Jobs Act, Renzi incontra sindacati e imprese
e mette la fiducia. La minoranza Pd attacca

L'incontro governo-sindacati
L'incontro governo-sindacati
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Martedì 7 Ottobre 2014, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 13:56
«Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia»: così ha esordito il premier Matteo Renzi nell'incontro sulle riforme con i sindacati, iniziato alle 8. «Sono emersi sorprendenti punti di intesa - ha detto il premier concludendo l'incontro - per cui non vorrei mettervi a disagio - su una impostazione di fondo, quella del governo, che è innovativa: soldi agli ammortizzatori sociali, aiuto al ceto medio e centralità della questione lavoro».



Nuovo incontro il 27 ottobre. Un nuovo incontro tra governo e sindacati è stato fissato per il 27 ottobre con il ministro dell'Economia Padoan sulla legge di Stabilità. E' previsto un nuovo incontro anche con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti in data da stabilire.



I punti cardine dell'incontro. L'incontro si è aperto con un'introduzione del premier di otto minuti per "perimetrare" i tre punti di confronto con i sindacati, oltre ad articolo18 e Tfr: salario minimo, rappresentanza sindacale e contrattazione decentrata.



Renzi: articolo 18, reintegro anche per i disciplinari. Renzi ha sottolineato che la tutela del reintegro previsto dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i licenziamenti ingiustificati resterà per quelli discriminatori, ma anche per i disciplinari «previa specifica delle fattispecie». Lo ha detto il premier Matteo Renzi secondo quanto riferito da partecipanti all'incontro con i sindacati a palazzo Chigi.




«Per me demenziale è che attualmente l'articolo 18 non lo abbiano sindacati e partiti politici» ha risposto Renzi a Susanna Camusso che aveva parlato di un dibattito demenziale sull'articolo 18.



«Non voglio dividervi, ma avete delle colpe». «Non voglio dividere il sindacato - ha detto il premier - il sindacato fa il sindacato. In questa crisi però vi sono responsabilità anche di chi rappresenta il mondo del lavoro».



Per gli ammortizzatori sociali 1,5 miliardi. I nuovi ammortizzatori sociali, ha detto Renzi, potranno contare su 1,5 miliardi di euro aggiuntivi che saranno stanziati nella legge di Stabilità. Tra i punti di discussione suggeriti sempre dal premier anche una discussione che tenga insieme legge sulla rappresentanza, contrattazione decentrata e salario minimo.



Renzi: salvare subito Ast, Termini Imerese e Ilva. Ci sono tre stabilimenti da salvare urgentemente, Termini Imerese, l'Ilva di Taranto e l'Ast di Terni. «Sono le tre T di cui bisogna subito occuparsi insieme» ha detto Renzi.









Il governo sta valutando un emendamento sul Jobs act con norme sulla rappresentanza sindacale e sull'ampliamento della contrattazione decentrata. Renzi ha detto che gli emendamenti al Jobs act sulla rappresentanza gli sono stati suggeriti dal Pd democratico. In particolare - ha detto riferendosi alla minoranza - dalla parte che non sta con me.



Camusso: l'unica novità e che ci saranno altri incontri. «L'unica vera novità dell'incontro di oggi è che ci saranno altri incontri. Le altre sono cose note - ha detto il leader della Cgil, Susanna Camusso al termine dell'incontro, sottolineando che questo è il primo incontro nei primi sette mesi di questo governo - Dal punto di vista dei contenuti, sono state ripetute cose note che non determinano un cambiamento della valutazione fatta dalla Cgil, a partire dal Jobs act. Registriamo una disponibilità del premier a discutere sulla rappresentanza sindacale ma su tutto il resto non abbiamo registrato una disponibilità. Trovano tutte conferma le necessità e le ragioni della manifestazione nazionale della Cgil del 25 ottobre».



«Giudizio negativo, dissenso sull'articolo 18». «La Cgil conferma il giudizio negativo sul modo in cui si sta componendo l'intervento sul lavoro e il totale dissenso sulle modifiche all'articolo 18 e sul demansionamento».




«Nessun passo avanti». «Credo che nessuno oggi possa dire che si sia riaperta una stagione di concertazione» ha detto Camusso, parlando di «nessun concreto passo in avanti.
L'atteggiamento del governo è al massimo di ascoltare, poi decide unilateralmente».




Uil: il governo ha cambiato atteggiamento. «Oggi il presidente del Consiglio ha fatto una scelta simbolicamente diversa, in discontinuità con i mesi precedenti - ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti - Siamo di fronte a un cambiamento dell'atteggiamento del governo rispetto alle parti sociali. L'incontro di oggi a Palazzo Chigi ha forse più una valenza politica che sostanziale, se poi la sostanza ci sarà lo vedremo in concreto».



Cisl: incontro-svolta.
«L'incontro di oggi tra governo e sindacati può rappresentare un momento di svolta nelle relazioni tra governo e parti sociali - ha detto il segretario generale aggiunto della Cisl, Anna Maria Furlan riferendosi anche ai nuovi incontri previsti con il ministro Padoan e il ministro Poletti sulla legge di stabilità e sulla riforma del Lavoro.



Cisl e Uil non saranno in piazza con la Cgil il 25 ottobre. Lo confermano al termine dell'incontro con il governo. «Su fisco, sviluppo e tasse locali la Cisl ha indetto manifestazioni sui territori - dice Annamaria Furlan - E' una battaglia a tutto tondo. Il 18 nelle piazze incontreremo lavoratori, pensionati, disoccupati». Luigi Angeletti (Uil) afferma:
«Per «contrastare una politica sbagliata occorre chiarezza, determinazione e tempo. Una iniziativa, per quanto simbolicamente importante, non è per nulla sufficiente».



La fiducia sul Jobs act. Resta più che probabile, comunque, la richiesta della fiducia del governo sul Jobs act. Il Consiglio dei ministri di ieri sera ha autorizzato i ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, a «porre eventualmente» la questione di fiducia sul ddl delega sul lavoro. Renzi, prima di chiederla formalmente, aveva messo in calendario due appuntamenti per stamattina con i sindacati e gli imprenditori.



Le tensioni con i sindacati e minoranza Pd. La fiducia è infatti materia di forti tensioni non solo con i sindacati, che con Susanna Camusso si sono detti ieri «pronti al confronto ma anche al conflitto» e con i quali il premier si accinge al braccio di ferro, ma anche con la minoranza del Pd, che ha visto alcuni dei suoi esponenti più irriducibili, come Stefano Fassina e Pippo Civati, minacciare «conseguenze politiche» se il governo insisterà sulla fiducia.