Scandalo alla Sapienza, il docente
vendeva i voti agli esami

Scandalo alla Sapienza, il docente vendeva i voti agli esami
di Davide Manlio Ruffolo
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Sabato 21 Novembre 2015, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 08:51
Bastavano 2mila euro per trasformare un esame da incubo, in una passeggiata. Ma Antonio Patruno, ex docente della facoltà di architettura della Sapienza, è stato scoperto e, ieri, rinviato a giudizio dal gup del tribunale di Roma.





L'uomo, nel novembre del 2011, era diventato il terrore di molti futuri architetti che, per laurearsi, dovevano superare le materie "Statica e Teoria delle Strutture" e "Tecnica delle Costruzioni". Due corsi di cui Patruno, all'epoca dei fatti docente a contratto, aveva la cattedra. Esami quasi impossibili per i quali studiare, molto spesso, non bastava. Così, fra i corridoi della facoltà, si parlava degli esami di Patruno e qualcuno raccontava che per superarli esisteva un altro modo, pagare.



Per questo gli studenti bocciati numerose volte, alcuni anche sei, erano costretti a rivolgersi al docente. Tra loro, però, c'era anche una studentessa decisa a far emergere lo spiacevole comportamento dell'allora docente. Per farlo, si era rivolta alla trasmissione televisiva “Le Iene” e, con una microcamera, si era recata all'appuntamento con il docente per registrare tutto. In quell'occasione la ragazza aveva spiegato le sue difficoltà, tra una laurea ormai imminente e un lavoro che le lasciava poco tempo, per prepararsi adeguatamente ai due temibili esami.



Patruno la tranquillizza «non c'è problema, sono 2000 euro per ogni esame». La ragazza si finge sorpresa «2mila euro è tanto, uno sconto?». L'uomo esita, poi ribatte: «Ti posso levare 500 euro». Raggiunto l'accordo, l'ex docente spiegava le direttive che la ragazza doveva seguire: «Ti metti il più in fondo possibile, non consegni, te ne vai. Almeno ti hanno visto che stai lì fisicamente». Nessun problema neanche per la tesina da consegnare dato che, continua l'allora professore: «Ti fai le fotocopie di questa tesina, ma cambia la rilegatura così non dà nell'occhio».
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