Trovata morta schiacciata nel letto: è un'agente della polizia penitenziaria

Il carcere femminile della Giudecca
Il carcere femminile della Giudecca
di Nicola Munaro
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Martedì 4 Maggio 2021, 06:55 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 10:24

VENEZIA - Di sicuro c’è che Roberta Romano, 56 anni, è morta. L’ha trovata la figlia domenica sera, poco dopo le 21.30, nella sua camera da letto, soffocata e riversa all’interno del letto matrimoniale a contenitore. Asfissia, il primo referto del medico legale. La donna, residente a Santa Marta, era un’agente di polizia penitenziaria alla Giudecca, impiegata nella parte amministrativa del carcere femminile, dopo alcuni anni in servizio nei bracci del penitenziario.

L’INCHIESTA
La telefonata della ragazza ha dato il via ai soccorsi e all’inchiesta che la procura di Venezia ha aperto ieri mattina: nessun reato, al momento. Solo un fascicolo per atti relativi alla morte perché la pista che ora è la più battuta dai carabinieri del Nucleo natanti, porta ad un incidente domestico. Una fatalità quindi, ma sulla quale Arma e magistratura vogliono vederci ancora più chiaro. Per questo la casa di Santa Marta dove viveva la donna è sotto sequestro e il pm Laura Villan ha disposto l’autopsia per cristallizzare la causa della morte.

DINAMICA INCERTA
L’obiettivo delle indagini è capire cosa sia successo in quell’appartamento a Santa Marta ora sotto sequestro giudiziario. Dopo i primi accertamenti, i carabinieri hanno spiegato che si tratta di un incidente domestico: quando i medici del Suem118 e i militari del Nucleo natanti sono entrati nella stanza da letto della donna, l’hanno trovata riversa nel letto, ormai senza vita. Ma cosa sia successo prima, resta un mistero dal quale però sembra essere escluso il malore. Cos’abbia ucciso la cinquantaseienne è il nodo dell’indagine aperta alla Cittadella della Giustizia di piazzale Roma e affidata all’Arma, che nelle scorse ora ha sentito la figlia della donna, la prima a chiamare i soccorsi.

I FATTI
La storia inizia attorno alle 21.30 di domenica sera quando il centralino del Suem118 riceve una chiamata. All’altro capo del telefono c’è una ragazza, giovane, poco più che maggiorenne: chiede aiuto perché ha trovata la madre che non respira. Dice che è nel letto a contenitore. 
I volontari del Suem girano l’allarme ai carabinieri che arrivano a casa della donna poco dopo. Inutili però i tentativi di rianimazione da parte dei volontari della sanità: Roberta Romano è già morta da tempo.
Scattano così le indagini per andare a fondo della vicenda e capire cosa sia successo nella stanza da letto della donna. I primi passi spingono nella direzione di una fatalità, una disattenzione che avrebbe dato il via ad un incidente domestico che non le ha lasciato scampo. Molto di più si saprà dall’esito dell’autopsia che verrà affidata nei prossimi giorni e dal racconto fatto dalla figlia ai militari dell’Arma, tassello fondamentale nell’inchiesta sulla morte della donna.

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