Renzi e la riforma della Costituzione:
"Mi gioco tutto, lascio se perdo il referendum"

Matteo Renzi
Matteo Renzi
di Alessandra Severini
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Martedì 12 Aprile 2016, 09:27
Ultimo passaggio alla Camera per il disegno di legge di riforma della Costituzione. «Una giornata storica» dice il premier, che si presenta in aula per sottolineare l'importanza del momento. E per ribadire che con il referendum sulla riforma che si terrà in autunno si «gioca tutto. Se perdo, è giusto lasciare».

Non è la prima volta che Renzi lega la sopravvivenza del suo governo all'esito del referendum costituzionale. Il premier non insegue una percentuale di partecipazione, quel che importa è che vincano i sì e su questo è abbastanza ottimista. Da qui ad ottobre chiederà ai suoi di lavorare «ventre a terra» nei comitato referendari. Ieri però il premier ha parlato in un'aula semivuota: le opposizioni hanno abbandonato l'emiciclo poiché avevano chiesto uno slittamento del voto.

Assicurerà invece il suo appoggio alla riforma la minoranza dem, pur contestando la trasformazione del referendum in un vero e proprio plebiscito sul premier. Renzi rivendica però tutte le scelte fatte: «Si può essere d'accordo o meno con il lavoro del Parlamento ma ciò che deve essere chiaro è che oggi vince la democrazia che non si chiama ostruzionismo o fuga dall'aula ma si chiama confronto e discussione e poi espressione libera e democratica di voto». Il voto finale potrebbe arrivare già domani, anche se Sel, FI, M5s e Lega metteranno in atto l'ostruzionismo per tentare di ritardarlo almeno alla prossima settimana.

La campagna per il referendum potrebbe invece partire il 19 aprile, giorno in cui si voterà la mozione di sfiducia al governo presentata dalle opposizioni per il caso Guidi. Renzi la affronterà, dice, «a viso aperto con tutta la tenacia e tutta l'energia». E' intenzionato a girare la penisola a sostegno della riforma che abolirà il bicameralismo perfetto e a cui ha legato il suo futuro politico. E' convinto che le riforme, insieme all'Italicum assicureranno all'Italia una «democrazia in grado di decidere».

Il presidente del Consiglio intanto è volato in Iran. A Teheran, oltre al presidente iraniano, Rohani incontrerà anche la guida suprema del Paese sciita, l'ayatollah Ali Khamenei. La visita vuole rafforzare le relazioni, già buone, tra i due Paesi, soprattutto in vista della progressiva apertura al mercato dell'Iran. Con il ritiro delle sanzioni, il nostro export potrebbe aumentare di quasi 3 miliardi di euro nei prossimi 4 anni.
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