SARAH, PADRE: "NESSUN
SOSPETTO SU ZIO" -FOTO/VIDEO

Michele Misseri
Michele Misseri
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Domenica 10 Ottobre 2010, 12:50
Michele Misseri rester in carcere. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Martino Rosati a conclusione dell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Taranto. I reati contestati sono sequestro di persona, omicidio volontario, vilipendio di cadavere e occultamento di cadavere. L'iterrogatorio è durato circa un'ora e mezza.



PADRE: "NESSUN SOSPETTO" «Non avevamo alcun sospetto»: lo ha detto ai giornalisti Giacomo Scazzi, il papà di Sara, all'interno del cimitero di Avetrana dove l'uomo ha portato un fiore bianco sulla tomba della figlia, il cui feretro è al momento nella camera mortuaria in attesa della sepoltura. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Scazzi ha aggiunto che «sono solo parole» le frasi che il figlio Claudio ha detto tre giorni fa alla trasmissione televisiva di Rai Uno 'La vita in diretta' su un presunto litigio tra Sara e la cugina Sabrina il giorno prima della scomparsa della minorenne. L'uomo ha detto di non aver mai dato importanza ai cinque euro che lo zio di Sara, Michele Misseri, reo confesso dell'omicidio, ogni tanto regalava alla nipote quindicenne.



HA AGITO DA SOLO, DOPO ESSERE STATO RESPINTO Lui, Michele Misseri, lo zio assassino, ha ribadito anche oggi dinanzi al gip del tribunale di avere agito da solo. È la convinzione anche degli inquirenti, che però vogliono andare sino in fondo per capire se in quei 42 giorni trascorsi dal delitto al momento della confessione Misseri sia stato aiutato da qualcuno. Nell'indagine che ha avuto il tragico epilogo l'altro ieri con il ritrovamento del corpo di Sara Scazzi, ci sono ancora alcune cose da chiarire, e neanche di secondo piano. Misseri intanto resta in carcere, il provvedimento di fermo è stato convalidato dal giudice. L'omicida è recluso in infermeria, guardato a vista e separato per sicurezza dagli altri detenuti che lo avrebbero 'accolto' all'arrivo con insulti e schiamazzi, anche se il suo difensore, l'avvocato Daniele Galoppa, ha detto oggi che non ha ricevuto minacce. Su Misseri, oltre alle accuse di sequestro di persona, omicidio volontario e occultamento di cadavere, pesa anche quella di vilipendio di cadavere, contestatagli oggi dai pm sia perchè l'omicida reo confesso ha spogliato la vittima dei vestiti, sia per lo stupro che sarebbe stato compiuto sul cadavere prima di occultarlo. Ma oggi Misseri dinanzi al giudice, pur confermando sostanzialmente la ricostruzione del delitto, ha detto anche cose diverse rispetto alla confessione. «Quando Sara è entrata in garage, l'ho toccata davanti» ha raccontato, aggiungendo che non era la prima volta che tentava l'approccio con la nipote. Ma la ragazza lo ha subito respinto e lo zio, quando lei gli ha voltato le spalle, l'ha strangolata con una grossa corda che aveva a portata di mano perchè la stava usando prima per mettere in moto il trattore. L'assassino ha quindi caricato il cadavere nel bagagliaio della sua Seat Marbella, che era lì, coprendolo con dei cartoni. Nel sollevare il corpo di Sara il suo cellulare è caduto a terra. Cellulare che, si è scoperto solo oggi, quando è stato fatto ritrovare da Misseri il 29 settembre non aveva la batteria ma la scheda Sim sì. Misseri si è allontanato dal garage alla guida dell'auto mentre Sabrina era ancora in casa e cominciava a telefonare prima a Sara e poi agli amici, preoccupata di non vedere arrivare la cugina con la quale doveva recarsi al mare. Ma l'assassino, anche questo lo si è appreso solo oggi, non si è diretto nel suo podere a due chilometri da Avetrana per occultare il cadavere dove poi è stato trovato. Si è invece fermato a 300 metri circa dall'abitazione, in aperta campagna, dove in un casolare diroccato ha prelevato il cadavere dall'auto, spogliandolo e abusandone. E dopo aver riposto il povero corpo nel bagagliaio, ha bruciato in tutta fretta i vestiti di Sara e la corda usata per strangolarla. I resti di quel fuoco sarebbero stati trovati e repertati dagli investigatori. Oggi, nell'interrogatorio di garanzia, Misseri ha aggiunto al suo racconto anche qualche «non ricordo». Il suo difensore ha annunciato che chiederà una perizia psichiatrica sul suo assistito, che ha chiesto al giudice persino di poter leggere i giornali, ricevendo ovviamente un netto rifiuto. Nel mosaico ricostruito con pazienza dagli investigatori resta comunque da chiarire qualche tassello. Ad esempio, c'è un piccolo giallo sul garage, scena del crimine: non è mai stato posto sotto sequestro, e non lo è neppure il casolare diroccato nel quale Misseri dice di aver abusato del corpo ormai senza vita di Sara. Per gli inquirenti, comunque, è tutto sufficientemente chiaro, tanto che il procuratore Francesco Sebastio, conversando con i giornalisti, ha detto chiaramente che con gli elementi sin qui raccolti «si potrebbe andare già al giudizio» di Misseri. Un padre, zio e familiare che nessuno ora vorrebbe avere accanto. «Mio padre deve rimanere a vita in galera e vedere scorrere lentamente i giorni» ha scritto in un sms una delle due figlie, Valentina.  



ALTRE MOLESTIE IN PASSATO C'era stata un'altra molestia da parte dello zio, qualche giorno prima della morte di Sarah Scazzi. A quanto si apprende l'approccio si sarebbe verificato all'ingresso dell'abitazione di via Deledda di casa Misseri. L'uomo, appena la ragazza era entrata, approfittando del fatto che la figlia Sabrina l'amica del cuore della vittima, si era momentaneamente assentata per andare a prendere un bicchiere d'acqua in cucina, avrebbe palpato Sarah. La giovane avrebbe reagito dicendo: «queste cose non si fanno». A partire dal giorno dopo Sarah trascorse tre giorni a San Pancrazio Salentino, nella vicina provincia di Brindisi, a casa di un'altra zia della ragazza. Ad Avetrana tornò il 25 agosto. Il 26 si recò nel primo pomeriggio a casa Misseri perchè doveva andare al mare con Sabrina e un'altra amica che le avrebbe accompagnate con la sua auto.  



MINACCIATE LE CUGINE «Abbiamo ricevuto diverse telefonate anonime che ci accusano di avere ammazzato un angelo, ci hanno anche lanciato dalla strada un bastone in casa. Chiamano al telefono e continuano a parlare al plurale ma noi non c'entriamo niente». Lo ha detto in una intervista a Telerama, Valentina, una delle due figlie di Michele Misseri, l'uomo che ha confessato di avere ucciso la ragazzina di Avetrana. Valentina dice di avere paura delle gente e della ostilità nei confronti della sua famiglia e per questa ragione non va a trovare la zia Concetta, madre di Sara. «L'abbiamo chiamata al telefono - dice - e mia zia non ce l'ha con noi e per noi questo è importante». «Siamo noi i più choccati d'Italia» ha detto ancora, assicurando che domani andrà ai funerali per salutare la cugina Sara «che per me - ha detto - è una sorella minore». Domani mattina, andrà anche nella camera ardente. Infine è durissima col padre: «non può essere vigliacco anche in questo momento e togliersi la vita - ha detto - deve scontare la pena, deve pagare e ora deve riflettere su quello che ha fatto». Infine assicura che non andrà a trovarlo in carcere: «mia madre non lo farà nè ora nè dopo - dice - Sabrina forse ci andrà, ma io non lo perdonerò mai».



BARA BIANCA AD AVETRANA, LUNGHISSIMO APPLAUSO La bara bianca di Sara entra nella camera ardente alle 19. 35; la gente di Avetrana, un migliaio di persone, è in attesa da oltre due ore e l'accoglie con un applauso, lungo, forte, convinto. La gente urla « Brava, Sara, Brava, Sara», poi nel primo attimo di silenzio, qualcuno grida «Lo vogliamo morto il mostro di Avetrana»: arriva un nuovo applauso, ancora più convinto. Ad Avetrana oggi è stato il giorno dell'attesa per il ritorno del cadavere di Sara, uccisa a 15 anni dallo zio Michele. È stato il giorno della rabbia, come dimostrato dallo striscione esposto davanti alla casa della famiglia Scazzi: «Pena di morte per lo 'ziò criminale», dalla madre di un compagno di scuola di Sara. All'interno della casa, il dolore silenzioso della famiglia. Il padre Giacomo e il fratello Claudio sono rientrati nella notte da Milano, per tutto il giorno hanno schivato i giornalisti assiepati davanti alla loro abitazione. Mamma Concetta è stata sempre in casa, è uscita solo per andare alla camera ardente. Al suo arrivo, nella piazzetta che ad Avetrana tutti chiamano «la piazzetta di padre Pio» è partito un forte applauso, accompagnato dalle urla contro lo zio assassino. Nella camera ardente, che il Comune ha allestito nella sala dell'auditorio «Caduti di Nassirya» sono entrati per primi i parenti di Sara. Per pochi minuti sono stati da soli, con la porta chiusa per macchine fotografiche e telecamere. Quando la porta si è aperta, mamma Concetta era già andata via. Sulla bara bianca della figlia c'erano due fiori bianchi. Molti, passando davanti alla bara, hanno pianto e lasciato altri fiori bianchi. Tutti hanno guardato la grande foto, dietro la bara, di Sara che sorride. La camera ardente resterà aperta per buona parte della notte e riaprirà alla 7. Domani sarà il giorno del funerali: la famiglia ha deciso per il rito cattolico (ci sarà la liturgia della parola e il rito delle esequie) nonostante Sara non sia stata battezzata. Allo stadio comunale, l'omelia sarà di Don Dario De Stefano, il parroco del paese. Parlerà il sindaco, Mario De Marco. E forse, se ne avrà la forza, anche la mamma. Il Consiglio comunale di Avetrana ha proclamato il lutto cittadino: nello stadio di via Kennedy è previsto l'arrivo di alcune migliaia di persone. Tra loro, quasi sicuramente, non ci saranno la moglie e le due figlie di zio Michele Misseri.




OSSERVATORIO MINORI: «ZIO ERA CAPACE DI INTENDERE» «Già diversi ambienti mediatici si interrogano sull'incapacità di intendere e di volere di Michele Misseri nel momento in cui ha ucciso la nipote, sara Scazzi, e ciò è davvero intollerabile». Lo afferma il sociologo Antonio Marziale, presidente dell' Osservatorio sui Diritti dei Minori e consulente della Commissione Parlamentare per l'Infanzia. «La momentanea incapacità di intendere e di volere in un soggetto che, fino al momento del delitto, non ha manifestato segni di destabilizzazione psichica - aggiunge Marziale - non si basa su alcun fondamento scientifico, ma costituisce un sofismo utile soltanto ai difensori per garantire quanta più impunità possibile ai loro assistiti, anche se rei confessi». Secondo il direttore generale, Alessandro Pedrini, «l'Osservatorio sui diritti dei minori lavorerà alacremente per il ridimensionamento di questa formula giustificazionista, con la speranza di trovare orecchie istituzionalmente attente e sensibili. Un uomo che ha ucciso e poi brutalizzato, per sua ammissione, una giovane che era poco più che una bambina deve soltanto pagare il suo prezzo alla giustizia fino in fondo e senza attenuanti di sorta».



IL PADRE: «MIO COGNATO PAGHI» «Quello che deve pagare e basta. . . non ho mai avuto il sospetto di mio cognato Michele e non ho mai parlato con lui in questi giorni. . . avevo sempre una speranza. . . ora sto male e basta. . . ». Queste le parole che Giacomo Scazzi, il papà di Sarah, atterrato all'aeroporto di Brindisi per salutare per l'ultima volta la figlia, ha detto ai microfoni di «Studio Aperto-Live», lo speciale del tg di Italia1, riferendosi al cognato che ha confessato l'omicidio. «Quando ho sentito Sarah l'ultima volta? Il 26 - ha detto ancora - e mi disse che stava andando al mare».



DOMANI I FUNERALI I funerali di Sara Scazzi «si svolgeranno sicuramente domani pomeriggio, adesso stiamo decidendo con i carabinieri dove farli celebrare»: lo ha annunciato il sindaco di Avetrana, Mario De Marco, uscendo dall'abitazione della famiglia Scazzi. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il sindaco ha aggiunto che «il rito sarà sicuramente cattolico, anche se Sara non è stata battezzata». De Marco ha detto di «aver trovato una mamma molto determinata, è come - ha detto ai cronisti - l'avete vista in questi 40 giorni».  



MISSERI TENEVA NASCOSTO IL TELEFONINO Dopo aver ucciso la nipote Sara Scazzi, lo zio Michele Misseri, ha tenuto nascosto il telefonino della 15/enne nel suo podere vicino al luogo in cui aveva gettato il corpo della ragazza. In una sola occasione, forse preso dal rimorso, Misseri ha prelevato il telefonino abbandonandolo per circa un'ora vicino ad un supermercato non distante dalla caserma dei carabinieri con l'intento di farlo ritrovare. Ma dopo aver notato l'andirivieni di passanti senza che nessuno si accorgesse del telefonino, Misseri ha deciso di riprenderlo nascondendolo nuovamente nel suo podere. Poi il 29 settembre il contadino organizzò la messa in scena del ritrovamento vicino alle foglie secche che aveva bruciato in un terreno nel quale aveva lavorato la sera prima per conto terzi.



GLI ALTRI DETENUTI: "DATELO A NOI" Da ieri, da quando è entrato in carcere, non mangia e a malapena beve un pò d'acqua. È stato violentemente insultato dagli altri detenuti: «Datelo a noi», hanno urlato tra l'altro. Michele Misseri, reo-confesso dell'omicidio della nipote, Sara Scazzi, a tratti piange e ripete che vuole farla finita: sembra distrutto dal peso dell'orrore compiuto il 26 agosto scorso, quando ha stretto quella corda intorno al collo della 15/enne che rifiutava le sue avances sessuali e poi, prima di buttarla nel pozzo, ha abusato del corpo senza vita della ragazzina. Ma sono così orride le azioni che Misseri ha confessato che persino il più acceso fautore della castrazione chimica, il ministro Roberto Calderoli, giunge a ritenere che sia troppo poco, «troppo leggera per il responsabile» di atti di questa gravità. Il contadino di Avetrana, quello che tutti ora chiamano «l'orco», è controllato a vista, 24 ore su 24, nel carcere di Taranto. È rinchiuso in una piccola stanza del reparto infermeria, che funge da «isolamento sanitario e giudiziario». In quel reparto si trovano pochi detenuti e la sua stanza è distante da tutte le altre. Quando è entrato nel penitenziario i detenuti hanno cominciato a battere oggetti, gridandogli contro frasi come «bastardo», «a morte», «ammazzatelo», «datelo a noi». Forse perchè si temono gesti di autolesionismo ma anche possibili aggressioni e violenze da parte di altri reclusi, Misseri potrebbe essere spostato nelle prossime ore in un altro carcere, fuori regione. Nel frattempo è stata disposta una vigilanza 'a vistà con due-tre agenti per ogni turno che devono controllare ogni suo movimento. Michele Misseri non vuole mangiare. Non ha toccato cibo. Ogni tanto beve un sorso d'acqua. A tratti piange e ripete: «Mi ammazzo, la faccio finita». Il contadino di Avetrana indossa gli abiti di quando è entrato nel penitenziario, con sè ha portato un cambio. Quando è arrivato nel carcere ha trovato ad attenderlo il direttore della casa circondariale, Luciano Mellone. È stato quindi sottoposto a tutte le formalità di rito, secondo l'ordinamento penitenziario, ed è stato perquisito; quindi è stato portato nel reparto infermeria del carcere dove è stato visitato dal medico di guardia e da uno psicologo.



CRIMINOLOGO: «CAPIRE DINAMICHE FAMILIARI»  Serve scavare e analizzare nelle dinamiche familiari per capire l'omicidio di Sarah Scazzi, 15 anni scomparsa lo scorso 26 agosto e uccisa dallo zio che ha confessato e portato gli investigatori sul luogo dove aveva nascosto il cadavere. «Un amico che diventa nemico in famiglia - ha spiegato Francisco Mele, criminologo e psicoterape, Sarah Scazzi, 15 anni. L%o nemico. La guerra quotidiana in famiglia e nelle istituzionì - sicuramente l'uomo, il cognato della mamma di Sarah covava da tempo questo atto atroce ed ha sfruttato la fiducia riposta in lui dalla giovane per raggiungere il suo scopo». «Lo zio è probabilmente un personaggio subdolo - ha continuato Mele - con un attaccamento e accanimento particolare, morboso nei confronti della nipote. E si potrebbero anche scoprire invidie familiari, tanto da portare l'uomo oltre che ad ucciderla a violentarla. Non sembra poi esserci rimorso o senso di colpa tanto che fa finta di ritrovare il telefonino e lo consegna agli investigatori». «L'assassino riesce apparentemente a controllarsi e a travestirsi in una sorta di divo mediatico - ha continuato Mele - si esibisce davanti alle telecamere ed è attore protagonista e regista dell'intera scena. Non sopporta, inoltre lo sguardo della vittima, tanto che l'ha stragolata alle spalle ed il suo viso è apparso per oltre un mese sui quotidiani e alla televisione. E probabilmente se lei fosse riuscita a guardarlo in faccia forse lui si sarebbe fermato. Da non sottovalutare poi gli effetti di questa vicenda nell'ambito non solo della famiglia di Sarah ma anche di quella del suo omicida: come elaborerà tale atto commesso dal padre».



COMPAGNI DI CLASSE ALLO ZIO: "CI FAI SCHIFO"
«Ci fai schifo. Vogliamo l'ergastolo», così stanno gridando i compagni di classe di Sara davanti alla casa di Michele Misseri, che ieri ha confessato di avere ucciso la studentessa quindicenne. I ragazzi si sono avviati dall'abitazione di Sara Scazzi e in pochi minuti hanno raggiunto l'abitazione di Misseri. Uno studente ha imbucato un messaggio nella cassetta della posta della famiglia Misseri. Gli studenti hanno diverse volte applaudito e inneggiato al nome di Sara. Il cancello e le finestre dell'abitazione sono sbarrate.








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