Scuola, il governo va avanti con la riforma
e i precari confermano lo sciopero

Scuola, il governo va avanti con la riforma e i precari confermano lo sciopero
di Alessandra Severini
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Lunedì 20 Aprile 2015, 03:36 - Ultimo aggiornamento: 12:39
ROMA - Continua a essere molto caldo il fronte della scuola. La riforma viene contestata da insegnanti, studenti e opposizioni, ma il premier non ci sta: «Trovo paradossale che si faccia sciopero quando si assumono 100mila insegnanti, si mettono 1,5 miliardi per la scuola e si danno 500 euro di formazione agli insegnanti. Si fa sciopero per un motivo che per me è incomprensibile».





Nonostante le sue parole, rimane fissata per il 5 maggio la mobilitazione indetta da Flc-Cgil, Uil Scuola, Cisl Scuola, Gilda-Unams e Snals-Confsal. Unicobas invece si “smarca” e conferma lo sciopero indetto per il 24 aprile insieme ad Anief e Usb: il 5 maggio «potrebbe essere già troppo tardi» perché la discussione del ddl comincerà il 23 aprile e quindi «la mobilitazione a ritirare o emendare il testo deve partire prima». Ai sindacati, della riforma “La buona scuola” non piace il preside dai superpoteri, non piace la possibilità di licenziare i precari dopo 3 anni, ma soprattutto c'è la preoccupazione che i tempi siano troppo lunghi per rendere possibile la stabilizzazione di 100 mila precari entro settembre. Perciò le sigle sindacali chiedono che si proceda alle assunzioni tramite decreto.



Le organizzazioni dei lavoratori e degli studenti promettono una lotta dura, con l'iniziativa del 5 maggio che, senza aperture da parte del governo, rischia di essere la prima di una lunga serie: «A costo di scioperare anche nel periodo degli scrutini».

Abbandonerà l'agone politico l'ex presidente del Consiglio Enrico Letta. L'annuncio viene dato in tv dove Letta è ospite da Fabio Fazio. «Da settembre mi dimetto dal Parlamento. Voglio vivere del mio lavoro come ho vissuto per un po' di anni della politica». Letta sarà rettore della prestigiosa Scuola di affari internazionali dell'Università di Parigi “Sciences Po”. «Non prenderò nessuna pensione da parlamentare - tiene a precisare – Ma mi dimetto da questo Parlamento, non dalla politica, non dal Pd».
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