Focolaio a Vicenza. Manager positivo: cene, feste e anche un funerale. La donna del mistero: non dice niente, neppure che lavoro fa

Manager positivo: cene, feste e anche un funerale. La donna del mistero: non dice niente, neppure che lavoro fa (Foto di Engin Akyurt da Pixabay)
Manager positivo: cene, feste e anche un funerale. La donna del mistero: non dice niente, neppure che lavoro fa (Foto di Engin Akyurt da Pixabay)
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Sabato 4 Luglio 2020, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 10:03

Il bollettino ha registrato il caso ieri sera: c'è un nuovo paziente ricoverato in rianimazione in Veneto, è all'ospedale di Vicenza ed è l'unico, dei 9 totali che si trovano in terapia intensiva, positivo al Coronavirus. Un numero dietro al quale c'è una storia incredibile, quella di un imprenditore, 65enne manager della Laserjet di Pojana Maggiore, che torna dalla Serbia, sta male, scopre di avere il Covid, ma non si cura, non si chiude in casa, continua a fare le cose di sempre.

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E all'Ulss che gli chiede i dati delle persone con cui è stato in contatto giusto per accertare se ci sono altri contagi, manco dice tutti i nomi di chi era in furgone con lui nel viaggio di rientro dalla Serbia. Adesso è in rianimazione, ci sono altre quattro persone positive, ma ricostruire i contatti - e figura pure un consigliere regionale, il vicentino Joe Formaggio - continua a non essere semplice visto che c'è chi rifiuta di dare nomi e dati.
 

La scia di contagio dell'imprenditore

La storia l'ha raccontata ieri mattina un furibondo governatore del Veneto, Luca Zaia. E allora ecco date, nomi e numeri così come sono stati ricostruiti dalle Ulss. Il caso indice, quello che dà origine a tutta la storia, è un imprenditore vicentino di Sossano, appunto il manager della Laserjet, che viene trovato positivo il 29 giugno. Gli operatori del Sisp, Servizio igiene e sanità pubblica, scoprono che l'uomo era tornato quattro giorni prima, il 25 giugno, da una trasferita di lavoro dalla Serbia «assieme ad altre due persone» e già il 25 giugno aveva accusato febbre, dolore alle ossa, malessere generale. Ciò nonostante, l'imprenditore continua a comportarsi come se nulla fosse: lavora in ditta, va a una festa, partecipa a un funerale. Il 28 giugno va al pronto soccorso di Noventa Vicentina, gli fanno il tampone: è positivo al coronavirus. Lo trasferiscono a Vicenza, ma rifiuta il ricovero. Solo dopo tre giorni, il 1° luglio, accetta di farsi curare: terapia intensiva. Occhio: la sera prima mica era a letto a casa, stava ancora in mezzo alla gente come lo stesso imprenditore ha confermato fornendo la lista delle persone con cui era stato in contatto nei giorni precedenti. «Inquietante che ci sia chi, pur sapendo di essere positivo, continua ad andare in giro», ha detto Zaia. Furioso e incredulo, pur augurando all'imprenditore di guarire presto: «Ma se questo è il sistema di comportarsi dopo quattro mesi di Covid, allargo le braccia».
 
 

Buchi nei contatti del manager della Laserjet

Fatto sta che i nomi forniti dal caso indice, cioè dal manager, non sono neanche completi. «Al Sisp arrivano segnalazioni di persone che dichiarano di aver avuto contatti con lui, non indicate nella sua lista», recita il rapporto. Tutti i contatti vengono messi in isolamento fiduciario, si procede con i tamponi. E si arriva al primo caso secondario: un collega di lavoro dell'imprenditore, residente a Pojana Maggiore, viene trovato positivo. È il 30 giugno. La cerchia dei contatti si allarga, uno è residente nell'Ulss 9 Scaligera. Il giorno dopo, 1° luglio, si accerta il secondo caso secondario: è la terza persona, residente a Orgiano, che era nel furgone e che rientrava dai Balcani, dipendente della Laserjet.


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Sempre il 1° luglio, terzo caso secondario: è un veronese di Bonavigo, anche lui era in viaggio con gli altri tre colleghi dal 18 al 22 giugno, solo che il manager non l'aveva detto. È stato il dipendente a rivolgersi ai medici dopo aver saputo che il proprio datore di lavoro con cui era stato in Serbia era risultato positivo al Covid. E ha raccontato altre cose: in un trasferimento in furgone c'erano altri due operai, un serbo e un bosniaco. Ha detto di essere entrato in contatto con un settantenne serbo che all'epoca aveva sintomi e adesso è ricoverato in rianimazione nel proprio Paese.
 

La donna misteriosa: non rivela contatti e lavoro

Il quarto caso secondario è quello che sta facendo lavorare gli operatori del Sisp: è una donna, cinese, che il 29 giugno si è presentata al Pronto soccorso di Schiavonia con vomito, febbre e diarrea. Risultata positiva al tampone, è stata collegata dalla Regione con il caso indice, cioè il manager vicentino ora in rianimazione. Ma non ha voluto dare i nomi delle persone con cui è stata in contatto. Reticente anche sulla propria attività lavorativa: prima ha detto di essere disoccupata, poi ha detto di gestire una profumeria ad Adria con una commessa, avrebbe svolto attività anche a Lozzo Atestino, Agugliaro, Veggiano, che poi è tutta la zona di Vo'. Fatto sta che al riserbo della donna si sono aggiunte voci incontrollate, al punto che il sindaco di Lozzo ieri sera ha annullato un evento pubblico temendo casi di contagio.


IL REPORT UFFICIALE SUI CASI FOCOLAIO - SCARICA IL PDF


Il bilancio? Cinque positivi conclamati e, per ora, 89 contatti. Di questi i 52 vicentini sono risultati tutti negativi. I tamponi effettuati ai 37 contatti di Verona (ma il numero è da considerarsi provvisorio) sono in fase di processazione: i primi 6 sono negativi. Da notare che i controlli non hanno riguardato solo adulti, ma anche bambini: ben cinque solo per il dipendente veronese.
Al.Va.

 

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Luca Zaia torna in diretta oggi, venerdì 3 luglio 2020 dalla sede della Protezione Civile di Marghera, per fare il punto sulla situazione del Coronavirus in Veneto , anche alla luce del nuovo preoccupante focolaio che si è acceso negli scorsi giorni a Vicenza.


 

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