ROMA - “Impianto più solido che mai”. Sono queste le parole che fotografano l'incontro fra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. Il faccia a faccia di quasi due ore ha rafforzato l'Italicum e la nota congiunta Pd-FI, diffusa al termine del vertice, auspica che la legge venga votata al Senato entro fine anno. In realtà l'accordo sembra reggere solo a metà. I leader di Pd e FI hanno concordato sull'attribuzione del premio di maggioranza al partito che raggiunge il 40% dei voti e sull'introduzione delle preferenze, fermo restando i capilista bloccati nei 100 seggi.
Differenze rimangono invece sulla soglia di sbarramento, che Renzi vorrebbe al 3% e Berlusconi più alta e sul premio di maggioranza che il premier vuole sia assegnato alla lista anziché alla coalizione.
L'esame dell'Italiacum comincerà a Palazzo Madama martedì prossimo e nel frattempo le trattative continueranno. Potrebbe così arrivare una soglia di sbarramento al 4% e un'astensione di Forza Italia sul premio alla lista che comunque passerebbe grazie ai voti della maggioranza.
Sia Renzi che Berlusconi avranno comunque dei problemi a convincere le minoranze interne della bontà dell'intesa. Già in serata, una bellicosa minoranza dem ha annunciato la “netta contrarietà ai cento capilista bloccati”. Molti dissidenti poi, fra cui i civatiani, hanno disertato la Direzione e chiedono modifiche importanti soprattutto su Jobs Act e legge di stabilità. Sulla manovra le proposte di modifica rimangono molte. Tra queste spunta di nuovo la web tax e la rateizzazione delle cartelle fiscali, senza interessi e sanzioni.