Mafia Capitale, Carminati aveva un arsenale
da guerra: "Temeva per la propria vita"

Mafia Capitale, Carminati aveva un arsenale da guerra: "Temeva per la propria vita"
di Davide Manlio Ruffolo
2 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Gennaio 2016, 03:19 - Ultimo aggiornamento: 08:39
L'organizzazione criminale denominata Mafia Capitale disponeva di un vasto arsenale, costituito da vere e proprie “armi da guerra”. Lo ha sostenuto, ieri, davanti ai giudici della X sezione penale del tribunale di Roma, il capitano dei Ros Giorgio Mazzoli.


Il militare, al suo quarto giorno sul banco dei testimoni, ha raccontato le fasi principali delle indagini da lui effettuate nell'ambito dell'inchiesta “Mondo di mezzo”, focalizzando l'attenzione proprio sulle armi che sarebbero state a disposizione del sodalizio criminale. Una scoperta resa possibile, spiega il capitano dei Ros, dalle dichiarazioni rilasciate dai due collaboratori di giustizia, Roberto Grilli e Sebastiano Cassia, e da una complessa attività d'indagine basata su intercettazioni e relativi “riscontri da parte della polizia giudiziaria”.

In particolare, ad inchiodare gli esponenti di Mafia Capitale, ci sarebbe stata una conversazione con protagonisti Massimo Carminati e Riccardo Brugia. In quell'occasione, infatti, il leader di Mafia Capitale racconta al suo amico di aver «richiesto due pezzi della Makarov 9 con silenziatore» capaci di «ridurre al minimo il rumore dello sparo perché non senti neanche il clack».

Armi talmente silenziose che, spiega Massimo Carminati, esploso il colpo, «prima che qualcuno se ne accorge, già si è allargata la macchia di sangue». Un arsenale a cui, racconta il militare, il “cecato” intendeva aggiungere anche una mitragliatrice “Uzi” e tre “Mp5”, per le quali aveva già versato 25mila euro.

Ma Carminati era anche preoccupato per la propria incolumità, infatti, allo stesso Brugia, confida che dei giubotti antiproiettile in kevlar «ce li dovemo ave' appizzati» perché «c'ho sempre avuto la fissa del coso, del povero Danilo (Abbruciati, il boss della banda della Magliana rimasto ucciso in uno scontro a fuoco)». Armi che il gruppo, come emerso dalle intercettazioni, venivano nascoste in appositi nascondigli trovati, però, vuoti al momento delle perquisizioni. «Non sono state rinvenute le armi di cui parlano nelle intercettazioni Massimo Carminati e Riccardo Brugia. Ma l'attendibilità delle dichiarazioni degli imputati è confermata dai riscontri trovati sui nascondigli e in casa di Brugia è stato trovato un kit di pulizia per armi da fuoco», ha detto Mazzoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA