Raid al bar a Roma, un ferito: "Accoltellato senza motivo, avevo l'intestino in mano"

Raid al bar a Roma, un ferito: "Accoltellato senza motivo, avevo l'intestino in mano"
di Valerio Cassetta
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Martedì 24 Maggio 2016, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 08:55

«Mi hanno accoltellato senza motivo. Avevo l'intestino in mano, sono vivo per miracolo». Gianluca Macrì Messineo, 27enne romano, è ricoverato nel reparto di chirurgia dell'ospedale Santo Spirito. Ferito e sotto choc, racconta con un fil di voce quanto accaduto sabato notte quando, intorno all'una, un gruppo di tifosi del Milan, armati di spranghe, coltelli e bottiglie, ha assaltato un locale del centro, dopo la finale di Coppa Italia contro la Juventus. Gianluca non riesce a spiegarsi quella violenza ingiustificata.

Gianluca, cosa ricorda?
«Sabato sera ero al Jet Lag per festeggiare il compleanno della mia amica Giulia. Poco dopo mezzanotte ero seduto fuori dal locale, vicino all'ingresso. Io e altri clienti abbiamo notato dei pullman incolonnati in via Andrea Doria, all'incrocio con via Leone IV, a pochi metri da noi. Immaginavo fossero i tifosi di una delle due squadre che all'Olimpico avevano appena giocato la Coppa Italia, ma non sapevo se juventini o milanisti. Gli ultras, che tra l'altro erano scortati delle forze dell'ordine, hanno iniziato a forzare le porte per uscire in strada. Poco dopo è scoppiato l'inferno».
 
Poi cosa è successo?
«Si dirigevano verso il locale, correndo. Difficile dire quanti erano, ne avrò visti tra i 10 e i 20. Ero seduto, non capivo cosa stesse succedendo. Non ho avuto neanche il tempo di alzarmi che mi sono ritrovato davanti uno di loro. D'istinto ho alzato le mani, come in segno di resa, ma non è valso a nulla: ho ricevuto due coltellate, una all'addome e l'altra all'altezza del rene. Mentre provavo a scappare mi hanno colpito con una bastonata sul viso».

Riconoscerebbe il suo aggressore?
«Certo, l'ho visto in faccia. Non è il 19enne di cui si è fatto il nome sui giornali, Kevin Pirola. Chi mi ha colpito era calvo e più grande di età. Il calcio e i tifosi in questa situazione però non c'entrano nulla. Qualcuno ha parlato di “scontri tra ultras”, ma non è questo il caso. Io ero lì per una festa e basta. Non sapevo neanche chi fossero».

Si è reso conto subito della gravità dell'accaduto?
«All'inizio ho sentito un pizzico sulla pancia, poi un gonfiore e dopo pochi istanti avevo praticamente l'intestino in mano. Ho perso molto sangue, con le mani provavo a tamponare le ferite. Intorno a me vedevo poco o nulla, ma sentivo urla e forti rumori, dovuti alla rissa generale. I soccorsi sono arrivati in tempo, ma le forze dell'ordine non hanno impedito l'assalto…».

Ora come si sente?
«Ieri ho lasciato la terapia intensiva. Sono vivo per miracolo. Non so quando mi riprenderò. Di certo perderò lo spettacolo teatrale a cui avevo lavorato molto. Oltre al danno, la beffa. Di sicuro la mia corporatura mi ha aiutato molto. Se chi mi ha accoltellato avesse affondato il colpo di 5-6 millimetri, forse non sarei qui a parlare. Stavolta la “panza” mi ha salvato». E ride.