Pd, Emiliano contro Renzi: "Subito congresso, ha soldati e salmerie da collocare"

Michele Emiliano
Michele Emiliano
di Alessandra Severini
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Lunedì 6 Febbraio 2017, 09:09
Tra sospetti e veleni il Partito democratico si avvicina all'appuntamento cruciale della direzione del 13 febbraio. Sarà lì probabilmente che si deciderà il futuro del Pd e del governo.

Intanto però le diversificate correnti del partito non lasciano passare giorno senza un attacco al segretario Matteo Renzi. Nella giornata festiva ci ha pensato Michele Emiliano a rinfocolare la polemica, accusando Renzi di voler mantenere il potere di compilare le liste elettorali. «Il segretario non si dimette perché ha un sacco di soldati e salmerie da collocare. Se dovesse perdere la possibilità di fare le liste non so se quei sondaggi sarebbero uguali». Il governatore pugliese fa riferimento ai sondaggi che danno, in caso di primarie, l'ex-premier in netto vantaggio su qualsiasi candidato nella corsa alla segretaria. Renzi sarebbe confermato segretario con quasi il 60% dei consensi. 
Le accuse però sono pesanti e provocano la reazioni degli uomini più vicini all'ex premier. «Se proprio Emiliano si sente un leader - attacca Ernesto Carbone - dovrebbe credere un po' di più in se stesso e candidarsi alle primarie anziché battere ritirata al primo sondaggio». «La dialettica è assicurata nel Pd e la polemica, anche aspra, può essere utile ammonisce il vicesegretario dem, Lorenzo Guerini - Ma in questi giorni sta assumendo livelli pericolosi, nel solco di esperienze già fatte in passato di tentativi di indebolire il leader di turno».

In ogni caso nel partito cresce l'asse contrario al voto anticipato. O, comunque, contrario ad andare alle elezioni senza una legge elettorale forgiata e approvata dal Parlamento. Lo stesso ministro Dario Franceschini, che ha un peso decisivo fra i parlamentari dem, ha proposto di trovare un accordo fra le forze politiche su un nuovo sistema elettorale, primarie di centrosinistra e, solo dopo, le urne. Per ora Renzi rimane in attesa delle motivazioni della Corte Costituzionale sulla bocciatura dell'Italicum ma ormai non esclude più il Congresso Pd e il voto a febbraio 2018.
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