Covid, taglio dosi vaccino Pfizer: l'ira di Veneto, Friuli e Trentino. E ora cosa succederà?

Covid, taglio dosi vaccino Pfizer: l'ira di Veneto, Friuli e Trentino
Covid, taglio dosi vaccino Pfizer: l'ira di Veneto, Friuli e Trentino
di Alda Vanzan
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 13:32

«Una vergogna, anzi, una doppia vergogna», sbotta il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. E il collega del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «Inaccettabile, serve un riequilibrio». Sono le dure reazioni alla decisione dell'azienda farmaceutica statunitense Pfizer di tagliare la fornitura dei vaccini anti Covid all'Italia: un taglio unilaterale del 29% che in Friuli però tocca il 54% e in Veneto il 53%. Tant'è che la regione governata da Zaia, che ieri doveva iniziare a iniettare il richiamo alle 800 persone che hanno ricevuto la prima dose nella giornata del 27 dicembre, sta cercando di capire come riorganizzare il piano vaccinale. Perché è chiaro che con meno della metà delle dosi promesse saltano tutte le programmazioni.

Vaccino Veneto e Friuli

Ieri il commissario straordinario per l'emergenza, Domenico Arcuri, ha ribadito che la decisione di Pfizer di ridurre di circa 165 mila dosi - pari al 29% - il nuovo invio di vaccini ai 293 punti di somministrazione sul territorio italiano è stata «unilaterale» e che, in modo del tutto arbitrario», questa settimana a fronte delle 562.770 dosi previste, verranno consegnate 397.800 dosi. Come anticipato ieri dal Gazzettino, le uniche regioni che non avranno tagli nella distribuzione dei vaccini Pfizer-BioNTech sono Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d'Aosta. Le regioni più penalizzate sono Trentino Alto Adige (-58%), Friuli Venezia Giulia (-54%), Veneto (-53%), Emilia Romagna (-50%). Come si spiegano questi tagli? Sembra che Pfizer abbia calcolato una scatola per ospedale, con la conseguenza che chi ne aspettava una non avrà riduzione, chi ne aspettava due si vedrà tagliare la fornitura del 50%.

Caos dosi

«Quello che sta succedendo con i vaccini grida vendetta - ha detto Zaia -. È una vergogna, anzi, una doppia vergogna.

Primo perché Pfizer non ha mantenuto fede agli impegni presi. Secondo, perché hanno deciso loro a chi darli». Durissimo, a fronte di un taglio del 54%, il secondo più alto in tutta Italia, anche il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «È inaccettabile: penso serva un riequilibrio, dove il taglio venga spartito in modo equanime nel Paese. Ho sentito Pfizer, mi dicono che dalla settimana successiva si dovrebbe tornare alla fornitura normale, ma se non abbiamo certezze il rischio è che dovremmo decidere di rallentare la campagna vaccinale». Fedriga ha sottolineato che «ci sono Regioni in cui non c'è nessun tipo di riduzione di fornitura, altre come la nostra, il Trentino Alto Adige e il Veneto, che hanno un taglio superiore al 50%. Penso sia utile un riequilibrio, considerando che queste Regioni, tra cui la nostra, sono state virtuose nell'organizzare la campagna vaccinale». Secondo il governatore del Friuli il taglio «è stato fatto sulle scatole: chi ad esempio ne aveva tre ora ne ha una». «Un taglio insulso», ha tuonato Zaia. Ha aggiunto Fedriga: «Rispetto all'organizzazione dei singoli territori, a detta di Pfizer, c'è stato chi è stato fortunato e chi no. Ma non si può basare la campagna vaccinale sulla fortuna o sulla sfortuna, ma sulla capacità di vaccinare». Il rischio, ha ribadito il governatore durante un incontro a Trieste, è che ci sia «un rallentamento della campagna vaccinale in regione», perché che «se ci saltano le forniture per le seconde dosi, faremmo un danno incalcolabile».


Richiami vaccino

In Veneto finora sono arrivate 116.900 dosi di vaccino Pfizer (che diventano 140.280 se si considerano 6 dosi, anziché 5, per ogni fiala) e 7.800 dosi di vaccino Moderna. Alla data di ieri sono state somministrate 104.380 dosi, tutte di Pfizer. Ieri erano in calendario i richiami per 880 persone, quelle che hanno ricevuto la prima dose il 27 dicembre. Nei prossimi giorni sono previsti i richiami (sempre 21 giorni dopo la prima dose) per tutte le persone che hanno ricevuto la prima iniezione e in questa prima fase di vaccinazione rientrano gli over 80, in tutto 360mila persone (di cui 13mila già vaccinati con la prima dose perché ospiti delle case di riposo), tanto che le lettere di invito a presentarsi nella propria Ulss sono state già predisposte. Ma se le fiale sono state dimezzate - da 46.800 a 22.230 - il piano dovrà essere rivisto. Da considerare che il Veneto ha già somministrato il 100% delle dosi ricevute con la prima e seconda fornitura e sta esaurendo la terza, quella arrivata il 12 gennaio, essendo già al 62%. Una percentuale molto alta se si pensa che in Italia le dosi somministrate sono state 1.072.086 pari al 9,5%.


Astrazeneca

Intanto c'è attesa per il verdetto di Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, sul terzo vaccino che potrebbe arrivare in Italia. «Il 29 gennaio - ha detto il commissario Domenico Arcuri - l'Ema si riunisce per valutare la possibile approvazione del vaccino Astrazeneca, se ciò avviene avremo altri 40 milioni di vaccini e altri 16 milioni nel primo trimestre di quest'anno e potremo accelerare la campagna vaccinale, anticipando ad esempio con i soggetti fragili tra i 60 e 70 anni e altre categorie a rischio».

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