"Ho preso quel treno centinaia di volte.
È stato il nostro 11 settembre"

"Ho preso quel treno centinaia di volte. È stato il nostro 11 settembre"
di Bianca Francavilla
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Mercoledì 13 Luglio 2016, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 14:41
Prima del tragico scontro tra i treni, nessuno conosceva Corato. Nella cittadina pugliese in provincia di Bari, poco più su del tacco dell'Italia, c'è però chi gli arretrati convogli di cui ora si discute li prendeva tutti i giorni. Il servizio di trasporto era sì abbandonato, trascurato e sottodimensionato, ma pur sempre l'unico modo per andare a lavorare, o per viaggiare fino – ad esempio – a Roma. Come Nicola Nocella, un attore di 35 anni a cui ieri non smetteva mai di squillare il telefono e ogni volta che rispondeva pregava che non fosse toccato a nessuno dei suoi. «Oggi, molti di voi, hanno scoperto dov’è Corato, che è vicina ad Andria, e che tra Corato e Andria noi abbiamo viaggiato per cinquant’anni su un binario unico. Già». Ma se Nicola ha avuto il tempo di metabolizzare, c'è chi ha dovuto rimboccarsi le maniche e tornare su uno dei convogli del Sud, ora sulla prima pagina dell'agenda di tutte le cariche pubbliche. «Tutti quelli che da Bari a Barletta vivono e respirano hanno preso almeno una volta un treno di quelli. Ci hanno viaggiato. Ma molti, moltissimi, ci hanno vissuto. Io ho preso uno di quei treni centinaia di volte. Centinaia. E c’è gente che tuttora, ancora, lo prende. C’è gente che l’ha preso oggi. Dopo il dramma. Perché per noi quella è vita. Tutti ci siamo seduti in un particolare posto perché c’era quella ragazzina che scende sempre a Terlizzi che porta sempre i capelli legati. Tutti abbiamo preparato un ultimo esame nella concitazione mattutina. Tutti siamo andati almeno una volta nell’ultimo vagone, perché era quello più vuoto. Tutti, perché per noi era normalità. Era più sicuro. Era più veloce. Tutte le volte che andavo a Bitonto in ufficio. Tutte le volte che andavo a Ruvo in fumetteria. E quando andavo a Terlizzi in ospedale da mio nonno. E tutte le volte che parto per Roma. Che abbraccio mia madre e le dico “ti chiamo appena arrivo”. E la chiamo quando arrivo a Barletta». Poi, Nicola, spiega quello che al resto d'Italia è parsa come una cosa inspiegabile: il binario unico su cui viaggiavano i treni. La circolazione che avviene non automaticamente, ma tramite telefono. «Io prendo esattamente quel treno. E ogni volta sento, potente, quel “driiin” che ci dice che il treno arriva e che poi può ripartire».


Nicola Nocella

Le immagini nella mente di Nicola sono ora in un intervento sul suo blog che in poche ore ha raggiunto migliaia di visualizzazioni. Ma le persone che ricorda dentro il convoglio, ieri le ha viste fuori dal treno, da dietro uno schermo della televisione. «Tutti noi – si legge sul blog -, su quei treni, abbiamo litigato. Abbiamo pianto. Non avete nemmeno idea di quanti ne ho visti piangere. Quando mi ha lasciato la mia donna, tanti anni fa, sono andato e tornato da Ruvo e mi sono semplicemente messo a piangere. E quanti ne ho visti piangere. Ieri ho passato la giornata davanti alla tv, fingendo di non sentire il suono delle sirene, delle ambulanze e dalle urla. Da chi, stavolta, piangeva fuori dal treno». Infine, Nicola sintetizza tutto quello che è successo. «Ogni volta che il telefono squillava, tremavo. È stato il nostro undici settembre. Voi ve ne dimenticherete presto, noi non lo dimenticheremo mai».  
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