Riforme, governo battuto. "Sono tornati i 101".
Renzi amaro: "Ma non è il remake anti-Prodi"

Riforme, governo battuto. "Sono tornati i 101". Renzi amaro: "Ma non è il remake anti-Prodi"
di Alessandra Severini
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Giovedì 31 Luglio 2014, 15:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 11:11

ROMA - Troppi ostacoli sul cammino della riforma del Senato, il capitombolo prima o poi sarebbe arrivato. Lo sgambetto tanto temuto si verifica ieri in mattinata, quando il governo viene battuto (154 a favore, 147 contrari e 2 astenuti) su un emendamento della Lega che d al Senato competenze su materie eticamente sensibili.

Il voto segreto lascia spazio ai colpi dei franchi tiratori, probabilmente nel Pd e anche in Forza Italia, perchè sono una quarantina i voti che mancano all'alleanza del Nazareno. Lega e M5s esultano, il ministro Boschi è annichilita, nel Pd parte lo scambio di accuse che riapre una ferita ancora aperta: quella dei 101 franchi tiratori che impallinarono Prodi candidato al Quirinale.

I renziani parlano di «ricarica dei 101», il premier si affretta a calmare le acque ostentando una tranquillità che non c'è: «Non è il remake dei 101». E' un momento questo in cui Renzi chiede «calma e determinazione», assicurando che, nonostante l'economia vada peggio del previsto, «settembre non fa paura».

Ancora una volta il Senato è diventato però teatro di insulti, cori, offese, con il presidente Grasso a finire nel mirino per non aver concesso il voto segreto su un altro emendamento clou, quello sulla riduzione dei deputati.

In serata le acque non si sono calmate e si è sfiorata la rissa. Con la senatrice Bianconi finita in ospedale in seguito a una caduta in aula e un senatore della Lega colpito da un malore.

Renzi intanto ha ribadito nella direzione Pd l'intenzione di rimettere mano all'Italicum, fermo restando che ogni modifica va concordata con Berlusconi. Si tratta su un abbassamento delle soglie di sbarramento, su preferenze ma con teste di lista bloccate, ma c'è chi dice che proprio queste modifiche avrebbero innervosito Forza Italia, così da spingere molti azzurri a manifestare il loro dissenso unendosi alle opposizioni nel voto segreto al Senato. A questo punto per il premier è fondamentale la tenuta del patto del Nazareno, ma la preoccupazione che la riforma del Senato possa finire soffocata dal Vietnam parlamentare c'è.

Renzi è nervoso come dimostra anche il caso Cottarelli. Il premier ha di fatto licenziato il commissario alla spending review, furibondo per le critiche mosse da Cottarelli al modo in cui il Parlamento gestisce i risparmi di spesa faticosamente individuati. «La spending review – ha detto il premier - la facciamo anche se va via». Il nome del successore sarebbe già pronto: Yoram Gutgeld, già consigliere economico a Palazzo Chigi.

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