anno si sono introdotte fondamentali novità che hanno defiscalizzato (e decontribuito) i premi di risultato, offrendo una motivazione decisiva per predisporre piani di welfare in azienda.
Tuttavia il welfare aziendale non può giustificarsi solo per il conseguimento di un vantaggio fiscale, ma presuppone l’obiettivo di un benessere dei dipendenti in azienda che possono e devono sentirsi come parte integrante dell’impresa: il benessere organizzativo diventa la condizione per parlare di welfare aziendale.
Oggi, dopo cinque anni dal big bang del welfare aziendale in Italia, si può dire, come ha documentato la quinta edizione del Rapporto Welfare Index Pmi promosso da Generali Italia, che il welfare fa bene all’impresa. Anche alle Pmi. Non solo ai lavoratori. Le aziende che hanno capito e praticato le opportunità di welfare per i loro dipendenti si sono trovate a crescere in produttività e occupazione. Le imprese più attive nel welfare hanno un tasso di produttività che aumenta del +6% nel biennio, triplo rispetto alla media delle Pmi, pari a 2,1%. Anche l’occupazione cresce nelle imprese più attive quasi del doppio: attestandosi all’11,5% rispetto alla media del 7,5%. Le aziende che fanno welfare, crescono di più, e ciò facendo contribuiscono alla crescita positiva dell’ecosistema in cui operano.



Il welfare aziendale è uscito rafforzato dalla crisi Covid-19, con buona pace di chi avrebbe scommesso in una sua contrazione, in termini di budget e di attenzione (inevitabile che i premi di risultato si esauriscano, se non c’è più risultato), durante la prima fase drammatica della pandemia. Anzi, è confermato che si afferma come una leva strategica per affrontare l’emergenza e per la ripresa sostenibile del Paese.

L’INCENTIVO

Un piccolo ulteriore incentivo è venuto da uno degli ultimi provvedimenti del Governo. Per l’anno 2020 è stata raddoppiata la quota di welfare aziendale, legata ai fringe benefit portando il limite per la detassazione di beni e servizi riconosciuti ai lavoratori dipendenti a 516,46 euro. La novità introdotta dal testo del decreto n. 104 approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 agosto 2020, riconosce le misure di welfare come uno strumento a supporto sia della ripresa dell’economia che delle famiglie in difficoltà. 
Una novità che sarà limitata al solo periodo d’imposta 2020 introdotta come misura temporanea. Difficile immaginare ulteriori interventi correttivi e favorevoli nella prossima Legge di Bilancio, che sul fronte del lavoro dovrà affrontare l’emergenza della Cassa integrazione e della Naspi.
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