Statali al lavoro anche da casa, "con la riforma spinta al telelavoro"

Statali al lavoro anche da casa, "con la riforma spinta al telelavoro"
Statali al lavoro anche da casa, "con la riforma spinta al telelavoro"
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Lunedì 22 Maggio 2017, 21:14
«Conta il risultato e non le ore di lavoro». Da qui si parte per introdurre anche nel pubblico impiego lo smartworking. Ad annunciarlo la ministra della P.A, Marianna Madia, che giovedì 25 maggio presenterà a Regioni e Comuni, in Conferenza unificata, l'attesa direttiva: le linee guida che entro il prossimo anno dovranno garantire che almeno un dipendente pubblico su dieci, nelle amministrazioni dove si fa richiesta, possa prestare il suo servizio da casa. Un modo per recuperare in efficienza stressando meno i dipendenti.

Tutto però passa per una macchina pubblica più tecnologizzata, capace di connettersi con chi lavora dalla propria abitazione o comunque a distanza. Quindi si presuppone un investimento nel digitale ma non solo. Il vero cambiamento è culturale, significa saltare dallo stereotipo del travet immerso da faldoni in un ufficio polveroso a quello del 'millennial' capace di sbrigare tutte le pratiche da uno smartphone. Il ministero lavora da tempo alla direttiva, prevista nella delega Madia del 2015. E infatti si tratta di un affare complesso, sarebbero oltre 120 le pagine del provvedimento.

Ma il pilastro sta nella spinta al telelavoro, che oggi tocca poco più di 3 mila dipendenti, lo 0,1%. C'è poi la possibilità di organizzarsi in coworking, sfruttando spazi comuni. E inoltre si traccia un sistema per stringere accordi tra amministrazioni e asili nido e tra enti per campi estivi (servizi aperti durante i periodi di chiusura delle scuole) dedicati ai figli dei dipendenti. Insomma soluzioni «family friendly» per una P.A che cambia, vista la riforma Madia appena approvata in Cdm, dove tra l'altro, come sottolineato dal sottosegretario Angelo Rughetti, si apre a una rivoluzione del reclutamento.

«Le assunzioni - spiega - non saranno più vincolate ai pensionamenti, come avviene in base alla regola del turnover, ma l'unico parametro diventa il budget». Per la segretaria generale dei pubblici della Cgil, Serena Sorrentino, la «sperimentazione» sullo smartworking «va accolta con favore ma è applicabile solo in certi settori professionali, occorre invece guardare al complesso». Ecco che anche la contrattazione, sottolinea, si dovrà occupare «della flessibilità oraria e della conciliazione vita-lavoro». Un richiamo non casuale dato che è atteso «a giorni» l'atto di indirizzo, il fischio d'inizio ufficiale dei tavoli per lo sblocco. 
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