I 4 baby vandali: «Cimitero devastato per noia, non sapevamo cosa fare»

I 4 baby vandali: «Cimitero devastato per noia, non sapevamo cosa fare»
di Marco Aldighieri
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Giovedì 15 Aprile 2021, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:10

PADOVA - Il cimitero dell’Arcella sarebbe stato devastato da 4 ragazzi annoiati e in preda ai fumi dell’alcol. Insomma, tombe, lapidi e cappelle sarebbero state distrutte per mero svago. «Eravamo ubriachi, non sapevamo cosa fare». Con queste parole il 18enne Gabriel Banceanu, davanti al pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini, ha giustificato l’atto vandalico. Imperturbabile, ieri mentre veniva interrogato, non è apparso per nulla preoccupato. Lui, in concorso con gli altri tre minorenni, resta indagato per danneggiamento aggravato, vilipendio di tombe e violazione di sepolcro. Quest’ultimo reato prevede una pena massima fino ai 5 anni di reclusione. Il tutto aggravato da motivi abbietti e futili, perchè avrebbe agito per noia, passatempo e per ritorsione nei confronti del parroco della chiesa di Sant’Antonino.
L’INTERROGATORIO
Il giovane romeno, non iscritto ad alcun corso di studi e disoccupato, ha fornito la sua versione dei fatti al magistrato. «Quella sera eravamo ubriachi e non sapevamo cosa fare» ha raccontato, per poi scaricare la colpa di quanto accaduto sui tre complici minorenni. «Io ho solo distrutto le telecamere della videosorveglianza, sono stati gli altri tre a spaccare le tombe e le cappelle». Non ha invece nemmeno accennato a un’azione pianificata per vendetta contro il sacerdote. E non ha nemmeno abbozzato a delle scuse. 
LE INDAGINI
Il caso non è ancora chiuso e gli inquirenti, anche alla luce di quanto dichiarato dal giovane romeno, vogliono approfondire la presunta ritorsione commessa ai danni del parroco di Sant’Antonino. Il sacerdote, nei periodi di chiusura a causa della pandemia, ha inibito ai giovani frequentatori della parrocchia i campi da gioco. A seguito di questa sua decisione avrebbe ricevuto al suo telefono cellulare una serie di minacce e di insulti blasfemi, spediti da uno smartphone non rintracciabile. Gli uomini della Squadra mobile, in questi giorni, sono al lavoro proprio per risalire al titolare di quella utenza telefonica. Chi indaga non crede al solo movente dell’alcol e della noia. Il 18enne era già finito nei guai, quando nel gennaio del 2018 dal cavalcavia Maroncelli ha lanciato alcuni sassi sulla carreggiata sottostante dove transitavano auto e camion. Insieme ai tre minorenni, è solito frequentare alcune compagnie un po’ “turbolente”, sempre presenti in Prato della Valle e al Duomo, e spesso controllate da polizia e carabinieri. Il padre di Gabriel, disperato per l’agire del figlio, un paio di giorni dopo l’atto vandalico ha dichiarato: «Mio figlio è maggiorenne, se è davvero colpevole, si troverà un lavoro e ripagherà a vita per i danni che ha fatto. A chiedere scusa ci penserà lui, si deve prendere le sue responsabilità». Alle scuse, al momento, ci ha invece già pensato la mamma: «Chiedo perdono alla città se è davvero responsabile».
 

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