Dalla fuga da Buenos Aires al mondo dello spettacolo: la seconda vita del parroco pianista

Don Lelio Grappasonno
Don Lelio Grappasonno
di Michelangelo Scarabellotto
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 09:55 - Ultimo aggiornamento: 17:03

SACILE - Il sorriso, la semplicità, l’abbraccio con cui ha stretto a sé la sua nuova comunità hanno, da subito, creato un legame forte tra don Lelio Grappasonno e i suoi parrocchiani che, pur limitati nel rispetto delle normative Covid 19, lo hanno accolto con amore, aprendogli il cuore. Un incontro che lo ha commosso e nello stesso tempo ripagato di una vita travagliata fin dalla giovinezza in Argentina, proseguita con l’arrivo in Italia fino al momento della chiamata che ha raccontato nella quiete della sua nuova casa. 


A BUENOS AIRES
Un ripercorrere la propria vita semplice che parte dal “diploma in pianoforte al Conservatorio di Buenos Aires”, che coincide con «l’inizio della vita lavorativa. E subito i primi problemi perché la gente doveva pagare le lezioni vendendo un po’ di gioielli oppure altre cose, oppure non pagavano. La situazione economica era grave, per questo ho pensato di lasciare il mio Paese nel quale il governo militare pensava strategicamente ad una guerra per conquistare la fiducia del Paese ma prevedevo un grande fallimento. Se rimanevo dovevo andare a combattere, ero in lista per essere chiamato, ma sono riuscito aiutato da un tenente militare, un grande amico, a lasciare il Paese in due giorni. Immaginare la tensione e l’impotenza. Salutavo i famigliari e gli amici al telefono. Ho dovuto vendere l’unica ricchezza che avevo, il pianoforte a coda che i miei con tanti sacrifici me lo avevano comprato. Sono riuscito a comporre col pianto 2 brani di addio». 


IN ITALIA
Arrivato in Italia ho bussato alla porta dei Conservatori, ma nessuna risposta. Ho bussato alla porta del sindaco di Treviso, nulla. Accompagnato da amici argentini andavamo a bere qualcosa dove c’era un pianoforte mi sedevo e suonavo. E così mi sono fatto strada, suonavo nelle piazze, negli alberghi, poi nelle Ville Venete fino ad avere un contratto con una grossa catena di alberghi che mi portarono in Sardegna dove conobbi tanti artisti.

Il figlio di Mario del Monaco mi propone di andare a incidere il mio primo lavoro. La mia musica piace e si prepara il lancio in tv. Devo firmare un contratto che non mi convince. Temporeggio. E lì cominciano a complicarsi le cose. Proposte strane e giri di gente strana. Comincio a preoccuparmi e in quel momento arriva l’amico che mi invita ad entrare nel mondo spirituale. Conobbi don Angelo Pandin che mi porta per mano a fare un cammino introspettivo fortissimo. Era tutto nuovo per me. Il Vangelo, la vita dei Santi. Il silenzio, i sacramenti, la chiesa un viaggio a Medjugorje che mi ha coinvolto totalmente. La mia musica cambia ritmo e melodia le composizioni piacciono sempre più. Inizio a fare concerti per raccontare la mia conversione in musica è veramente mi sentivo volare. 


LA SCELTA DI DIO
Una forza interiore che stavo vivendo mi portano a fare la scelta di donarmi totalmente a Dio. Finalmente ho firmato contratto con Lui. Dopo 2-3 anni entro in seminario e il 14 maggio del 2000 sono stato ordinato. La mia famiglia era felicissima, vedevano il loro  figlio realizzato. Sono stato come cappellano a San Marco a Pordenone, ad Aviano, alla Val D’Arzino, all’ospedale Santa Maria degli Angeli. A Cordenons, Pescincanna di Fiume Veneto, a Cecchini, Visinale e Rivarotta di Pasiano; attualmente sono a San Odorico e a Nave di Fontanafredda. Sono felice della mia scelta non ritornerei neanche un minuto indietro, perché la gioia che provo ad accompagnare le anime per la giusta via mi commuove ogni giorno». E nella sua nuova parrocchia don Lelio ha incontrato i diversi ambiti che operano e, sottolinea, «ho guardato il cielo... Signore aiutami, c’è tanto lavoro, ma sono sereno perché ho trovato tante persone di cuore e braccia tese ad aiutarmi a far ripartire la barca». Infine, accennando al programma, informa che è iniziato come sempre dalla preghiera e l’adorazione alla eucarestia. Sono certo che il deserto fiorirà». 
 

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